Con la costituzione di parte civile di una signora che vive di fianco al grattacielo residenziale di 24 piani in via Stresa chiamato Torre Milano, questa settimana ha preso il via l’udienza preliminare per otto imputati, tra imprenditori, progettisti e tecnici, ma anche funzionari e dirigenti dello Sportello unico dell’Edilizia e della Direzione urbanistica del Comune, che rispondono di presunti abusi edilizi.
Torre Milano, inizia il processo: cosa è successo
Nell’udienza è stata solo ammessa la vicina come parte del procedimento, la quale potrà chiedere i danni. Assente, come si poteva prevedere, il Comune. Secondo le indagini, l’intervento edilizio per costruire la Torre Milano sarebbe stato qualificato come ristrutturazione edilizia, con totale demolizione e ricostruzione e recupero integrale della superficie lorda di pavimento preesistente, ma l’opera andava integralmente qualificata di nuova costruzione, ossia come un organismo edilizio radicalmente nuovo, con regole sulle volumetrie diverse.
Per la Procura, l’allora direttore pro tempore dello Sportello unico per l’Edilizia Giovanni Oggioni, indagato in altre inchieste, e l’allora direttore pro tempore della Direzione Urbanistica Franco Zinna, con una determina dirigenziale del 2018, che non tenne conto appunto che si trattava di un edificio di nuova costruzione, avrebbero procurato un ingiusto vantaggio economico agli imprenditori-costruttori. Entrambi i dirigenti non sono più in carica. I reati contestati a vario titolo sono abuso edilizio, lottizzazione abusiva, abuso di ufficio (da poco abrogato) e falso.
Torre Milano, parla il comitato dei residenti
«Non era proponibile una torre di 85 metri di altezza (…) che incombeva su palazzi di sette o otto piani al massimo. Una torre per cui abbiamo perso due ore di sole invernale al giorno, dalle 14.00 alle 16.00, oltre alla vista». E’ uno dei passaggi della deposizione resa in Procura a Milano, nel dicembre dell’anno scorso, da alcuni abitanti di via Stresa che hanno costituito il comitato “Torre Impossibile”, un centinaio di persone, e sporto denuncia contro il progetto del palazzone Torre Milano di cui non avevano saputo niente.
Un progetto di cui sono stati tenuti all’oscuro fino a quando «una mattina ci accorgemmo che stavano demolendo gli edifici di fronte a casa nostra» dove aveva sede una casa editrice. Nel verbale, agli atti del processo a carico di 8 persone per il quale ha preso il via l’udienza preliminare, è stato messo nero su bianco il disagio dato dalla costruzione di un grattacielo che leva luce, sole, aria e che consente loro di vedere solo gli abitanti che vivono là dentro.
«Abbiamo fatto il possibile per opporci» per bloccare il progetto, hanno detto ai pm spiegando di essersi rivolti al Comune, al presidente del Consiglio di zona e alla rete dei comitati di cittadini che avevano analoghi problemi – parecchi sono i casi simili a questo finiti nel mirino della magistratura milanese -, ma non c’è stato nulla da fare. I cittadini di cui gli inquirenti e gli investigatori hanno raccolto la deposizione sono ora parte offesa nel procedimento ma non sono parte civile. Si è costituita ed è stata ammessa nel corso dell’udienza preliminare solo una signora che faceva parte del comitato.