A Milano la cultura muore, purtroppo. La notizia più recente è quella della chiusura, entro la fine dell’anno, del Teatro i ma questa potrebbe essere solo la prima di una serie di dolorose perdite per la città. Che, così facendo, rischierà seriamente di vedere da una parte andare via tutti i suoi artisti, dall’altra dover salutare anche le proprie menti, con migliaia di milanesi succubi di Netflix & Co appollaiati, malamente, su un divano senza una ragione d’esistere. Già, perché la cultura, in ogni sua forma, ci offre proprio questo, l’avere una mente aperta, agile, progressista e pronta anche al nuovo.
A Milano muore la città, prossime vittime i cinema
E non è difficile immaginare che, una volta che verranno «fatti fuori» (che brutto termine, ma passatemelo per favore…) i teatri, toccherà ai cinema. Che, proprio come i loro cugini con le quinte e i palcoscenici, vivono un periodo di estrema crisi, anche loro distrutti dalla concorrenza di Prime Video, Netflix, Disney Plus, questo o quell’innovativo servizio. Un quadro nel quale, forse, si fa troppo poco: non dico a livello nazionale, dove da sempre si discute di rifinanziamento del FUS (il fondo unico per lo spettacolo) e dove ogni anno questi soldi sono sempre meno. Ma perlomeno a livello locale, magari permettendo attività differenti, venendo incontro ai teatri e ai cinema stessi con questo o quel servizio: non sono io il legislatore e, oggettivamente, non saprei nemmeno cosa proporre, ma la giunta dovrebbe, a braccetto con i singoli municipi, trovare soluzioni per permettere a queste realtà di poter continuare a vivere. Altrimenti, come detto, ci ritroveremo tutti sul divano, con la bolla al naso, a guardare film, serie tv e affini che magari non ci interessano neanche e non ci stimolano.