L’aumento esponenziale del turismo in Lombardia, in particolare nelle sue località montane, sta raggiungendo livelli preoccupanti. Il fenomeno dell’overtourism, che sta trasformando destinazioni un tempo tranquille in luoghi sovraffollati e caotici, è ormai una realtà con cui fare i conti. Non si tratta più solo delle città d’arte come Milano, ma anche di aree naturali un tempo preservate dall’assalto di massa, come il ghiacciaio Fellaria e altre aree delle Alpi lombarde.
Overtourism fra Lombardia e Milano: cosa dobbiamo fare
Legambiente ha lanciato un allarme chiaro: la presenza massiccia di turisti, concentrata in periodi sempre più brevi, sta danneggiando sia l’ambiente che la qualità della vita dei residenti. Il ghiacciaio Fellaria, nella Valmalenco, a due ore da Milano, ne è un esempio emblematico. Ci troviamo di fronte a un paradosso: mentre il turismo dovrebbe rappresentare una risorsa economica e un’opportunità di sviluppo sostenibile per le comunità locali, in realtà, nelle attuali condizioni, rischia di trasformarsi in un fardello insostenibile. La soluzione non può essere semplicemente una chiusura all’accesso, ma una gestione intelligente e condivisa.
È evidente la necessità di aprire tavoli di confronto tra istituzioni, enti locali e associazioni per affrontare il problema in modo strutturato. Serve definire percorsi che consentano una fruizione meno impattante dei luoghi d’alta quota, proteggendo al contempo le bellezze naturali e la tranquillità delle comunità che vivono in questi territori. Questo non significa bloccare l’accesso ai turisti, ma gestirlo in modo da preservare l’ecosistema fragile delle Alpi e rendere l’esperienza turistica sostenibile.
Overtourism, il fenomeno del turismo di massa
Il fenomeno del turismo di massa, con il suo corollario di selfie estremi e rifiuti abbandonati lungo i sentieri, non può essere ignorato. Alcuni sindaci delle località montane lombarde stanno già considerando misure drastiche, come l’introduzione di un numero chiuso per i visitatori. Anche se questa soluzione può sembrare estrema, in certi casi potrebbe rivelarsi necessaria per preservare il delicato equilibrio tra afflusso turistico e salvaguardia dell’ambiente.
Tuttavia, il numero chiuso non può essere l’unica risposta. È fondamentale promuovere un turismo consapevole, che rispetti i ritmi della natura e delle comunità locali. Educare i turisti a comportamenti responsabili, incentivare l’uso di guide esperte e promuovere alternative meno conosciute ma altrettanto affascinanti sono tutte strategie che devono essere parte di un piano d’azione complessivo.
In definitiva, la Lombardia deve affrontare l’overtourism con una visione a lungo termine, che miri a bilanciare le esigenze economiche con quelle ambientali e sociali. Solo così potremo garantire che le meraviglie naturali e culturali della nostra regione non vengano sacrificate sull’altare del turismo di massa, ma possano continuare a essere fonte di orgoglio e benessere per le generazioni future.