È caccia alle Ofo distrutte: «Uno l’ha dipinta di turchese» – Video

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Erano “quelli delle biciclette gialle”, ora quelli di Ofo sono più semplicemente quelli delle bici rotte, rubate, assolutamente da recuperare per evitare di generare ulteriore confusione. Con il fallimento (e la sparizione) del servizio di free floating, non restano che i cocci. Alcuni ancora sfruttabili, altri decisamente deteriorati, altri ancora che hanno magicamente cambiato colore.

 

«Ne abbiamo ritrovata una turchese», sorride amaro il vicepresidente del Consiglio di Municipio 3 Filippo Andrea Rossi che, insieme al collega assessore alle Politiche Sociali sul territorio Massimo Scarinzi, hanno lanciato una vera e propria “Caccia alle Ofo”, con tanto di lancio video sui social.

I rottami delle bici Ofo nelle strade milanesi

Grazie alle segnalazioni dei milanesi (arrivate alla mail e al numero di telefono messo a disposizione proprio da Rossi), sono già stati raccolti oltre 250 veicoli a due ruote. Questa la notizia buona, a cui fa da contraltare la previsione che ce ne siano da recuperare ancora almeno il quadruplo. E che, in origine, le biciclette immesse sul mercato fossero addirittura quattromila.

Quando è partita questa caccia?
Scarinzi: «Abbiamo cominciato dopo le vacanze, il 26 agosto. Abbiamo creato una mail e sfruttato il numero di Filippo via WhatsApp per le segnalazioni. Gli utenti ci inviano le foto e l’indirizzo di dove si trovano i rottami, quindi noi giriamo la segnalazione. Con la localizzazione corretta possiamo monitorare il lavoro dei Carabinieri che provvedono a portare via i mezzi che ci segnalano».
Rossi: «Ci arrivano segnalazioni da diverse parti, anche fuori città. Noi però abbiamo la possibilità di attivare solo la Polizia di Milano. È il Comune che se ne prende carico».

In che stato versano le biciclette?
R: «Sono poche quelle che funzionano, sono bici di una consistenza timida e quindi alla fine restano rotte ed abbandonate. Molte di queste sono legate con il catenaccio e i vigili devono tornare sul posto con il comando nucleo interventi rapidi. È un processo che, burocraticamente parlando, è molto noioso e lungo».
S: «Solo il Municipio 3 ha già raccolto una cinquantina di biciclette la settimana scorsa, in seguito alle nostre segnalazioni. Il percorso è pesante. Non recuperiamo solo rottami, c’è qualche difficoltà anche con quelle funzionanti che vengono spostate. E che fanno ricominciare l’iter da zero».

Come funziona l’iter, di preciso?
S: «Mandiamo la segnalazione all’ufficio centrale dei veicoli abbandonati della Polizia Locale e il vicecomandante in persona la gira ai comandi di zona e di competenza. Rispetto a dove si trova territorialmente la bici, attivano il comando con il furgone: esce anche un vigile che deve fare il verbale di abbandono».
R: «Alcune sono ancora funzionati e ci piacerebbe riutilizzarle. Stiamo studiando un progetto di beneficenza per regalare queste bici».

Ovvero?
S: «L’idea sarebbe quella di invitare il Comune a riutilizzare quelle funzionanti, regalarle ad associazioni o scuole».
R: «Sarebbe anche carino regalarle ai maturanti, per esempio. Noi lanciamo delle idee, poi vedremo come realizzarle. Presentiamo proprio oggi una delibera al Municipio 3».

Ma il caso Ofo, al di là che non è l’unico operatore sul territorio, non è un po’ la sconfitta del free floating a Milano?
R: «Continuo a pensare che l’idea sia molto buona, ma ci vuole qualcuno presente, serve un’azienda che gestisca con grande costanza. E servono mezzi durevoli. In un bando si potrebbe inserire anche un capitolo relativo al fallimento e al destino di queste biciclette».
S: «Tra Mobike e Ofo ci sono alcune differenze, ha contato molto la diversa resistenza. Ofo era molto carina ma troppo leggerà, è una bici che crea problemi. Mobike è indistruttibile, per farle un danno devi metterti d’impegno. In generale, il servizio sharing funziona se c’è un operatore che mantiene il decoro, che non puoi lasciare ai cittadini. L’operatore deve farsene carico».

Ora ci sono anche i monopattini nel mercato dello sharing.
S: «Sì, ma c’è una legislazione molto restringente sul monopattino, si può andare sulla ciclabile ma non sulla carreggiata o nei parcheggi, quindi vedremo come evolverà dopo il primo blocco».
R: «Al momento tutti gli sharing sono in sofferenza, anche quelli delle auto».

Quali sono i recuperi più complicati?
S: «Le biciclette nei parchi sono difficili perché non sappiamo mai il punto preciso e facciamo una vera e propria caccia al tesoro. Anche quelle con il lucchetto fanno perdere molto più tempo».
R: «Una volta abbiamo recuperato una bicicletta Ofo pitturata di turchese. Un’altra volta un signore si è lamentato perché stava usando la bicicletta che poi gli abbiamo portato via».

Come funziona la rimozione delle bici abbandonate?
La rimozione delle biciclette abbandonate in città è regolata da un’apposita ordinanza. L’ultima, in vigore, risale al marzo 2014. Ed è specificato in maniera chiara come la Polizia Locale sia titolata alla rimozione dei mezzi abbandonati, nella maggior parte dei casi avvisando con apposito cartello venti giorni prima dell’intervento. Nel caso di Ofo, non essendoci una società che li reclamerebbe, l’iter è più veloce. Ad ogni modo, devo trascorrere 60 giorni di tempo durante i quali i proprietari di una bicicletta possono reclamare il mezzo e comprovarne la proprietà per rientrarne in possesso. Al termine dei due mesi, il Comune è libero di organizzare aste benefiche o donazioni.

NUMERI

15-20%
proiezione di coloro che giornalmente sfruttano la bicicletta in una città europea con dimensioni simili a Milano

6-8%
proiezione di coloro che giornalmente sfruttano la bicicletta a Milano

Fonte: Amat




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