Il futuro è Campus: luci e ombre sui progetti degli atenei milanesi

campus
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Nove atenei, oltre 180mila studenti, più di 36mila dipendenti fra professori e segretari. E ancora, più di una matricola su dieci in Italia ha scelto Milano, uno studente su sette al Politecnico è straniero, tre su quattro alla Bocconi arrivano da fuori della Lombardia.

 

Forse ha ragione il filosofo Stefano Zecchi a sostenere che Milano per la sua storia non può essere una città universitaria, è però certo che i numeri descrivono una realtà imponente, con una popolazione studentesca che rappresenta il 14 per cento di quella residente, un rapporto senza pari se si considerano le grandi città, non solo italiane.

I nuovi campus che gli atenei vogliono edificare sono la conferma che il sistema università rientra a pieno titolo tra le eccellenze che offre Milano: la qualità dei corsi è in continua ascesa, come certificano diversi report internazionali, il vero problema è riuscire a assicurare ai laureati un posto all’altezza delle loro fatiche effettuate sui libri.

IL SISTEMA UNIVERSITARIO

9,
gli atenei milanesi

180.000,
gli studenti iscritti

36.000,
professori, segretari, personale didattico-amministrativo

14%,
l’incidenza degli studenti sulla popolazione residente in città

Mind
Mind

QUI MIND
In 18mila dalla Statale

Il progetto di un campus dell’Università Statale all’interno di Mind (Milano Innovation District) parte nel 2017 con un documento del Consiglio di Amministrazione e del Senato accademico dell’ateneo di via del Perdono. Da allora si è sviluppato un iter che prevede, come prossime tappe il 20 dicembre, termine per la presentazione del progetto, e il 9 gennaio quando saranno aperte le buste. Allora si conoscerà come sarà il nuovo complesso che sarà dimensionato per accogliere poco più di 18mila studenti, a questi si aggiungono circa 1.800 ricercatori e poco meno di 500 tra tecnici e amministrativi.

Politecnico
Politecnico

QUI POLITECNICO
Un progetto firmato da Renzo Piano

Il nuovo Campus universitario di via Bonardi (ci troviamo in zona Bovisa) nasce da un’idea di Renzo Piano donata al Politecnico di Milano. Fondamentalmente il progetto propone un profondo ripensamento degli spazi, ruotando intorno a tre punti cardine: il verde – il nuovo campus sarà caratterizzato da una grande quantità di alberi e di spazi naturalistici -, il rapporto con gli edifici storici che saranno rispettati ripristinandone l’aspetto originale, le terrazze praticabili con le coperture degli edifici bassi che saranno utilizzabili per attività all’aperto ed eventi di generi diversi.

Cattolica
Cattolica

QUI CATTOLICA
I ragazzi al posto alla Caserma Garibaldi

Il Campus della Cattolica ruota intorno al recupero della Caserma Garibaldi, con 132 nuove aule e 10.534 posti per studenti. Il progetto dello studio dell’architetto Gianmaria Beretta (Beretta Associati) vedrà la luce solo non prima del 2023, con una prima parte di conclusione del cantiere. Si attende il via libera per il trasloco della polizia dalla Garibaldi alla Montello di via Caracciolo. L’elemento principale del progetto sarà un grande corpo vetrato con ipogeo nel cortile Nord (il secondo a entrare in lavorazione una volta concluso il trasloco della polizia alla Montello), in passato già sede di un’autorimessa sotterranea.

Bocconi
Bocconi

QUI BOCCONI
Un complesso con piscina, basket e volley

Il nuovo campus della Bocconi, situato nell’ex Centrale del latte, ha una superficie di 35.000 metri quadrati lordi e sarà la sede di una nuova residenza studentesca già operativa vasta 19.000 metri quadrati con 300 posti letto per studenti e visiting professors, un centro sportivo/ricreativo di 17.000 metri quadrati che comprende: una piscina olimpionica da 50 metri, una da allenamento da 25 metri, un’area fitness/ricreativa da 3.500 metri, un campo di basket e di pallavolo, un running track al coperto e un servizi di bar e tavola calda.

San Raffaele
San Raffaele

QUI SAN RAFFAELE
Il piano su Sesto, ancora in stand by

Un campus hi tech, “digitalizzato e interattivo” dove traslocare l’università Vita-Salute e dare vita a un “piccolo Human Technopole”, con tanto di ‘talent garden’ per attrarre “start up originali”. Sono i piani della famiglia Rotelli per il terreno opzionato nell’ex area Falck a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano annunciati lo scorso anno a luglio. Da allora il progetto è rimasto in standby, dal San Raffaele spiegano che al momento è “prematuro” parlare di nuovo campus.

ICS
ICS

QUI ICS
Dalla primaria al liceo

Il campus di ICS International School, che ospiterà studenti dalla primaria al liceo, ha sede nell’area dello scalo di Porta Romana, accanto alla Fondazione Prada. La superficie è di 10 mila metriquadrati, ospiterà mille studenti, l’area esterna sarà dotata di un campo da gioco polifunzionale: accanto è prevista una palestra indoor e una piscina coperta semiolimpionica. La fine del cantiere è prevista per il 2020. Da segnalare che l’edificio è firmato Barreca & La Varra, autori del Bosco Verticale.

Stefano Zecchi
Stefano Zecchi

«Li vorrei come Oxford e Cambridge»
Il filosofo Stefano Zecchi: «Milano dovrà accogliere chi la sceglie»

Per quasi trent’anni ha insegnato estetica all’Università degli Studi di Milano ma ha avuto anche diverse esperienze universitarie all’estero. Una situazione privilegiata quella del filosofo Stefano Zecchi per affrontare le novità che interessano i principali atenei cittadini.

Professore, come giudica i progetti dei diversi campus?
«I campus sono un modello da difendere e diffondere, per cui dico che l’intenzione è buona, dipende poi da come vengono organizzati».

A quale modello possono ispirarsi?
«Il Collegio di Milano a Famagosta, che conosco, è un bel posto, accogliente: direi che è un modello giusto perché consente contatti più autentici tra i docenti e studenti. I campus, inoltre, potrebbero risolvere un problema non da poco per chi insegna».

Quale?
«Per i professori che vengono da fuori è difficile trovare casa, sono troppo care. Se poi devono trasferirsi con le famiglie sono portati a intraprendere un pendolarismo che non fa bene al professore, che deve affrontare grandi stress, e di conseguenza agli studenti».

Anche per gli studenti trovare casa è difficile…
«E’ un problema, tra l’altro uno dei motivi per cui gli affitti sono alle stelle è per l’arrivo di tantissimi studenti da ogni parte d’Italia, in particolare dal sud».

Come si può fare ad aiutare gli studenti?
«Le borse di studio sono fondamentali».

Guardando all’estero, un modello di organizzazione potrebbero essere i campus americani?
«A me piacciono quelli inglesi, come Oxford e Cambridge, hanno una grande tradizione di vita in comune».

Il campus può essere un luogo ideale anche per gli studenti milanesi?
«Sì, io ho fatto l’esperienza del campus quando sono venuto a Milano, ho fatto il Collegio di Milano che allora si trovava a Sesto e posso dire che la vita in comune è molto produttiva, inoltre andare via dalla propria città fa sempre bene».

In che modo la vita in comune consente la crescita dello studente?
«Lo consente quando si individua un altro modello di studio».

Nove atenei, 180 mila studenti, nuovi campus: Milano può diventare una città universitaria?
«Guardi, io ho insegnato a Padova e a Milano in due università di prestigio. Padova è una città universitaria perché la città si sviluppa tutta intorno all’ateneo, Milano è diversa, non si identifica con la città universitaria».

C’è il rischio che Milano venga presa d’assalto da studenti di tutta l’Italia?
«Il rischio è delle città che non sapranno trattenere i loro giovani. Milano dovrà accogliere chi la sceglie per studiare».

Ce la farà?
«Certo, è una città aperta e disposta a dare credito».

Un elemento nuovo è l’arrivo di studenti stranieri, al Politecnico rappresentano il 13 per cento.
«Il Politecnico è una realtà straordinaria, di livello internazionale. Altri atenei pagano il prezzo del loro passato».

In Italia ci sono buone università, il problema è che non pochi studenti poi vanno all’estero. Come trattenerli?
«E’ un tema che ha due aspetti. La condizione essenziale per attrarre gli studenti è realizzare una vera meritocrazia, dall’altro lato non considero affatto sbagliato andare all’estero, è un momento di arricchimento di cui è bene non privarsi».