La Milano di Dardust: «Meravigliosa solitudine, sarà un nuovo risorgimento»

Live your solitude, make It beautiful

Domani si sarebbe dovuto esibire ai Magazzini Generali, dopo un primo rinvio. Ora Dardust, nella sua casa milanese, guarda con fiducia alla solitudine del presente e alla rinascita musicale (e non solo) di domani: «La felicità sta proprio nella libertà»

 

 

Lo abbiamo incontrato a Sanremo, ci siamo risentiti ora. Due mesi fa tanti progetti. Rancore, Elodie, gli Eugenio in Via Di Gioia e poi il tour. Due mesi dopo, casa. Niente live, ma tanto tempo per creare, la voglia di non fermarsi mai e il desiderio di libertà. Insomma, non è cambiata la Beautiful Solitude di Dario Faini, per tutti Dardust, che non è solo una track dell’album S.A.D. Storm And Drugs, ma è anche il nome della sua personale playlist su Spotify: «Ci ho inserito tutti i brani che possono accompagnare questa solitudine. Sono tutti malinconici, ma hanno un colore di magia e speranza. Che è, poi, quello che faccio con la mia musica».

Dardust, l’intervista

Malinconia e solitudine. Nulla di nuovo per te…
«Sì, onestamente non mi è cambiata molto la vita rispetto a prima perché come sempre studio e lavoro in casa. Qui ho tutto a portata di mano e continuo a creare. Certo, è venuto meno il contatto con altre persone, ma io vivo la solitudine. E ho fatto un bel training già mentre lavoravo al disco».

Beautiful Solitude, quasi una profezia.
«Ho fatto questo video proprio perché stavo vivendo un momento solitario che ha portato a qualcosa di molto forte. Ora sto vivendo un altro tipo di solitudine, in una situazione comune e collettiva».

Che consiglio puoi dare a chi non è abituato ad affrontarla?
«Andiamo a riscoprire i momenti belli del passato, investiamo il tempo nelle nostre passioni e in qualcosa di costruttivo per ampliare le prospettive. È una sorta di addestramento: ho sempre desiderato un periodo in cui poter fermare il tempo. Poter riuscire a rallentare, approfondire e vedere il punto in cui siamo, valutare gli affetti personali, dare nuovi valori. Perché, se corri sempre, non c’è quel momento per rilanciare tutto e ripartire. Questa cosa è capitata a pennello, non l’ho cercata io e provo a prendere ciò che c’è di buono. Anche se non è un bel periodo per nessuno».

Ora sei a Milano?
«Sì, sono a Milano. Vivo qui».

Come vivi questa nuova frontiera di comunicazione interamente legata ai social?
«Ho bloccato il tour in partenza, dopo due anni sarei tornato a condividere la mia musica con la gente. Ho fatto fatica all’inizio con questa nuova dimensione, visto che non amo fare le dirette: non mi sento a mio agio. Però ho deciso di iniziare anch’io e di fare qualcosa che non avevo mai sperimentato. Mi è anche capitato di improvvisare altre dirette, con amici e colleghi. Diciamo che ho reso più attivo il mio profilo per la gente che mi seguiva. Sono uscito dal mio nascondiglio».

Dardust - foto di Alessio Panichi
Dardust – foto di Alessio Panichi

Che cosa stai riscoprendo a livello musicale?
«Intanto finirò i miei programmi di studi di piano, prendo lezioni su Skype. Sto studiando tanti artisti del passato, voglio finire questo programma e iniziarne uno nuovo. Sto anche studiando composizione, ho scoperto una passione per i film in bianco e nero. Sto riaprendo il passato, guardo tutto con più curiosità».

Un film da consigliare?
«Ho visto Orizzonte perduto di Frank Capra, che è veramente incredibile. Il protagonista è attivo nella politica e scopre questo posto sperduto che è fuori dai meccanismi della società: incontra una nuova dimensione. È un capolavoro».

Che rapporto hai con la felicità?
«Sono un amante dei viaggi, quindi questo momento mi fa apprezzare particolarmente la possibilità, che non abbiamo, di girare il mondo. La nostra libertà limitata è qualcosa di drammatico, la felicità sta proprio nella libertà. Una delle cose che mi rende più felice è anche spaziare con la mente, con un bicchiere di vino. Mi piace quella dimensione serale, alla fine di una giornata di lavoro. Allo stesso tempo, mi piace la libertà di iniziare a scrivere di notte. Di usare il tempo come voglio».

Uscita one shot a Milano: dove?
«Forse in centro, a Porta Venezia. Vado poco sui Navigli perché sono lontani, quindi non li vivo particolarmente. Ma mi piace molto l’Isola».

Domani ti avremmo sentito ai Magazzini Generali (la data è rinviata al 5 novembre, ndr), ma sei stato già protagonista sul palco del Blue Note. Che è proprio all’Isola.
«È un posto dove passano musicisti, cantanti e cantautori che hanno una visione diversa. Ci sono tanti tipi di artisti. Ho avuto l’onore di suonarci e quell’esperienza l’ho vissuta come un’apertura. Ora anche il Blue Note è alla ricerca di una nuova identità. La programmazione è, forse, fin troppo eclettica».

Sono passati due mesi esatti da Sanremo, che parole ti restano in mente?
«Direi “fiducia”, molti hanno scritto brani coraggiosi. Per Rancore mi viene in mente la parola “magia”, è un visionario. Con Elodie direi “sorprendente”, il brano (Andromeda, scritto da Mahmood e prodotto da Faini, ndr) e la sua vita non sono scontate».

 Eppure le canzoni uscite dal Festival stanno già arrancando.
«La gente ascolta meno la radio, non ci sono le serate e gli spazi dove poter condividere la musica. Questo fa tanto. Il brano rimane nell’aria quando si diffonde con l’artista e si va in giro a farlo ascoltare. Essendo a casa, non c’è più l’ascolto occasionale della radio in macchina. I brani non sono più nell’aria, sfortunatamente. Per questo stanno facendo molta più fatica».

Tutt’altro film rispetto al 2019 e a Soldi. Quanto ti ha cambiato quel periodo?
«In generale, se penso agli ultimi tre anni, devo ammettere che spesso ho vissuto momenti di terrore. Avevo paura di non essere riconosciuto o di essere la parte della coppia meno importante, la spalla. Invece, per fortuna, ora sono più sereno. Quello che faccio è riconosciuto e di questo sono molto contento. Serve fiducia».

Dardust - foto di Emilio Tini
Dardust – foto di Emilio Tini

Pianista, compositore, produttore: come si mantiene l’equilibrio tra tutto ciò che fai?
«Ci vuole metodo, rigore e organizzazione. La mia giornata è divisa in tanti momenti e quindi ci vuole concentrazione, intervallata da momenti in cui bisogna staccare la spina».

Concentrazione e contaminazione tra generi. Quanto ti piace?
«Tanto. È fondamentale la cura del dettaglio, la messa in scena, come fosse un film. Mi piace dare tante scene e tanti colori, quindi credo faccia parte della mia formazione creativa. Voglio dare tante sensazioni nella stessa opera».

La quarantena sembra ideale per osare, pur tra le mura di casa.
«Certo. Bisognerebbe andare oltre le semplici abitudini. Nella condizione restrittiva, normalmente, non ci sono stimoli. Per questo motivo vanno ancor più ricercati, in un’ampia gamma di possibilità che prima non si sapeva di avere, proprio perché molti spazi prima erano occupati. C’è una tavolozza di colori gigantesca».

Come ne usciremo musicalmente?
«Mi piace pensare all’idea del risorgimento, spero possa nascere qualcosa di forte, un domani. Spero di poter vivere un periodo di approfondimento, di qualcosa di musicalmente più dimensionale. A livello emozionale si andrà più a fondo, con più solidità. Me lo auguro per tutti».

L’album: S.A.D Storm And Drugs di Dardust

Diretto da Alessio Panichi, il video di Beautiful Solitude prende il nome dal brano di Dardust che chiude S.A.D. Storm And Drugs, disco uscito a gennaio per Sony Music Masterworks e Artist First. «Questo brano e questo video sono nati in un mio lungo momento di solitudine a Edimburgo – racconta Dardust –. Mi sembrava perfetto in questo periodo in cui molti di noi possono sentirsi soli e in cui dovremmo cercare di trovare una bellezza a questa solitudine».

«Il desiderio nasce da una mancanza. E ora che manca la possibilità di abbracciarsi e vedersi, riscopriamo un desiderio dell’altro che è inedito e meraviglioso. Appunto, il claim del brano è Vivi la tua solitudine e rendila meravigliosa. Mi piace pensare, poi, che in questa solitudine possa nascere una spinta alla creatività più potente e inedita».

«Creatività al servizio degli altri e quindi di ritorno anche “luce” per noi stessi. Nella speranza di tornare molto presto ad abbracciarci. Musicalmente, Beautiful Solitude è un omaggio ai Sigur Ròs, che per primi mi hanno insegnato a vivere la solitudine con quel senso di meraviglia che ho portato con me mentre giravo l’Islanda, durante il periodo di ricerca musicale di questa trilogia. Che si chiude con S.A.D.».

S.A.D album cover
S.A.D album cover

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