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19. 04. 2024 10:52

Inter-Milan, qui nerazzurri. Martinez capitano, Lukaku torni il re

I derby persi lo scorso anno, in due stagioni diverse, insegnano che contro il Milan non si deve mai mollare. E Inzaghi sa di avere la carta che può cambiare il mazzo

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E allora derby, Inter-Milan. Un mambo italiano, milanese. Una nuova serata di gala, l’appuntamento che non si manca. L’Inter del 2023 ha un buon rapporto col palcoscenico importante. Vittoria col Napoli dopo la pausa infinita, poi col Milan, quindi l’Atalanta. Le frenate in prossimità di ostacoli all’apparenza meno difficili, il Monza e l’Empoli, ad aumentare il rammarico per ciò che non sarà, come già non è stato nella primavera passata. Lo scudetto, salvo miracoli, prenderà vie lontane.

È spianata quella che porta a Napoli, tanto quanto non lo è per l’Inter la strada alla fine della quale si erge la zona Champions. Si gioca per i bilanci. Sopra la linea invisibile che divide il quarto e quinto posto c’è tutto il futuro che sotto quello stesso argine è impossibile costruire. Adesso l’Inter è seconda, ha un organico con cui centrare la qualificazione all’Europa dei grandi soldi e delle grandi orecchie è il minimo sindacale. Eppure c’è fatica, si corre su tortuosi saliscendi, ben oltre quel che ci attenderebbe. Nell’anno in cui, finalmente, l’Inter si è fatta bella nelle notti infrasettimanali, eliminando il Barcellona, sono andate all’opposto le grandi sfide nei confini nazionali e una volta preso il giusto abbrivio nelle sfide di cartello (dal 18 novembre con l’Atalanta in poi) i punti sono rimasti per strada contro le provinciali.

Inter-Milan, i precedenti in campionato: tanto gioco, poco frutto

Una coperta corta, come è stata finora la storia di Inzaghi nei derby. Tanto gioco, poco frutto. Due stracittadine lo scorso anno giocate ad alto ritmo nella prima ora, poi un brusco calo e il ritorno dei rivali. Quel che bisognerà evitare in questo nuovo confronto cittadino, dal quale non passerà una possibilità di inseguire la vetta. Può invece essere una spinta per rassicurare sé stessi rispetto a un secondo posto che replicherebbe l’anno passato, avvicinandosi al ritorno in Champions con rinnovata fiducia nelle partite più attese. Sarà la notte delle certezze o dei dubbi.

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La prima senza il mercato di mezzo dopo un mese in cui l’affare Skriniar ha coperto quasi tutto. Lo slovacco c’è, senza più fascia al braccio, con una contestazione (forse) sventata. Ha ancora qualche mese per chiudere in modo da farsi ricordare, prima di raggiungere i soldi, i Messi, gli Mbappé che l’Inter non aveva da offrire. Il campionato italiano resta a guardare chi si può fregiare dei fuoriclasse un tempo tutti alla corte tricolore. Se c’è rimasto un marchio ineguagliabile, quello è il derby della Madonnina. La sfida d’Arabia, seguitissima, ha confermato che nulla o quasi ha il fascino di Inter-Milan.

Inter-Milan, l’ex Calhanoglu attende i fischi

Protagonisti? Potenzialmente tanti dalla parte interista. Dall’Acerbi vituperato e oggi riempito d’elogi, un ex come Calhanoglu, che attende il record di fischi a decibel ancora più alti. Non lo amavano prima delle dichiarazioni post-Supercoppa, figuriamoci dopo aver gonfiato il petto. Non certo di contorno è la colonia italiana dei Bastoni, Barella e Dimarco, l’aggiunta straniera dei Dzeko e Martinez, con Lukaku pronto a tornare “Re di Milano”. Il derby gli piace. Lo trasforma. Lo chiama alla prodezza. Inzaghi sa di avere la carta che può cambiare il mazzo.

Sa anche che pescarla al momento giusto e nelle condizioni ideali non è esercizio per tutti. Il gagliardetto, dopo tanti anni in A, lo porterà in campo un giocatore diverso da Handanovic. In Supercoppa lo aveva Skriniar, ora toccherà a Martinez. Si è guadagnato i galloni del caposquadra, panni già indossati contro l’Atalanta e che gli resteranno indosso. La società ha scelto lui. Finché bilancio (o petroldollari di sceicchi e magnati) non ci separino dal derby e dall’Inter. Con la Juve costretta tra miserie giudiziarie e penalità conseguenti, l’immagine del calcio italiano è Milano e le sue due storiche figlie nel pallone. Quando si scontrano, vale il detto delle finali: non si giocano, si vincono.

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