La lunga notte dei lettori: una passione chiamata libro

la lunga notte dei lettori
la lunga notte dei lettori

Letture, giochi e drink, per tirare l’alba a suon di libri: per il terzo anno consecutivo, negli spazi di Base Milano torna La lunga notte dei lettori. Si tratta di un evento totalmente gratuito all’insegna del piacere della lettura e della buona musica.

La festa, a partire dalle 21.00 fino a tarda ora, sarà animata da Atomic Bar dj-set e prevederà free drink per chi acquisterà un libro dal ricco bookshop con tutti i titoli del catalogo Bookabook.

Per i lettori più appassionati, la novità di quest’edizione sarà un percorso a premi con quattro giochi letterari: “Trivial booksuit” per riscoprire assieme i classici intramontabili della letteratura; “Trova il refuso” per indossare i panni di un editor della casa editrice e tanti altri giochi che accompagneranno il lettore alla scoperta del mondo editoriale.

L’iniziativa è stata ideata dalla casa editrice Bookabook, nota per offrire ai lettori l’ultima parola sulla scelta dei libri da pubblicare. I lettori, infatti, possono scaricare gratuitamente l’anteprima di un libro e, se desiderano continuare la lettura, possono pre-ordinare una copia nel formato che preferiscono, cartaceo o ebook. Tradotto: attorno ad ogni libro si costruisce così un passaparola, prima ancora che sia pubblicato.

D’altronde la tendenza che si sta diffondendo sempre di più anche a Milano è quella di creare una vera e propria community del libro. Ne è un esempio il BookCrossing, la grande biblioteca del mondo diventata ormai un brillante social network. Si tratta dell’atto di donare un’identita univoca ad un libro, poichè il libro viene passato da lettore a lettore e può essere controllato quindi può connettere i lettori.

Si stima che sulla piattaforma bookcrossing.com ci siano attualmente quasi due milioni di “BookCrosser” e oltre 12 milioni di libri che viaggiano in 132 Paesi. La pratica è molto semplice: dare nuova vita ad un proprio libro invece di lasciare che prenda polvere e passarlo così nelle mani di un altro lettore.

La piattaforma mette online un archivio mostruoso che mette in collegamento gli utenti, anche lasciando commenti e recensioni, esattamente come avviene sul più noto sistema di Facebook. E per farlo fisicamente? A Milano ci sono ormai locali che hanno ricavato spazi dedicati proprio ai libri, lasciati dai clienti per lo scambio virtuoso di cultura.

L’APPUNTAMENTO

La lunga notte dei lettori

Sabato 22 giugno dalle 21.00

Base Milano
Via Bergognone 34, Milano

Ingresso gratuito

Passione BookCrossing: dov’è diffuso e nato

Stati Uniti 29%
Germania 16%
Regno Unito 13%
Paesi Bassi 11%
Finlandia 10%
Canada 8%
Australia 5%
Francia 4%
Portogallo 3%
Spagna 1%

(Fonte: BookCrossing.com)

I LOCALI DEL BOOKCROSSING IN CITTA’

Tongs
Via Vigevano 19, Milano

Colibrì
Via Laghetto 9, Milano

Tra le Righe
Via Teodosio 44, Milano

Portineria 14
Via Ettore Troilo 14, Milano

Lab Cafè
Largo Scrosati 9, Milano

Cafè Gorille
Via de Castilla 20, Milano

So Natural
Piazza Sant’Agostino 16, Milano

Weekend letterario fuori Milano
A Crema scatta la seconda edizione di Inchiostro

Torna Inchiostro, il festival letterario della città di Crema, in programma ai Chiostri del Sant’Agostino da domani a domenica. Sono in arrivo oltre 40 autori per un palinsesto di tavole rotonde, attività per i bambini, aperitivi letterari.

La prima edizione, un anno fa, si era chiusa con duemila presenze all’attivo, con una tre giorni vivace e ricca di proposte che aveva trasformato Crema in una piccola capitale letteraria. Inchiostro ora ripropone un’immersione nel mondo della lettura e della letteratura con proposte trasversali per tutti i gusti, a tutte le ore, con scrittori, editori, giornalisti ed esperti di settore.

Tra gli ospiti di punta di Inchiostro 2019 ci saranno Mattia Signorini, tra i più apprezzati narratori contemporanei, Paola Barbato, sceneggiatrice di Dylan Dog e seguitissima autrice di thriller, la romana Valentina D’Urbano una delle voci letterarie italiane che non ha ancora smesso di raccogliere consenso unanime di pubblico e critica ed Enrico Galiano, il professore più famoso del web, capace di parlare ad adulti e adolescenti con il linguaggio universale delle emozioni. Per informazioni festivalinchiostro.it.

IL CONSIGLIO

Ottesa Moshfegh presenta Il mio anno di riposo e oblio:
«La letteratura deve arrivare alle persone con proposte concrete»

Lisa Zanirato

Avete mai valutato la possibilità di soffocare il dolore con un lungo sonno? Pensateci bene: ripulire le vostre cellule, creare una nuova versione della vostra persona attraverso un’ibernazione narcotica. Dormire, non provare alcun sentimento e, forse, guarire. Lungi dallo spingervi nell’oblio del sonno indotto, è la storia del nuovo romanzo di Ottessa Moshfegh per Feltrinelli Il mio anno di riposo e oblio, dove l’apatia è un elemento preponderante nella narrazione.

La protagonista è orfana e influenzata dalla presenza negativa di Trevor, un uomo che condivide con lei esperienze carnali, ma assolutamente incapace di essere un compagno di vita. Se da una parte è reduce di esperienze affettive complesse, dall’altra, è una ragazza privilegiata: bella, benestante, istruita e con un lavoro (che riesce ad abbandonare senza conseguenze).

Tutte armi a doppio taglio che le permettono di essere sentenziosa ed elitaria, tanto da arrivare a giustificare molte delle sue azioni, in primis, quella di ingozzarsi di farmaci per dormire. Il vuoto che opprime la protagonista, tuttavia, va ricercato in radici più oscure e profonde come racconta a Mi-Tomorrow l’autrice Ottessa Moshfegh che ha letteralmente spopolato negli Stati Uniti.

Che ruolo hanno i farmaci nel libro?
«Nonostante sia all’ordine del giorno, soprattutto negli States, non volevo che il tema dell’abuso di farmaci fosse il cuore del romanzo. La protagonista, supportata da una psichiatra eccentrica e sconsiderata, ne abusa al punto da cancellare il confine tra realtà e finzione. È proprio questo quello che chiedo al lettore: scollegarsi per un attimo dalla realtà. Molti dei farmaci citati li ho inventati, hanno degli effetti quasi magici. Trainano la vicenda».

Si può dire che il romanzo parli di suicidio?
«Se lo domandate a me, la risposta è sì. Ma non è da intendere in senso tradizionale. Quella che propongo non è la morte della carne, bensì quella dell’ego».

Nel romanzo i devices hanno un ruolo interessante. Crede che abbiano in qualche modo influenzato la gestione del tempo e del sonno delle persone?
«Penso che strumenti quali internet e televisione abbiano cambiato di molto il modo di vivere delle persone. Sono nata nel 1981 e da bambina, quando andavo a dormire, leggevo un libro. Oggi ho 38 anni, faccio la scrittrice e prima di andare a letto guardo Netflix!»

Sembra quasi un paradosso…
«In realtà siamo ancora agli inizi, non sappiamo che tipo di pervasività avranno su di noi. Spesso giustifichiamo il loro utilizzo, dicendo che non abbiamo tempo per fare altro, ma sono dell’idea che non sia la mancanza di tempo il vero problema, piuttosto lo è il modo in cui decidiamo di gestirlo».

Questo romanzo può essere letto come un tentativo di critica sociale?
«Credo che il vero potere della letteratura sia quello di arrivare alle persone con proposte concrete. Anche quando si tratta di trame di fantasia, è sempre l’elemento che ci riporta alla realtà, e quindi alla riflessione, quello in grado di farci emozionare. La mia narrazione non vuole essere una critica diretta alla mia società. Sono partita dalla mia immaginazione, poi ho fatto parlare i miei personaggi. Loro, sì, esprimono giudizi e può essere che a volte riportino i miei pensieri».

La vicenda si articola a New York: quanto questa città ha definito la protagonista?
«Trasferirsi a New York ti cambia. Dal momento che ci metti piede per la prima volta inizi ad essere plasmato da questa città, alla fine non sarai mai uguale a come sei arrivato. Nel caso del mio romanzo, New York è proprio lo specchio della protagonista».

Il mood del romanzo è tragicomico. Quella che ci viene proposta è la New York del nuovo millennio “patetica e scintillante”. Una scelta non casuale…
«Negli anni ’90 era l’emblema dell’eccesso, era un luogo molto più strano ed eccentrico di come poi è stato dopo l’11 settembre. Diciamo che quella tragedia ha risvegliato la città, una sorta di disincanto. Le persone si sono collegate le une alle altre. D’altronde non si può rimanere impassibili quando si vede qualcuno cadere da una delle Torri».


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