Sarà un sabato di manifestazioni in giro per Milano. E la piazza più “calda” sarà quella del Duomo, per “Salviamo la Lombardia”, protesta organizzata per chiedere un cambiamento nella sanità lombarda dopo l’emergenza Covid, a partire dalla riforma Maroni del 2015.
Gestione sanitaria, un sabato di manifestazioni
Le premesse. «Sarà una piazza aperta, accogliente, trasversale e rispettosa del distanziamento», spiegano gli organizzatori. «I cittadini lombardi hanno pagato un prezzo altissimo per la pandemia, sono state vittime di una strage e di un disastro solo in parte causato dal virus, mentre tutto il resto è stato causato dall’uomo, dalle scelte attuali e passate che hanno indebolito la sanità in Regione Lombardia», ha sottolineato Cecilia Strada, tra gli organizzatori.
«C’è una adesione ampia, enorme. Raccoglieremo l’indignazione e la sofferenza della gente – ha aggiunto Vittorio Agnoletto, presidente dell’Osservatorio Coronavirus -. L’iniziativa di sabato è di denuncia ma anche di forte preoccupazione. Non possiamo rischiare che a ottobre, se ci dovesse essere una seconda ondata, la si affronti con la stessa irresponsabilità e incompetenza. Adesso stanno lavorando i magistrati, noi pensiamo però che c’è una responsabilità politica, per questo abbiamo chiesto il commissariamento della sanità lombarda».
Le adesioni. La manifestazione è promossa da numerose realtà milanesi, dai Sentinelli alla rete Milano 2030 che riunisce associazioni, partiti e movimenti politici della sinistra, fino a Medicina Democratica, Arci Milano, le Acli milanesi, la Casa della Carità, i Coinvolti e altri soggetti. Lungo anche l’elenco delle adesioni individuali, tra cui la segretaria generale della Cgil Lombardia Elena Lattuada, Don Colmegna, Claudio Bisio e diversi consiglieri comunali e regionali di centrosinistra.
Altro presidio. Oltre alla manifestazione “Salviamo la Lombardia” domani alle 15.00, ma sotto la Regione Lombardia, ci sarà l’appuntamento antagonista “Vogliamo giustizia!”, promosso tra gli altri da Milano InMovimento, Camera del Non lavoro, Lambretta e SOS Fornace Rho.
«La salute in Lombardia – scrivono gli organizzatori – è da troppo tempo diventata una questione di profitto. Gli interessi privati sono stati anteposti al benessere psichico, fisico e sociale della nostra comunità. Mentre eravamo costretti a restare a casa, moltissimi posti di lavoro non certo fondamentali sono rimasti attivi senza le adeguate misure di sicurezza per garantire gli interessi di pochi». «Se è vero che in Lombardia ci sono ospedali eccellenti è altrettanto vero – continua l’invito al presidio – che la medicina di prossimità, il famoso medico di famiglia che ha cresciuto e curato generazioni di italiani, è stata distrutta». La mobilitazione, stanziale – promettono i promotori – avverrà «con le mascherine e rispettando il distanziamento».
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Gestione sanitaria, le interviste
«Iniziativa politica, senza conseguenze»
Senna (Lega): «Manifestino contro il Governo»
Giovanni Seu
La Regione Lombardia andrà avanti, l’amministrazione Fontana riuscirà a superare anche questa manifestazione organizzata «dai soliti noti». E’ l’opinione di Gianmarco Senna, imprenditore e consigliere regionale leghista.
E’ sorpreso da questa iniziativa?
«No, queste persone fanno il loro mestiere. Io vorrei solo fargli notare che una manifestazione dovrebbero farla contro il Governo che non sta dando risposte sulla cassa integrazione e che per le imprese aveva annunciato una potenza di fuoco che non si è ancora vista».
Le ragioni della manifestazione sono tante, in primo luogo la gestione delle Rsa.
«Chiariamo per l’ennesima volta: delle 700 interpellate 15 avevano i protocolli per svolgere il servizio. Detto questo se c’è qualcuno che ha sbagliato pagherà ma faccio notare cosa è successo in questo settore a Piacenza, in Toscana, in tutta Europa».
Altro punto dolente: lo smantellamento della medicina territoriale.
«C’è chi non vuole ricordare che negli ultimi anni abbiamo dovuto fronteggiare e accettare politiche di austerità: negli ultimi 3 anni abbiamo chiesto 2 mila medici ma lo Stato non ce l’ha concesso. C’è anche un altro aspetto che non qualcuno non vuole ricordare».
Quale?
«C’è stato uno tsunami, la Lombardia si è trovata per prima ad affrontare un fenomeno senza precedenti: bisognerebbe ringraziare la Regione per avere fatto da barriera e i tanti operatori sanitari che hanno avuto comportamenti eroici per i quali mi consenta di ricordare un fatto spiacevole».
Prego.
«Nel consiglio regionale di martedì un nostro emendamento che attribuiva un bonus agli operatori sanitari è stato bocciato dal centrosinistra».
Cosa pensa delle polemiche sulla mancata zona rossa nel bergamasco?
«Guardi, c’erano gli alberghi già pagati, la polizia e l’esercito pronti: non mi risulta che sia compito del presidente della Regione decidere su queste forze».
Avete fatto qualche errore?
«Gli errori non li fa solo chi non fa nulla, ciò che è accaduto da noi è successo anche in Spagna, Inghilterra e Usa nonostante avessero 15 giorni di vantaggio: certo con il senno di poi avremo fatto meglio».
Come spiega che altre regioni hanno affrontato meglio la pandemia?
«Non si possono fare confronti, la Lombardia è diversa, abbiamo un nucleo urbano di 4-5 milioni di persone, 800 mila persone che si muovono in treno ogni giorno, fiere, aeroporti, eventi».
Pensa che la sanità sia il vero tema del confronto politico del momento?
«No, è in gioco l’avvenire del paese, quest’anno rischiamo di perdere 10 punti di Pil, rischiamo di crollare: lo dico con cognizione di causa in quanto sono un imprenditore e il presidente della commissione Attività produttive».
L’amministrazione Fontana andrà avanti?
«Quale sarebbe l’alternativa? Non credo proprio il centrosinistra che farebbe meglio a preoccuparsi della situazione di Milano, ho dati e sentiment che non premiamo certo l’operato di Sala».
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«La sanità lombarda ha fallito»
Vangi (Cgil): «Ora è necessaria una riforma»
Una mobilitazione per cambiare la sanità lombarda. E’ la ragione della presenza di Monica Vangi domani in piazza Duomo: a Mi-Tomorrow l’esponente della segreteria Cgil della Lombardia, spiega quali riforme auspica per il sistema sanitario regionale.
Qual è lo stato d’animo del personale sanitario dopo quasi quattro mesi di lotta al covid-19?
«C’è molta stanchezza e tante situazioni di stress a causa del lavoro che hanno svolto e di ciò che hanno dovuto vedere, il personale sanitario e di assistenza è stato sottoposto a una dura prova anche dal punto di vista psicologico».
Perché ha aderito alla manifestazione?
«Ho aderito, assieme ad altri compagni del sindacato, perché sono convinta dei temi posti all’attenzione da questa iniziativa: il cambiamento del modello sanitario lombardo che reputo indispensabile, creare reti tra organizzazioni che hanno questo obiettivo, correggere tutto ciò che non ha funzionato».
Cosa non ha funzionato?
«La legge regionale 23 del 2015 aveva provato ad indicare alcuni obiettivi condivisibili come la medicina di territorio con la creazione di strutture di prossimità e l’integrazione di quelle socio-sanitarie: è rimasto tutto sulla carta».
Come lo spiega?
«Alla fine è prevalso il discorso della libera scelta, con il conseguente squilibrio tra pubblico e privato a vantaggio di quest’ultimo: tuttavia quando è diffuso il virus i cittadini si sono dovuto rivolgere agli ospedali pubblici».
Anche quelli privati si sono impegnati.
«E’ stato un supporto tardivo».
Insomma il sistema sanitario è tutto da rivedere?
«Lo stress che hanno subito le strutture pubbliche, l’emergenza che hanno affrontato, ha messo in evidenza i nodi di una sanità incentrata molto sugli ospedali e poco sui distretti. Bisogna partire da qui per capire come è stata affrontata l’epidemia, con l’assenza di prevenzione, le persone con sintomi cui non è stato fatto il tampone, una generazione di anziani abbandonati in quanto gli over 75 non potevano accedere agli ospedali».
Ci sono indagini in corso su quanto accaduto nelle Rsa, cosa ne pensa?
«Non voglio entrarci, io dico che gli ospedali sono stati l’unica risposta: l’abbandono degli anziani è molto grave perché sono una categoria importante della nostra regione».
Questa manifestazione ha anche l’obiettivo di un cambio politico al Pirellone?
«Il tema non è cambiare le persone ma il modello, le scelte politiche. Mi interessa poco il discorso sul fatto che Gallera debba rimanere o no, è necessaria la riforma di un sistema che si è rivelato fallimentare».
Come considera il fatto che la Lombardia ha dovuto fare fronte, per prima, al diffondersi di una pandemia senza precedenti?
«E’ vero che siamo stati colpiti in modo particolare ma posso citare l’esempio del Veneto, la cui amministrazione è dello stesso indirizzo politico di quella lombarda, che ha mostrato un approccio diverso, con il pubblico che integra il privato: qui gli equilibri sono esattamente capovolti».
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Gestione sanitaria, il calendario delle proteste
16 giugno
Presidio di Cgil, Cisl e Uil in piazza Città di Lombardia
15 giugno
Flashmob di medici e infermieri in piazza Duomo
9 giugno
Flashmob del sindacato del Nursing Up fuori dal Niguarda
30 maggio
Manifestazione dei “gilet arancioni” in piazza Duomo
29 maggio
Protesta dei medici dottori specializzandi in piazza Duca d’Aosta
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Occhio al distanziamento
Preoccupazione dopo i fatti di Napoli
Dopo i fatti di Napoli, dove per festeggiare la vittoria della Coppa Italia l’altro ieri sera folle di tifosi si sono riversate in strada in barba ad ogni prescrizione anti-Covid, l’Oms – per voce del direttore aggiunto Ranieri Guerra – mette in guardia: «In questo momento non ce lo possiamo permettere». «Non sono catastrofista – ha aggiunto -, ma il virus continua a circolare, anche se siamo più capaci ad individuare i micro focolai. Servono comportamenti individuali precisi e disciplinati».
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Anche un corteo in via Padova
«Non vogliamo tornare alla normalità perché la normalità è il problema». Con questo slogan Tilt Voci da una società in cortocircuito ha promosso sui social un corteo che prenderà il via domani pomeriggio, alle 16.00, in piazza Loreto per sfilare in via Padova. «Pensiamo che sia davvero necessario interrompere il prima possibile questo ritorno alla normalità – spiegano gli organizzatori -. Continueremo a lottare per un mondo basato su valori di solidarietà e mutuo appoggio, creando comunità lontane da delega e autorità dove ogni individuo è promotore delle proprie istanze».