Il consultorio Minotauro offre dal 2012 assistenza gratuita a ragazzi fragili afflitti da disturbi alimentari, depressione e autolesionismo. La struttura collocata in via Giovanni Omboni ora rischia di chiudere: non ci sono più fondi per sostenerla.
La situazione. I quindici psicoterapeuti presenti nel consultorio lavorano ormai da diversi mesi senza retribuzione. «A causa del Covid è impossibile organizzare gli eventi e le aste di fotografia con cui ci autofinanziavamo – racconta in un intervista al Corriere il fondatore Gustavo Pietropolli Charmet – ma la richiesta di aiuto da parte dei giovani non è diminuita, anzi».
Infatti il lockdown ed il Covid hanno “arricchito” le situazioni di fragilità sul territorio. «Le famiglie che assistiamo hanno tutte l’Isee sotto i 20 mila euro. Ce le mandano gli stessi servizi sociali e psichiatrici pubblici perché loro non riescono ad occuparsene in modo continuativo — chiarisce il prof. Charmet —. A un adolescente in crisi profonda serve un accompagnamento che può durare anni e coinvolgere anche i contatti stretti, dai genitori ai fratelli agli insegnanti».

La chiusura del consultorio sarebbe una mazzata non solo per i ragazzi della struttura, ma per l’intera rete di assistenza psichiatrica di tutta la Regione. Infatti in Lombardia non ci sono sufficienti reparti psichiatrici specializzati in adolescenza.
I genitori da soli non possono farsi carico di tutto questo peso. «Il 20 per cento degli adolescenti coltiva a lungo fantasie di suicidio, una piccola nicchia arriva a metterle in pratica — aggiunge ancora Charmet —. I genitori che affrontano quell’universo sconosciuto che pare adolescenza inspiegabile sono spesso relazionalmente “persi” e vanno guidati».