Milano-Cortina, parallelo finale per la scelta del Ceo

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Se fosse una gara di sci alpino sarebbe un parallelo a tre, di quelli in cui conta ogni paletto. Tom Mockridge, Alberto Baldan e Vincenzo Novari sono i nomi rimasti nella short list per il prestigioso ruolo di Ceo del Comitato Organizzatore di Milano-Cortina 2026, i Giochi Olimpici Invernali che l’Italia si è aggiudicata lo scorso giugno ai danni della concorrente svedese Stoccolma-Aare.

 

C’è anche un quarto candidato, Stefano Domenicali, ma si è praticamente tirato indietro da sé. Ne aveva caldeggiato la presenza nell’élite dei possibili prescelti il presidente del Coni, Giovanni Malagò, convinto di poter contare su un automatico “sì” che si è invece rivelato un secco “no”. L’amministratore delegato di Lamborghini non è intenzionato a lasciare l’attuale carica, passo prodromico all’eventuale assunzione dell’importante ruolo di responsabilità.

La scelta. Le parti chiamate a decidere il futuro dei Giochi sono infatti unite nel volere al comando un personaggio di grande spessore senza ulteriori mansioni da svolgere altrove. Milano-Cortina dovrà essere la sua unica preoccupazione fino all’arrivo della manifestazione e per la cerchia finale si è deciso di guardare al di fuori dall’ambito politico, pescando tra uomini “operativi”, esperti di management.

Tutti e tre i citati dirigenti saranno chiamati a convincere i rappresentanti del comitato organizzatore e il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, che avrà il compito di scegliere il profilo più adatto assieme a Malagò, ai sindaci di Milano (Giuseppe Sala) e Cortina (Gianpietro Ghedina) e ai presidenti di Lombardia (Attilio Fontana) e Veneto (Luca Zaia).

Nella giornata di domani, a Roma, si terrà un incontro in cui si dovrebbe arrivare alla scelta definitiva. Allo stesso tempo si procederà alla formalizzazione dello statuto del Comitato per Milano-Cortina. Entro la fine del mese in corso, come richiesto dal Cio e caldeggiato da Comune di Milano e Regione Lombardia, dovrebbe arrivare anche il varo della legge olimpica.

Primi passi. Milano sta facendo la sua parte per quel che può e deve. Due degli impianti che faranno parte dell’evento, ospitando le gare di hockey e parahockey, sono da costruire da zero (l’Arena di Rogoredo) oppure da ripensare completamente (l’ex Palasharp). Per quanto riguarda la struttura in zona San Siro, un passo importante è avvenuto settimana scorsa: il Comune si è riappropriato del vecchio palazzetto, annullando la scelta fatta nel 2013 quando si era deciso di procedere all’abbattimento.

Dal 2020 potrebbe partire una gara al fine di usufruire fin da subito dell’impianto, non attendendo fino al 2026. Voci di corridoio, confermate dai diretti interessati, segnalano che l’Olimpia Milano potrebbe decidere di tornare nel palazzetto di Lampugnano per farne la propria casa, traslocando dal Forum. L’investimento necessario è importante, come descritto nel dossier di Milano-Cortina: 7,4 milioni per una ricostruzione da far partire a dicembre del prossimo anno al fine di poter riaprire i battenti a ottobre 2021.

Tutto ok per l’ex Palasharp
Entrerà nel patrimonio comunale

Piero Cressoni

L’ex Palasharp rientrerà a tutti gli effetti nel patrimonio del Comune di Milano e ospiterà le gare di Hockey femminile e Parahockey ai Giochi Olimpici e Paralimpici invernali del 2026, come previsto nel dossier di candidatura di Milano Cortina. La giunta di Palazzo Marino ha varato una delibera in tal senso che, di fatto, supera l’ipotesi di demolizione, risalente al 2013. Ora la palla, per il via libera definitivo, passerà al Consiglio comunale. Oggetto di contenziosi con la proprietà dell’area limitrofa, l’Amministrazione procede così alla piena acquisizione della struttura, in conformità con gli standard urbanistici previsti nel nuovo Piano di Governo del Territorio: il palazzetto, infatti, insiste su terreno comunale, ma ad oggi è ancora privo di titolo, essendo stato inizialmente concepito con funzione temporanea. «Questa delibera si è resa necessaria per sancire la volontà del Comune di riqualificare la struttura e restituirla rinnovata alla comunità», ha sottolineato l’assessore comunale allo Sport Roberta Guaineri. Nei mesi scorsi l’ex Palasharp il palazzetto era stato messo in sicurezza dopo le segnalazioni di bivacchi e il progressivo stato di degrado.

Ci siamo: è il momento della scelta del manager che guiderà la macchina di Milano-Cortina 2026. A quale eredità va dato maggiore risalto?

Posted by Mi-Tomorrow on Monday, 4 November 2019

CHI SARA’ IL SUPER MANAGER?

TOM MOCKRIDGE

È l’unico dei tre candidati a non essere di origini italiane, pur vivendo nel nostro Paese. Nato in Nuova Zelanda, 64 anni, è stato a lungo a capo di Sky Italia, in cui ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato. Successivamente è passato a News International nel momento più difficile della storia recente dell’azienda, invischiata in un’inchiesta del governo britannico. L’ultima esperienza a Virgin Media, prima di tornare in Italia lo scorso giugno.

ALBERTO BALDAN

Manager veneto classe 1960, è stato per dieci anni l’uomo di riferimento di un colosso come Rinascente. Arrivato come direttore generale nel 2007 e divenuto Ceo cinque anni più tardi, nel giugno di due anni fa ha lasciato il testimone a Pierluigi Cocchini. Successivamente è stato scelto come a.d. da Grandi Stazioni Retail, società nata nel luglio 2016 per valorizzare le quattordici stazioni ferroviarie italiane più importanti d’Italia. Tra queste, figura anche Milano Centrale.

VINCENZO NOVARI

Sessant’anni, ha avuto l’esperienza più importante della sua carriera manageriale alla guida di Tre Italia. Quindici anni, dal 2001 al 2016, dopo aver conosciuto il mondo della telefonia in Omnitel Italia con varie funzioni, fino a diventare amministratore delegato. È lui, nel 2000, a fondare Andala S.p.a., poi divenuta Tre, che lascia al momento della fusione con Wind del 2016. Successivamente fonda la startup SoftYou, che sviluppa e gestisce piattaforme internet e mobile.

L’INTERVISTA

«Torino ci aiuterà a fare ancora meglio»
Antonio Rossi: «Siamo nei tempi dettati dal Cio»

Dopo aver fatto gioire gli sportivi italiani a bordo di una canoa, Antonio Rossi ha deciso di non disperdere il patrimonio acquisito nei panni dell’atleta di alto livello e si è costruito una carriera in politica. Per cinque anni assessore regionale allo sport, oggi è sottosegretario con delega ai grandi eventi sportivi, come sarà Milano-Cortina 2026.

Stiamo perdendo tempo?
«No, siamo nei tempi dettati dal Cio, entro cinque mesi dal 24 giugno bisogna concludere l’iter per la formazione del comitato organizzativo. Una volta che avremo il Ceo la strada per Milano-Cortina sarà ancora più in discesa».

L’esperienza non così lontana di Torino 2006 può essere d’aiuto in questo senso?
«Chiaramente sì, soprattutto per quel che riguarda la legge olimpica: si prende quella fatta per Torino e si guarda cosa ha funzionato e cosa no. Sarà un’Olimpiade diversa da quella del 2006. Non si deve costruire molto di nuovo e ci si affiderà alle esperienze che verranno fatte nei prossimi anni. C’è un comitato organizzatore che sta organizzato i Mondiali di sci alpino a Cortina nel 2021, lo stesso vale per il biathlon ad Anterselva il prossimo anno».

Rispetto alla candidata svedese ha davvero fatto la differenza l’aspetto del clima?
«Sicuramente da noi c’è un clima migliore e anche più luce. Per i nostri sarà meglio anche perché gareggeranno su piste che ormai conoscono molto bene».

Cosa vuol dire per un atleta disputare i Giochi in casa?
«Io non l’ho mai fatto purtroppo. Sicuramente c’è un interesse ancora maggiore a far bene. Per ora parliamo di un appuntamento lontano nel tempo, penso che ad oggi gli atleti invernali siano concentrati su Pechino 2022. Però per chi magari è al limite con il finale di carriera può essere un motivo per decidere di andare avanti».

Come vede, da ex atleta e da politico, lo stato dello sport italiano in questo momento?
«Se guardiamo ai risultati ci sono federazioni che stanno andando molto bene e altre di meno. Quel che mi preoccupa è l’attività di base perché lo sport italiano è fondato su quella. Credo serva un aiuto maggiore per andare avanti».

Milano-Cortina è l’ultima chiamata per l’impiantistica sportiva in città?
«Ospitare i Giochi nel 2026 vuol dire parlare di sport e fare politiche sportive per i prossimi sette anni, poter andare alla ricerca di fondi europei. Il palazzetto che si andrà a costruire a Santa Giulia è stato concepito per essere polivalente, non solo per ospitare l’hockey nei giorni della manifestazione».


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