Chi vuole le “zone rosse”?

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Undici “zone rosse”. Undici fari accesi su altrettanti quartieri di Milano. Con l’obiettivo di combattere, in primis, lo spaccio di droga, la microcriminalità e, più in generale, il degrado. Insomma, sono le zone più a rischio individuate dal Viminale e che saranno il tema principale della prossima riunione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica convocato per lunedì prossimo, 13 maggio, in Prefettura.

Nell’elenco ci sono zone “storiche” per quanto riguarda lo spaccio come le Colonne di San Lorenzo e Corso Como, ma anche quelle della movida come la Darsena e l’Arco della Pace, comprendendo Corvetto, via Padova, San Siro e via Benedetto Marcello.

Ma cosa significa “zona rossa”? Secondo la circolare diffusa dal Ministero dell’Interno ad aprile, è una porzione di territorio da inibire temporaneamente a chi è stato denunciato per spaccio di sostanze stupefacenti, reati contro la persona e danneggiamento di beni. Già nel 2017 il “Decreto Minniti” aveva introdotto qualcosa del genere con il cosiddetto “ordine di allontanamento”.

In gergo più affine a chi frequenta gli stadi, è l’evoluzione del Daspo, ovvero la negazione dell’accesso ad un determinato quartiere della città. Sarà potere del Prefetto, Renato Saccone, firmare questi dispositivi, in concerto con le Forze dell’Ordine e con il Comune.

Il dispositivo voluto dal ministro Matteo Salvini è destinato a dividere. La prima reazione del sindaco, Giuseppe Sala, è stata piuttosto fredda: «Sarei un po’ cauto perché non vorrei che fosse la solita cosa che scivola via dopo un po’. La riflessione da fare è un’altra. Abbiamo in giro per la città fra vigili, polizia, carabinieri e finanzieri più di diecimila persone. Il mio punto è: che cosa fanno? E come si può integrare meglio più che concentrarci su zone in cui sappiamo che c’è criticità? Il tema è come rafforzare il presidio umano perché si riesce ad andare oltre paura anche “un po’ di pancia” che hanno i cittadini se si vedono uomini o donne delle forze dell’ordine sottocasa».

Di diverso tenore la posizione del governatore della Lombardia, Attilio Fontana: «Credo che tutte le iniziative che vanno nella direzione di migliorare il controllo del territorio vadano bene, quindi è chiaro che ci siano zone a cui deve essere prestata più attenzione. Se qualcuno deve fare polemica perché ha altre finalità, va benissimo, ma c’era anche qualcuno che diceva che Salvini era centralista».

Secondo l’ultimo report del Viminale, i reati in città sono comunque in calo (una diminuzione intorno al 4,2 per cento nel giro di un anno). Sempre secondo quanto annunciato da Salvini, entro l’autunno dovranno arrivare altri 487 uomini tra Polizia e Carabinieri, in aggiunta agli 88 agenti operativi già da qualche mese.

L’istituzione delle “zone rosse” aprirà comunque il dibattito sulla costituzionalità del cuore del provvedimento. La domanda è: si potrà interdire qualcuno da una determinata parte della città solo perché ha a suo carico una denuncia e non ancora una condanna?

L’INTERVENTO

«La domanda di sicurezza è reale»
Non conosco ancora bene in che modo si vogliono realizzare le cosiddette “zone rosse”, ma se il Ministro degli Interni ha deciso di fornire risorse, mezzi e uomini a Milano, come ho più volte sollecitato quando ricoprivo l’incarico di sindaco, è un fatto positivo.

Si tratta di un tema che mi sta molto a cuore: ricordo che appena un mese dopo la mia prima elezione avvenuta nel maggio ’97 mi recai a Roma dall’allora ministro degli Interni, Giorgio Napolitano, per chiedere 600 agenti.

Ritengo che, affinché si raggiunga il controllo del territorio, sia necessaria un’azione di concerto con Polizia di Stato, Polizia Locale, Carabinieri e Guardia di Finanza che, però, va accompagnata da altre misure, ad esempio durante il mio mandato sono stati sistemati sessantamila posti luce e molte telecamere. Ci vuole, insomma, un mix di sorveglianza e riqualificazione urbana.

Per quanto riguarda le aree da individuare come zone rosse credo che si debbano considerare in primo luogo quelle sedi di spaccio che non sempre sono degradate: ad esempio, le Colonne di San Lorenzo, corso Como, la Darsena, dove c’è un’alta presenza di locali e un’intensa vita notturna, richiedono un’attenzione particolare. Anche in questo caso posso ricordare la mia iniziativa in piazza Vetra dove, per eliminare lo spaccio, feci installare una cancellata.

Non credo che per le zone rosse si possa parlare di ingerenza nei confronti dell’Amministrazione comunale perché le decisioni sono assunte da un Comitato Provinciale che io, a partire del ’98, sono stato il primo a co-presiedere con il prefetto Sorgi e il ministro degli Interni, Napolitano.

Anche l’accusa che si tratti di un’iniziativa propagandistica non mi sembra reggere nonostante stia partendo in un periodo di campagna elettorale: diciamo che il Governo è stato attento ad ascoltare le voci della protesta, la domanda di sicurezza è reale, l’esigenza di un maggiore controllo del territorio è consistente: ben venga allora un intervento che agisca non solo in chiave repressiva ma anche preventiva.

Gabriele Albertini
Sindaco di Milano dal 1997 al 2006

LE UNDICI ZONE

Arco della Pace
E’ una delle zone “storiche” della movida milanese, con una concentrazione di episodi di spaccio soprattutto nel piazzale di fronte ai locali serali.

Corso Como
E’ la zona dello “spaccio di alto livello” della città. Il fenomeno è noto, frequente tutto l’anno. A rischio è soprattutto l’area ai piedi di piazza Gae Aulenti, in prossimità delle discoteche notturne.

Darsena
Il problema dello spaccio di droga è uno tra i vari segnalati in questa nuova zona della movida, dove spesso si concentra anche il commercio abusivo.

Colonne di San Lorenzo
Il degrado impera soprattutto nei fine settimana, con imbrattamenti, rifiuti abbandonati e bivacchi fino a tarda ora. E’ considerata da sempre una delle zone più a rischio per lo spaccio.

Corvetto
E’ uno dei quartieri periferici con alta concentrazione di attività straniere: l’attenzione riguarda il rispetto delle regole. In estate si sperimenteranno iniziative per migliorare la vivibilità in vista dell’abbattimento del cavalcavia.

San Siro
E’ una delle periferie che da anni sollecita più attenzione e interventi al Comune: i problemi riguardano soprattutto il degrado generalizzato nei quartieri di edilizia popolare.

Via Padova
E’ la strada più multietnica della città, spesso teatro di episodi di microcriminalità all’interno delle comunità straniere.

Via Benedetto Marcello
Anche in quest’area i comitati di quartiere segnalano soprattutto degrado generalizzato. Il Comune ha annunciato per l’estate la manutenzione sull’area del parcheggione/mercato

Corso Garibaldi
Come il vicino corso Como, anche quest’arteria della movida notturna è location privilegiata per lo spaccio.

Stazione Centrale
Microcriminalità, risse e spaccio sono i principali problemi del piazzale antistante la stazione.

Rogoredo
Il vero “buco nero” della città, con il boschetto divenuto celebre in tutto il mondo: è un vero e proprio mercato della droga a cielo aperto.


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