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19. 03. 2024 05:05

Rider e “pizzo” (non pizza…), così il mondo del food delivery non può andare avanti

Tutto è partito da un quindicenne egiziano che con la sua bici faceva le consegne

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La vita dei rider è dura, lo sappiamo bene. Non è un caso che siano soprattutto i ragazzi extracomunitari a pedalare praticamente tutto il giorno per le vie di Milano in cambio di pochi euro di mancia. Ma in questi giorni è venuto alla luce un problema che se possibile rende questo lavoro ancora meno pagato: stiamo parlando del pizzo.

Rider e pizzo

Tutto è partito da un quindicenne egiziano che con la sua bici faceva le consegne per una delle grandi catene di food delivery. Il problema è che sul suo cellulare, l’account era quello di un connazionale maggiorenne che a fine giornata gli chiedeva un vero e proprio pizzo per lasciarlo lavorare. Un caporalato digitale, come è già stato ribattezzato.

Rider
Rider

Il mondo dei rider, numeri

Quello del quindicenne egiziano non è un caso isolato e anzi ha scoperchiato un vaso di Pandora formato da 18 uomini (tutti stranieri, e quattro risultati irregolari) che lavoravano con credenziali d’accesso false alle piattaforme informatiche delle società. Il pizzo variava dal 20 fino al 50 per cento del guadagno di ogni consegna, se c’era anche il prestito della bici con cui fare i conti.

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I conti dei rider

I conti sono presto fatti: se, come sembra spannometricamente, un rider normalmente guadagna attorno ai 6 euro all’ora (cifra già diffiicile da considerare come uno stipendio) così facendo i guadagni di quei poveri ragazzi che pedalano tutto il giorno sono veramente da fame e non sorprende vedere chi sia disponibile a fare un simile sforzo per così poco. A ciò va aggiunto che il sistema post Covid ha ormai aumentato a dismisura le consegne, con un livello del servizio abbasatosi di conseguenza.

Rider, il caso Aranzulla

Qualche settimana fa era diventato virale l’ultimo post di Salvatore Aranzulla che non aveva potuto usare uno dei suoi celebri tutorial per risolvere un problema informatico. La cena gli era andata per traverso e su Facebook si è scagliato contro Deliveroo, difendendo però la categoria dei rider oltre agli interessi di tutti i cittadini milanesi.

Al di là del problema tecnico, Salvatore Aranzulla aveva risollevato una questione importante, quella legata alle condizioni di lavoro dei rider, costretti a maratone in giro per la città in cambio di pochi euro. La pandemia ha fatto esplodere questo servizio e la comodità è innegabile ma approfittarne spudoratamente non va bene, soprattutto se porta a queste conseguenze, sia per la qualità del servizio che per i lavorarori in questione. E come se non bastasse ora è arrivato anche il pizzo…

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