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25. 04. 2024 07:34

Sanremo 2023, prima serata da 1 a 10: Blanco, dai Brividi al gelo. Ferragni se la cava bene, Mattarella sto(r)ico

Tutto bene fino al raptus del vincitore dello scorso anno che aggiunge ulteriore carne al fuoco ad una première ricchissima con 10.757.000 spettatori per il 62,4% di share.

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Come da tradizione, ripercorriamo la prima serata di Sanremo 2023 attraverso i nostri giudizi: una première piena, a partire dalla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di Roberto Benigni per l’omaggio ai 75 anni della Costituzione. Ma nulla, naturalmente, è stato più lo stesso dopo il raptus di Blanco durante l’esibizione de l’Isola delle Rose.

Sanremo 2023
Sanremo 2023

Sanremo 2023, le pagelle

1 a Blanco
Ovvero come distruggere due anni al top in 5 minuti di follia. Perché è giovane, perché è iconico, perché una giustificazione si troverà sempre e arriveranno comunicati che edulcoreranno. Ma, se nella meravigliosa ouverture con Roberto Benigni esalti la figura dell’esportatore di fiori Amilcare Rambaldi che di fatto inventò il Festival, la messinscena di Blanco diventa sacrilegio.

2 all’idea ventilata di farlo riesibire
L’unica, piccolissima, macchia nella gestione del post-raptus di Blanco da parte di Amadeus (per il resto perfetto) è stata la ventilata possibilità di farlo comunque riesibire dopo il disastro. Ci ha pensato Gianni Morandi, dopo il rientro pubblicitario, a fugare ogni dubbio prendendosi una buona fetta di responsabilità. Bravo, Gianni.

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3 ad Anna Oxa
Più all’avvicinamento che all’esibizione. La Oxa è un’icona della nostra musica. Ma se cavalchi in maniera maldestra questo grande privilegio, rischi l’effetto stucco.

4 (con possibilità di recupero) ad Ariete
Perché la canzone è bella, tanto. E lei era emozionata, tantissimo. La “quota Aiello” se l’aggiudica lei in questo esordio. Ma avrà senz’altro modo di recuperare. Il talento c’è, eccome.

5 all’utilizzo delle location esterne
Non tanto per le location, sia chiaro, quanto per l’incapacità di rendere il loro racconto all’interno della serata scevro dalla “markettata”. Per non parlare dello spazio di Dyson all’interno del Primafestival. Bruttarello proprio.

6 a Gianluca Grignani
Di stima, ma non solo. Anche perché la canzone è una delle più emozionanti, testo alla mano. E poi ci vuole sempre coraggio a rimettersi in gioco. Lo aveva capito già nel pomeriggio in sala stampa, ancora prima nella lunga intervista a Mi-Tomorrow che, non a caso, è diventata la nostra prima cover sanremese. La destinazione è sempre quella, Gianluca.

7 alla “prima” di Chiara Ferragni
C’è stato tanto di ciò che ci si poteva aspettare. Poi c’è stato dell’altro, come il monologo. Ebbene, Ferragni ha un grande pregio: sintetizzare concetti chiave arrivando a chiunque, con la sua “lingua”. Non si eleva nei confronti degli altri: ricorda agli altri di muovere il culo per elevarsi come ha fatto lei. Per questo sta sul cazzo.

8 alla passione di Benigni
In un lungo viaggio cultural-temporale che l’ha portato da essere saltimbanco al cinema, poi Premio Oscar, quindi “il” comico del Festival per antonomasia e, infine, narratore orgoglioso della sua Italia, ormai Roberto Benigni naviga oltre, arrivando persino a far scappare qualche risata al presidente Mattarella senza mai che queste risultino fuori luogo. Numero uno.

9 a Gianni Morandi
Quella che poteva essere una buona spalla per Amadeus, è diventata memorabile in almeno due momenti: l’ultimo, in ordine temporale, è lo sketch social dove fa finta di fare pipì nel camerino di Ama, mentre il primo è la co-gestione del post-Blanco. Il meme della serata è lui con la scopa in mano, non ce n’è.

10 a Sergio Mattarella
Al netto di quello che si può pensare su Sanremo, il monologo-dialogo fra Benigni e Mattarella è già entrato di diritto nella storia del Festival e racconta solo in parte il livello raggiunto da una kermesse che 15 anni fa stava chiudendo i battenti. La presenza del presidente è un sigillo ponderato e intelligente su un evento che influenza (almeno per una settimana) la vita degli italiani. Il “pretesto” erano i 75 anni dalla Costituzione, ma vogliamo credere che Mattarella, su quel palchetto d’onore, si sarebbe comunque seduto prima o poi.

Sanremo 2023
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