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Milano
29. 03. 2024 00:49

Soccorso non pronto, una piaga non nuova per la sanità lombarda

Le strutture sanitarie di emergenza nel milanese sono al collasso, non è ora di fare qualcosa?

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Sta emergendo all’attenzione dei media un problema della sanità lombarda non di poco conto che negli ultimi anni, a dir la verità, era stato segnalato da più di un soggetto interessato. Si tratta della difficoltà sempre più crescente da parte dei Pronto Soccorso dell’area milanese nel gestire la quantità di pazienti e le loro necessità, con un livello di pressione sulle strutture sanitarie e su medici e infermieri sempre più elevato.

Secondo alcune rilevazioni, il 75% delle persone che si recano nelle strutture di emergenza è classificabile come non grave, e uno dei giorni in cui il sistema è più sotto stress sarebbe il lunedì. In questi due dati si può tentare di riconoscere uno dei grandi temi, segnalati durante la pandemia e poi, puntualmente, dimenticato a emergenza conclusa. Ovvero la qualità e la capillarità del sistema sanitario a livello locale. Tradotto, nel circuito dei medici di base. Si può presupporre che con un’adeguata e rinforzata sanità lombarda territoriale si possano da un lato curare meglio le persone, dall’altro sgravare gli ospedali da un impegno superiore alla soglia.

Al tempo stesso, resta il grande tema di come rafforzare la sanità lombarda pubblica, avere un numero adeguato di medici e infermieri che possano lavorare in condizioni ottimali e retribuiti nel giusto modo, sia negli ospedali che al di fuori. Gradualmente, cominciano a sommarsi tanti temi critici in città. Sanità, casa, lavoro, reddito, qualità della vita, sicurezza. Affrontarli significa abbandonare sia le posizioni “disfattiste” che evitare di restare ostaggi dell’idea che invece a Milano vada tutto bene e che nulla possa fermare la città. In poche parole, quando si torna a fare politica?

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