Il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è da poco passata, ma certi pregiudizi e azioni sono difficili da scardinare da alcune mentalità maschili deviate. A dimostrarlo ancora una volta la storia di Elena Vergani, 32enne milanese.
La vicenda. Elena stava passeggiando da sola vicino al CityLife quando un uomo è arrivato da dietro, le ha messo una mano sulla bocca e l’ha spinta a terra facendole battere la testa. Dopodiché ha iniziato a toccarle le parti intime. In quel momento la giovane donna non si è fatta prendere dal panico, ma ha reagito colpendo il suo aggressore e costringendolo alla fuga.
«Tutti mi dicono “brava, complimenti” – ha raccontato la ragazza ai microfoni di Milano Today –, ma io sono stata solo fortunata e ho agito per spirito di sopravvivenza. Quando ha iniziato a toccarmi gli ho tirato due calci in pancia e lui si è staccato ed è scappato. Io ho iniziato anche a rincorrerlo, poi per fortuna mi sono detta “ma cosa sto facendo?” e allora mi sono fermata e ho chiamato i soccorsi. Il messaggio che vorrei passasse è facciamo qualcosa per far finire tutta questa violenza».
Violenza di genere che però non sembra voler placarsi. A scioccare la malcapitata Elena, più che l’aggressione, è il racconto sentito in ospedale.
«Mi hanno detto ero la 700esima vittima di episodi violenza a Milano del 2020 – ha aggiunto Elena -. Vuol dire più di due persone al giorno costrette a subire fatti anche più gravi di quello capitato a me. È un dato ancor più scioccante se si pensa che tante aggressioni non vengono nemmeno denunciate, quindi il numero è ancora più alto. Quando ho sentito questa cifra dentro di me è scattato qualcosa. Ho pensato “dobbiamo agire per mettere fine a questo fenomeno”. Per questo ho condiviso quello che mi era successo sui social».