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20. 04. 2024 10:43

Milano Art Week, l’arte torna a conquistare Milano come non si vedeva da tempo

Dal 28 marzo mostre, visite guidate, aperture speciali e un dono alla città

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Dentro e fuori. Apripista storico il doppio registro del Salone e FuoriSalone, la formula “week” suona ormai per Milano come un mantra. E Milano Art Week torna, dal 28 marzo al 3 aprile, ad accompagnare miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano in programma dal 1° al 3 aprile a Fieramilanocity. Presentato nella sede del main partner Banca Generali, il calendario della settimana dell’arte va in scena in musei, piazze e gallerie, con mostre, visite guidate, aperture speciali, performance. E un regalo, di Maurizio Cattelan alla città.

Si tratta di Lullaby, del 1994, che il 30 marzo l’artista installerà al Cimitero Monumentale. Realizzata raccogliendo in sacchi le macerie del PAC causate da una bomba nell’attentato di via Palestro del 1993, l’opera (dal 6 novembre) entrerà nelle collezioni del Museo del Novecento. Tra le novità anche il ciclo di performance, Output, in piazza Sempione, e tre nuove opere di ArtLine a CityLife firmate Mario Airò, Alfredo Jaar e Kiki Smith. Sul fronte espositivo, attesissimo, Steve McQueen all’HangarBicocca e da non perdere il duo Elmgreen & Dragset alla Fondazione Prada. Il calendario completo è su milanoartweek.it.

Milano Art Week, l’assessore Sacchi: «Saranno cinque anni decisivi»

prima alla scala tommaso sacchiIl gesto di Maurizo Cattelan, un’Art Week che ha imparato a fare sistema e il piano infrastrutturale complice dell’internazionalizzazione di Milano. Parla Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura Comune di Milano.

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Milano Art Week è ai nastri di partenza: quali messaggi trasmetterà al grande pubblico?

«L’edizione 2022 ha il senso della ripartenza delle attività socio culturali dell’intero Paese, non soltanto di Milano. Inoltre abbiamo lavorato molto bene con tutte le istituzioni dell’arte della città, da quelle pubbliche ai gruppi e fondazioni privati. Si è capito che è una necessità di questo tempo costruire insieme un grande calendario. Lo sforzo collettivo porta a un risultato speciale».

Dieci anni dopo L.O.V.E., il Dito davanti alla Borsa, Maurizio Cattelan ha donato un’altra opera a Milano. Cosa significa per la città questo gesto?

«È un bellissimo atto di generosità e consolida un rapporto storico tra Milano e Cattelan. Credo che L.O.V.E. abbia dimostrato come l’arte, oltre a far pensare, possa anche diventare un segno iconico di una città. Milano è giustamente percepita come capitale del contemporaneo, come porta sull’Europa del nostro Paese, è chiaro che il contributo di un grande artista a livello mondiale come Cattelan ci aiuta a capire che la città ha nelle sue corde questo tipo di linguaggi».

Per sostenere la crescita della centralità di Milano sulla scena contemporanea globale ci saranno nuove infrastrutture museali per la Milano Art Week?

«Milano si prepara a fare una serie di operazioni molto importanti. In primo luogo la BEIC (Biblioteca Europea di Informazione e Cultura), finalmente, dopo 18 anni che se ne parla, diventerà realtà. Inoltre nei prossimi mesi il Museo del Novecento raddoppierà, occupando il secondo Arengario in piazza del Duomo e, grazie alla collezione Mattioli, diventerà il museo più importante al mondo sul Futurismo. Poi aprirà un grande museo dell’arte digitale e un museo della Resistenza. È un piano che riguarderà i prossimi cinque anni».

Milano Art Week, Ricciardi (miart): «Finalmente il ritorno di nomi pesanti»

Epicentro, come da tradizione, della Milano Art Week, miart torna nel suo consueto spazio temporale con le gallerie che si aspettava e un ringraziamento (concreto) alla città. Ce ne parla il direttore artistico Nicola Ricciardi.

A pochi giorni dal via di miart qual è il bilancio sulle gallerie presenti per la Milano Art Week?

«Il traguardo era ambizioso perché abbiamo costruito una fiera in sei mesi invece che in un anno. L’ultima edizione si è infatti chiusa in settembre del 2021. È stata una scommessa darci solo metà del tempo, ma per noi era fondamentale ricollocarci nello spazio naturale di miart, ovvero i primi giorni di aprile. Avevamo come obiettivo 150 gallerie e l’abbiamo raggiunto, incrementando notevolmente la qualità dei partecipanti rispetto al 2021. Saranno presenti tutte le principali gallerie italiane e ci saranno tantissimi ritorni di nomi stranieri di peso».

Come si concretizzata in questa edizione di miart la sinergia con Milano?

«La grande vera forza di miart è proprio la città di Milano e noi vogliamo essere riconoscenti nei suoi confronti facendo due cose. La prima è cercare di portare fuori i contenuti artistici che vengono generati all’interno di miart e distribuirli nella città per la pubblica fruizione. Infatti abbiamo tenuto a battesimo un progetto di performance nello spazio pubblico chiamato OutPut – a cura di Davide Giannella – e realizzato grazie al contributo della Fondazione Marcelo Burlon. E poi vogliamo anche portare la città dentro il padiglione fieristico».

In che modo?

«L’anno scorso mi aveva molto colpito il progetto di Giovanna Silva: Milan. City, I listen to your heart, alla Triennale con oltre mille fotografie di Milano. Le abbiamo chiesto di replicare lo sforzo e lei ha creato altre 500 immagini che saranno presenti nell’area d’ingresso della fiera. Così il visitatore appena entrerà all’interno del padiglione 3 si troverà di nuovo rispecchiato nella città che ha appena lasciato alle sue spalle. Ci sembrava un bel dialogo tra ente Fiera e città di Milano che poi è ciò che caratterizza sempre di più la nostra manifestazione».

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