L’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, lancia il grido d’allarme: il reddito di cittadinanza sta uccidendo l’agricoltura lombarda: «Troppe persone – spiega l’assessore – preferiscono prendere il reddito di cittadinanza piuttosto che lavorare in agricoltura. Questo sussidio è diventato un disincentivo al lavoro nelle aziende, soprattutto nel settore primario. Scarseggiano lavoratori nei campi, nelle stalle, trattoristi, operai nei caseifici e negli impianti di trasformazione». Un quadro triste e anche molto pericoloso dal punto di vista sociale: «I percettori del reddito rifiutano i contratti, è questa la realtà e solo chi ragiona in modo ideologico non riesce a vederla – prosegue ancora Rolfi – le imprese sono in difficoltà, con la vendemmia che tra l’altro sta iniziando».
Il reddito di cittadinanza, male oscuro per l’agricoltura
Rolfi prosegue nella sua invettiva: «L’agroalimentare è fatto di lavoro, di imprenditoria avanzata. L’assistenzialismo è nemico di meritocrazia e sviluppo. Il reddito di cittadinanza ormai si sta trasformando in reddito di nullafacenza. È necessaria una revisione profonda della misura, perché rischia a lungo termine di bloccare la crescita di un settore che rappresenta l’eccellenza dell’Italia nel mondo e in cui la Lombardia ha il primato sia per valore di produzione che di trasformazione».
Serve un intervento deciso della politica
Quale soluzione propone allora Rolfi? «I dati dimostrano – conclude – come spesso il reddito di cittadinanza venga percepito anche da chi non vive sotto la soglia di povertà. Di fronte ai numeri serve una azione politica forte per non diffondere l’idea che sia più conveniente rimanere a casa rispetto a lavorare».