La commissione d’inchiesta regionale su quanto avvenuto nella storica casa di riposo milanese del Pio Albergo Trivulzio è giunta al termine. Il quadro che emerge evidenzia tutte le mancanze che hanno contraddistinto l’operato nella rsa: mancanza di protezioni e dispositivi di sucurezza, assenteismo dei lavoratori, regole e procedure non applicate in modo adeguato.
Troppe carenze. La prima cosa che emerge dalla relazione è la mancanza di mascherine. Il Pat aveva scorte esclusivamente per una situazione “ordinaria”, ma nonostante ciò le prime forniture extra di dispositivi sono giunte solo il 23 marzo.
Altro fattore determinante è stato il forte assenteismo che ha contraddistinto i mesi più bui della pandemia. Su oltre 900 operatori a libro paga, già a metà febbraio oltre la metà non era sul posto di lavoro per malattia o per permesso. A tutto ciò si aggiunge la mancanza di controlli attraverso tamponi e test sierologici sia sul personale che sugli ospiti. Infatti la media di test effettuati alla “Baggina” è la più bassa in confronto a tutte le altre strutture presenti in Regione.
La commissione conclude che nel Pat non vi è stata «una piena e adeguata applicazione di regole e procedure» per proteggere lavoratori e ospiti. Tra le tante norme disattese anche quella relativa al distanziamento sociale che avrebbe contribuito non poco alla diffusione del virus all’interno della casa di riposo.