Aperture sì, ma per gradi. Tanti attivi e tanti “in attesa”: ecco la nuova Fase 2

In Lombardia, come a Milano, c'è chi riapre e chi ancora rimane in pausa, ma per tutti vige un presupposto: la mascherina, fuori casa, rimane obbligatoria, cosa che nel resto del Paese non vale.

Il via libera, preannunciato nei giorni scorsi, alla fine c’è stato grazie al Dpcm della Presidenza del Consiglio, seguito dall’ordinanza della Regione Lombardia. Negozi, parrucchieri, bar, ristoranti hanno riaperto dopo oltre due mesi di chiusura totale, partendo da un presupposto: la mascherina, fuori casa, rimane obbligatoria per tutti, cosa che nel resto del Paese non vale. Ecco la nuova Fase 2.

 

 

Aperture sì, ma per gradi. Tanti attivi e tanti “in attesa”: ecco la nuova Fase 2

In Vercelli. «Siamo felici di rialzare la saracinesca – esordisce Matteo di CMP Store in Corso Vercelli -. Ci siamo adeguati alle norme di legge e per questo motivo i nostri clienti troveranno il gel per le mani e i guanti per poter entrare in sicurezza». All’interno del negozio, la segnaletica sul pavimento, delimita il tracciato che i clienti dovranno seguire: «Abbiamo creato un percorso, ad hoc, sia in entrata che in uscita – prosegue -: un po’ come in metropolitana. In questo modo i contatti saranno ridotti al minimo e non ci sarà pericolo di assembramenti».

In Baires. Si riparte anche in corso Buenos Aires, una delle vie principali dello shopping dei milanesi: «C’è voglia di ritornare alla normalità, lo vedo negli occhi dei clienti – evidenziano da Torrefazione Caffè Ernani, mentre le persone, ordinate, entrano ordinate per gustarsi il rito del caffè mattutino -. Forse è stata più una paura psicologica, ma ormai sembra alle spalle». Fuori dai negozi, i milanesi sono ordinati, disciplinati e aspettano in fila – distanziati – il loro turno per poter entrare negli esercizi commerciali: «Il negozio è piccolo, non possono accedervi più di due persone alla volta, ma i clienti l’hanno capito – commentano da Vestopazzo -. Nonostante questo, le persone entrano volentieri e non fanno storie». Tanti hanno aperto, ma non tutti. In corso Vittorio Emanuele, corso Buenos Aires e corso Vercelli diverse le attività hanno tenuto la saracinesca ancora abbassata, ma con il cuore del negozio vivo. Continuano, infatti, i preparativi da parte del personale per la riapertura con i vari allestimenti richiesti per legge.

Aperture sì, ma per gradi. Tanti attivi e tanti "in attesa": ecco la nuova Fase 2
Aperture sì, ma per gradi. Tanti attivi e tanti “in attesa”: ecco la nuova Fase 2

Chi trova nuove modalità

Il lusso, per la nuova Fase 2, prova la formula “su appuntamento”

Aperti, ma con ulteriori modalità. Per la sicurezza dei clienti e magari per rendere ancora più esclusiva la visita in negozio. I grandi marchi della moda hanno scelto anche le visite su appuntamento, da prenotare online o telefonicamente. E’ un’iniziativa che Louis Vuitton, ad esempio, ha sposato da subito con una lettera inviata via mail a tutti i propri clienti: «Il nostro team sarà felice di darti nuovamente il benvenuto assicurandoti il completo rispetto delle nuove norme di sicurezza durante la tua visita in Boutique. Ti consigliamo di prenotare un appuntamento personalizzato con il tuo Client Advisor di fiducia o tramite il nostro sito e app».

Prada. Anche Prada, sempre nel cuore della Galleria Vittorio Emanuele II, ha scelto di coccolare di più la clientela: «Vi assicuriamo di aver preso tutte le misure di protezione sanitaria necessarie per garantire un ambiente sicuro sia per i clienti che per il personale, applicando scrupolosamente le indicazioni e le regole dettate dal Governo». Eppure il gruppo ha deciso di tenere i negozi di Milano chiusi alla domenica (scelta che non si verificava da anni) e di riaprire in via della Spiga solo a partire dal 1 giugno.

Armani. Per la ristorazione e il Silos bisognerà aspettare qualche giorno, ma ieri il Gruppo Armani ha riaperto i suoi punti vendita e lo ha fatto con una dedica al personale sanitario in prima linea durante questa emergenza. L’immagine della dottoressa con le ali che tiene tra le braccia l’Italia, diventata simbolo della lotta al coronavirus, è il nuovo soggetto dello storico murale della maison, in via Broletto a Milano. Accanto al disegno di Franco Rivolli, le parole di incoraggiamento di Giorgio Armani in questa delicata fase di ripresa: «Per ripartire in sicurezza abbiamo ancora bisogno di lei». I negozi – spiega una nota – hanno riaperto «in linea con i migliori standard e con le disposizioni normative previste da ciascun Paese», con la possibilità inoltre di prenotare direttamente online il proprio appuntamento.

Viaggio. Attendisti, invece, da Pellux, storico marchio della pelletteria e della valigeria, a due passi da piazza Duomo. Tutto pronto e sanificato all’interno dello store, che annovera marchi come Samsonite, Rimowa, Brics, Tumi e Piquadro, ma ancora in attesa di osservare più movimento, soprattutto turistico. Ma per i milanesi bisognosi di un bagaglio per viaggiare un cartello sulle vetrine invita a prenotare telefonicamente una visita personalizzata all’interno della boutique.

La nuova Fase 2
La nuova Fase 2

Chi Attende

Eugenio Boer (Ristorante Boer): «Punteremo sul turismo interno»

chef Eugenio Boer e Carlotta
chef Eugenio Boer e Carlotta

Perché ha deciso di protrarre la chiusura?
«Ci stiamo prendendo del tempo per mettere tutto in sicurezza e far sì che tutti i protocolli vengano attuati nella maniera giusta».

Nello specifico come vi state adoperando per la nuova Fase 2?
«Stiamo portando avanti dei lavori di sanificazione approfonditi, non che prima non sanificassimo. Poi mia moglie ha ideato una linea di mascherine per il personale. Qualcosa di diverso dalla solita copertura e che spero strappi un sorriso alla clientela».

Ci dà un anticipazione?
«Saranno delle mascherine blu con i due puntini rossa. Insomma, il logo del nostro ristorante».

Quando riaprirete ufficialmente?
«Credo intorno all’8 giugno. Il tempo necessario per definire il nuovo concept. Ci sono tante cose da valutare. Banalmente stiamo ridefinendo anche il formato dei menù per evitare di usare la versione cartacea».

Come reputa l’ordinanza regionale?
«È stato dato il “libera tutti” senza tener conto delle tempistiche necessarie per adeguare i locale alle nuove misure anti-covid».

Si accoda alla protesta dei ristoratori nelle ultime settimane?
«La ristorazione produce il 17% del nostro Pil e credo non sia stata tutelata. Ci sono locali stagionali che vivono del fatturato ottenuto solo in particolari periodi dell’anno. Queste attività rischiano di non aprire mai più».

Cosa si auspica per il futuro?
«Spero che venga incentivato il turismo interno nei prossimi mesi rendendo ogni zona dell’Italia appetibile. È necessario per ripartire».

Andrea Berton (Ristorante Berton): «Tutto troppo in fretta»

Andrea Berton
Andrea Berton

Per quale motivo ha deciso di non riaprire?
«Il motivo è semplice: l’ufficialità è arrivata solo sabato. In due giorni non è possibile allinearci a tutte le misure necessarie. Ci vuole almeno una settimana».

Sa già dirci una data per la riapertura?
«Sì. Il 27 riapriremo ufficialmente».

Come si presenterà il “nuovo” ristorante?
«I posti a sedere saranno circa una ventina in meno rispetto ai soliti 50 coperti. In realtà la distanza di un metro tra i tavoli era già presente, ma abbiamo voluto allargarli ancora per permettere ai clienti di muoversi in comodità e sicurezza».

Non sarà difficile lavorare con le mascherine?
«Sicuramente. Soprattutto in cucina dove ad esempio è necessario assaggiare i piatti e di conseguenza togliere la mascherina. Anche qui stiamo studiando soluzioni che possano agevolare sia lo svolgimento del lavoro che garantire la sicurezza».

È preoccupato della possibilità  di consumare solo su prenotazione?
«Sinceramente no. Il nostro ristorante già prima dell’emergenza sanitaria lavorava per circa il 97% solo su prenotazione».

Garantirà comunque un servizio di delivery?
«Si abbiamo ideato una box con 4 pietanze “prendi e mangia”. Le definisco così perché rispecchiano la mia filosofia dell’asporto: le pietanze vanno consumate senza bisogno di dover riscaldarle o altro».

Credo che con il decreto sia fatto a sufficienza per la ristorazione?
« Posso dire che nell’ultima versione siano state previste delle attuazione migliorative, come aver ad esempio capito che anche la semplice distanza di 1 metro tra i tavoli garantiva sicurezza».

Chi inaugura

Mattia Caruso (Nove25): «Abbiamo tanta voglia»

Nove25
Nove25

Nonostante il “via” libera della Regione per questa nuova Fase 2 sono diverse le attività commerciali che hanno mostrato delle perplessità in merito alle riaperture. Tuttavia c’è chi va in controtendenza: è il caso della gioielleria Nove25 che proprio quest’oggi ha inaugurato il suo nuovo punto vendita in corso Buenos Aires. Mattia Caruso, Sales director della catena di preziosi, ha raccontato ai microfoni di Mi-Tomorrow la nuova riapertura.

Come mai questa scelta in controtendenza?
«In realtà l’apertura era prevista per il 10 marzo, ma con lo scoccare del lockdown abbiamo dovuto rimandare. Quindi per tale motivo abbiamo aperto oggi».

Non avete ovviamente potuto inaugurare il nuovo locale?
«No, ovviamente le norme non ce lo permettono. Festeggeremo a tempo debito».

Come vi siete adeguati alle misure anti-covid?
«Stiamo ovviamente rispettando il controllo della temperatura sui nostri commessi. Abbiamo invece evitato di optare per la misurazione per i clienti. Per il resto applichiamo processi di sanificazione costanti: una volta al mattino, una al pomeriggio ed infine alle sera, quando spruzziamo dei sanificatori per purificare anche l’aria».

Mentre verso i clienti quali precauzioni prendete?
«Abbiamo disposto dispenser con gel igienizzanti. Abbiamo evitato l’obbligo di guanti perché crediamo sia meglio disinfettare le mani, piuttosto che utilizzare sempre lo stesso paio. Infine i nostri dipendenti utilizzano maschere lavabili perché vogliamo nonostante tutto mantenere una filosofia plastic free». 

Nove25
Nove25

I gioielli si possono provare?
«Certamente. Ogni volta che vengono indossati sono sottoposti ad una pulizia con alcol e riposti nelle apposite vetrine». 

Non avete paura che la vendita di gioielli risenta in questo periodo di crisi?
«Durante il lockdown i nostri clienti affezionati hanno continuato ad acquistare attraverso l’online. Oggi per essere stato il primo giorno devo ammettere di aver avuto riscontri positivi». 

Quindi non avete paura di un freno alle vendite?
«Credo che un freno in generale sia stato il terrorismo psicologico fatto in questi ultimi mesi sull’uscire di casa. A volte sembrava di stare in un film di Romero con gli zombie all’esterno. Però credo che pian piano tutto si normalizzerà». 

Che prospettive avete per il futuro?
«Diciamo che navighiamo a vista. Abbiamo tanta voglia di ripartire e di farlo in piena sicurezza. Seguiamo le direttive ministeriali e osserviamo l’evolversi della situazione. Un po’ di preoccupazione c’è per le piazze grandi come Milano, per quanto riguarda i mesi estivi. I nostri locali sono piuttosto piccoli e le lunghe code fuori dal negozio potrebbero essere un deterrente».