Aria nuova nell’emergenza: scendono i livelli di smog, ma il particolato? Facciamo chiarezza

Il coprifuoco da coronavirus sta abbassando le soglie d’allerta dello smog, anche se il livello di PM10 dipende soprattutto dal sistema di riscaldamento delle abitazioni. Che in queste settimane funzionano senza sosta. Ci insegnerà qualcosa questa quarantena? Lo abbiamo chiesto ai milanesi, prima degli ultimi decreti governativi

Gli osservatori della Nasa hanno evidenziato come l’aria della Cina abbia subito un sostanziale miglioramento a seguito del blocco totale imposto dal governo di Xi. Lo stop delle attività industriali ha provocato una riduzione delle emissioni di CO2 di 200 milioni di tonnellate. L’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea, attraverso delle riprese satellitari, ha mostrato quanto un processo simile stia ormai interessando anche la Pianura Padana.

 

 

Il video dell’Agenzia testimonia come nel giro di dieci giorni l’area abbia subito un declino vertiginoso dell’inquinamento atmosferico, in particolare delle emissioni di biossido di azoto. Arpa Lombardia ha voluto immediatamente calmare gli entusiasmi. Con una nota ufficiale apparsa sul proprio sito, ha precisato quanto i tempi siano ancora precoci per redigere un quadro oggettivo degli effetti sull’aria legati alle limitazioni determinate dall’epidemia. Gli elementi presi in considerazione per le analisi qualitative sono diversi: le emissioni prodotte dai mezzi di trasporto, quelle generate dagli impianti di riscaldamento e, infine, dalle attività industriali. A tutto ciò vanno aggiunti fattori determinanti come gli agenti atmosferici.

Aria nuova nell’emergenza

Ma il particolato… • Il blocco quasi totale della circolazione a Milano ha influito in maniera, sì, positiva sulla presenza del nocivo biossido d’azoto, ma non si può fare il medesimo discorso per il particolato, ovvero il famoso PM10. Gli impianti di riscaldamento giocano un ruolo chiave nella sua produzione, soprattutto le stufe che si basano sulla combustione del legno. Ed è chiaro che l’emergenza coronavirus, costringendo le persone all’interno delle mura domestiche, ha influito su un maggior utilizzo del riscaldamento. Analizzando, poi, i dati riportati dalle centraline sparse sul territorio, si evince come le condizioni atmosferiche non siano per nulla trascurabili. I valori più bassi si sono registrati intorno all’ultima settimana di febbraio, quando il decreto “Cura Italia” non era stato ancora pensato. Il motivo? Il forte vento di Phon che in quei giorni ha ripulito l’aria della Pianura Padana.

Inquinamento killer. Dagli studi sull’inquinamento atmosferico, emerge un ulteriore dato allarmante: la ricerca condotta dalla Società di Medicina Ambientale (Sima) in collaborazione con le università di Bologna e Bari sta dimostrando quanto, anche se solo in parte, le polveri sottili funzionino da acceleratore dell’infezione. In ambito tecnico il particolato atmosferico viene definito carrier, un vettore di diffusione per molti virus. I ricercatori, analizzando i dati dell’inquinamento e mettendoli in correlazione con il numero di contagi, hanno mostrato incrementi anomali dell’infezione nelle zone con maggiori concentrazioni di particolato atmosferico. Per il momento, i risultati ottenuti dalla ricerca costituiscono semplicemente un’ipotesi. Ma un dato è certo: ogni anno in Italia muoiono precocemente circa 80.000 persone a causa di patologie respiratorie provocate dalle polveri sottili.

L’inquinamento aiuta il virus

Anna Gerometta è presidentessa della onlus Cittadini per l’Aria. Dal 2015 l’associazione cerca di coinvolgere la cittadinanza intorno alla tematica della tutela del diritto della qualità dell’aria. Oggi l’inquinamento atmosferico registra una curva anomala. Ma, forse, prevedibile.

10 domande ad Anna Gerometta, Cittadini per l’Aria

L’aria è effettivamente migliorata in questi giorni?
«Certamente. Il livello di biossido di azoto è sensibilmente calato grazie alla riduzione del traffico in città. Per farsi un’idea, dia un’ occhiata alle foto della webcam di Porta Nuova pubblicate sul nostro sito: la visibilità è completamente cambiata».

Per Arpa è ancora presto per tirare le somme.
«I dati sono innegabili. Il biossido è diminuito. Certo, non si può dire lo stesso per il particolato».

Anna Gerometta
Anna Gerometta

Come mai?
«Il particolato dipende in gran parte dal riscaldamento. Su questo punto ci dovrebbero essere migliori politiche da parte delle amministrazioni».

In che senso?
«Il Piano regionale per la qualità dell’Aria promosso l’anno scorso prevede iniziative insufficienti a contrastare realmente il problema».

Su cosa bisogna intervenire?
«Bisogna ridurre l’inquinamento da combustibili solidi. Sono il male peggiore. Arpa e diversi programmi europei continuano a promuovere l’utilizzo della legna come sistema di riscaldamento, nonostante sia altamente inquinante».

Qual è l’alternativa?
«Piuttosto che usare le stufe a pellet, molto meglio il gas. Serve investire sulle rinnovabili e sulla riqualificazione energetica degli edifici».

Il miglioramento dovuto al coronavirus ci spingerà a cambiare rotta?
«Lo spero. Quello che però deve far riflettere è la connessione tra il virus e zone inquinate».

Ovvero?
«Non credo sia un caso che i contagi si concentrino nella Pianura Padana».

Quindi il virus ha trovato “aria” fertile in Lombardia?
«L’inquinamento è invisibile, non fa rumore, ma provoca ogni anno migliaia di morti. Molti studi stanno dimostrando che da noi il virus si stia sviluppando con una virulenza diversa rispetto ad altre zone. I nostri organismi debilitati dalle polveri sottili spesso non riescono a fornire risposte adeguate alla malattia».

Quando l’economia ripartirà, tornerà il “solito” inquinamento?
«Molti pensano che investire sull’ambiente significhi bloccare l’economia. Nulla di più falso. Al contrario l’indotto intorno alle rinnovabili e alle infrastrutture ecologiche potrà creare nuovi posti di lavoro. Quanti miliardi ci sta costando il coronavirus? Siamo sicuri che se fossimo vissuti in un mondo più sano tutto ciò si sarebbe verificato?».

Vox Populi

«Qui come in Cina»

Arturo Conte

33 anni, ingegnere

Arturo Conte
Arturo Conte

«La situazione che stiamo vivendo porta in tutti noi una profonda tristezza, ma almeno la qualità dell’aria rappresenta una nota positiva. Si respira effettivamente meglio rispetto a due, tre settimane fa. Sembra che anche da noi si stia verificando lo stesso fenomeno che sta interessando la Cina. In fondo la Pianura Padana è il fulcro industriale del paese e il suo blocco determina un miglioramento dell’aria».

«Elemento di riflessione»

Martino Furio

65 anni, dirigente

Martino Furio
Martino Furio

«Nella crisi che stiamo attraversando, il coronavirus sta avendo un impatto positivo sull’ambiente. Obbiettivamente la qualità dell’aria è migliorata, ma il fatto che avvenga a causa di una pandemia dovrebbe far riflettere. E poi non credo che sia un caso che l’epicentro dell’infezione si sia sviluppato in due zone altamente inquinate come la Cina e appunto il Nord Italia. Potrebbe esserci una correlazione».

«Messaggi positivi»

Laura Furlan

53 anni, commercialista

Laura Furlan
Laura Furlan

«Amo Milano e per me l’aria che si respira qui è sempre qualcosa di straordinario. Scendendo negli aspetti tecnici dell’inquinamento non sono certamente un’esperta, ma ho la percezione che in questo periodo la qualità dell’aria sia effettivamente migliorata. È un qualcosa di positivo. E, dato il periodo, abbiamo bisogno come il pane di messaggi positivi che ci aiutino ad affrontare tutto questo».

«Troppo presto»

Massimo Monopoli

50 anni, progettista

Massimo Monopoli
Massimo Monopoli

«È troppo presto per tirare le somme su un effettivo miglioramento dell’aria. Ci sono tanti elementi da tenere in considerazione: dal traffico al riscaldamento, fino alle industrie. E da questa lista non possiamo escludere le precipitazioni atmosferiche. Nei giorni passati ha piovuto, c’è stato del vento e probabilmente tutto ciò ha influito sulle concentrazioni, così come il blocco forzato imposto dall’epidemia».

«Dati non dissimili»

Luca Casamichele

43 anni, direttore di protezione

Luca Casamichele
Luca Casamichele

«Il miglioramento della qualità dell’aria è dovuto certamente alla riduzione del traffico in città. Ce ne possiamo rendere conto dai dati riportati dalle centraline dell’Arpa. Analizzandoli, però, si può anche capire quanto incidano le precipitazioni atmosferiche. Le concentrazioni più basse sono state nei giorni di pioggia, mentre i livelli nelle giornate di sole non erano dissimili da quelli prima dell’epidemia».

«Ma non impareremo»

Michele Accarisi

49 anni, impiegato

Michele Accarisi
Michele Accarisi

«Così, a naso, si respira meglio: sembra quasi di essere a Cortina. Scherzi a parte, penso sia solo una situazione passeggera dettata dall’emergenza coronavirus. Il minore inquinamento è dovuto alla riduzione del traffico. Una volta che saremo finalmente usciti da questa terribile situazione tutto riprenderà come prima, anche la circolazione di mezzi inquinanti. E non avremo comunque imparato niente».

«Ottimisti per il futuro»

Eddy Chiaberge

27 anni, impiegato

Eddy Chiaberge
Eddy Chiaberge

«È innegabile che un miglioramento della qualità dell’aria ci sia stato. La causa è ovviamente la riduzione del traffico e anche la campagna mediatica sta producendo finalmente i suoi effetti positivi. Spero che rimanga un’attenzione all’ambiente anche una volta passata l’epidemia, mi auguro si cerchi di mantenere certi standard qualitativi promuovendo sempre più la mobilità sostenibile».

«Tornerà l’aria malsana»

Ilaria Punto

25 anni, consulente marketing

Ilaria Punto
Ilaria Punto

«Basandomi sulla percezione personale, noto un cambiamento nella qualità dell’aria. Attraverso alcune app ho capito che il miglioramento è effettivo e sembra che sia proprio legato allo stop dovuto al coronavirus. C’è stata un’escalation positiva nel corso dei giorni. Ma credo sia difficile mantenere certi standard qualitativi ed una volta sconfitto il virus torneremo a respirare la solita aria malsana».