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20. 04. 2024 14:26

Chi vuole la pace fiscale?

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Dai commercianti milanesi consultati da Mi-Tomorrow arrivano due messaggi per il Governo: in primo luogo è necessario affinare la comunicazione perché il decreto sulla pace fiscale è materia per lo più ignota proprio alla categoria che più di tutte dovrebbe beneficiarne. In secondo è emerso un aspetto che dovrebbe preoccupare ancora di più l’esecutivo: il provvedimento non scalda i cuori, suscita non poche perplessità dal punto di vista morale e sotto quello dell’efficacia. Per rilanciare l’imprenditoria – è il mantra che ripete in ogni possessore di partita Iva – bisogna fare ben altro perché il fisco presenta ancora ostacoli tali da rendere affannosa anche la corsa che parte con più slancio. Entrando nel merito del decreto, comunque, i provvedimenti vengono considerati come positivi quantomeno per chi si trova in situazioni difficili. C’è solo qualche disappunto per il condono che, come sempre accade, rischia di premiare chi ha fatto il furbo. Tirando le somme, solo il 42 per cento ritiene di aver capito il senso del decreto della cosiddetta “pace fiscale”. In generale, tra molto è abbastanza soddisfatti il provvedimento del Governo arriva al 38%.

CHE COSA PREVEDE LA “BOZZA”

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  • Condono totale delle cartelle, fino a 1.000 euro, che sono state notificate dal 2000 al 2010.
  • Rottamazione delle cartelle, senza sanzioni né mora, dal 2000 al 2017, pagando i debiti in 10 rate in 5 anni.
  • Dichiarazione integrativa, ovvero la possibilità per chi ha presentato la dichiarazione dei redditi di far emergere somme non denunciate pagando il 20%: vale solo per somme non superiori al 30% di quanto dichiarato mentre il tetto massimo è 100.000 euro.
  • Sanatoria delle liti fiscali pendenti: chi ha vinto in primo grado paga il 50% mentre chi ha vinto in appello il 20%.
  • Dichiarazione agevolata per i contribuenti che non hanno aderito alle precedenti rottamazioni: la misura deve essere ancora precisata.

Giulia Ferrante
Imprenditrice, 32 anni
Francamente non so molto, anzi ne so ben poco: ho molto da lavorare e poi non c’è stata un’informazione chiara. Nel merito posso dire che in questo provvedimento ci sono cose buone, lo considero abbastanza positivo anche se personalmente non mi riguarda: ho iniziato l’attività lo scorso anno e sono in regola, perché assieme alla mia collega prestiamo molta attenzione a tutti gli aspetti fiscali.

Giuseppe Cavallo
Commerciante, 38 anni
Non sono al corrente, mi informerò. Mi sembra in generale una cosa positiva anche se ho qualche sospetto: quando lo Stato con una mano ti da una cosa con l’altra te la toglie. Non mi piace solo che chi ha fatto il furbo ora può mettersi in regola. Comunque credo che siano altre le misure per favorire il commercio, come approvare la flat tax e eliminare gli studi di settore e i pagamenti in anticipo dell’Iva.

Barbara Ziviani
Commerciante, 50 anni
Non è molto chiaro questo provvedimento, credo che sia bene fare maggiore chiarezza, il mio commercialista mi ha detto di basarci ancora sulle vecchie regole. Non mi piace il condono perché purtroppo premia chi ha evaso il fisco, chi ha fatto i giochini, pur riconoscendo che ci sono anche coloro che si sono trovati davvero in difficoltà. Credo che la pace fiscale darà un pò di ossigeno, una cartella ce l’hanno quasi tutti.

We Yuezhu
Commerciante, 44 anni
Non so nulla di quanto sta facendo il Governo, di tutto ciò che ha a che fare con il fisco se ne occupa il mio commercialista. Posso dire solo che il livello di tassazione è arrivato a livelli intollerabili, dall’Iva alla Tari negli ultimi anni siamo stati davvero tartassati. Mi auguro davvero che i politici non aumentino ancora le tasse altrimenti non sarà più possibile portare avanti la nostra attività.

«Serve chiarezza anche sulla Flat Tax»
Paolo Galassi (API): «Equitalia ha premiato chi trovava più multe»

Va bene la pace fiscale ma non basta. Paolo Galassi, presidente di API, l’Associazione delle Piccole e Medie Industrie delle province di Milano, Monza e Brianza, Lodi, Pavia, Bergamo e Cremona, chiede al Governo più coraggio e misure più incisive in materia fiscale a favore degli imprenditori e dei lavoratori.

Come giudica il provvedimento del Governo?
«Bisogna vedere come sarà eseguito. Preciso subito che la nostra associazione non è né a favore né contro un Governo, giudichiamo le iniziative che vengono fatte a favore del lavoro e di chi lavora: per intenderci in passato sono stato critico con provvedimenti adottati sia dal centrodestra che dal centrosinistra».

Quanti imprenditori del milanese chiederanno la pace fiscale?
«Non lo so, anche se devo dire che sono tanti coloro che hanno pendenze con Equitalia, anche su cose stupide: purtroppo Equitalia si regge su un principio sbagliato perché premia chi riesce a trovare più multe».

E’ d’accordo con il condono?
«Io ho sempre fatto tutte la cose in regola, non sono mai stato d’accordo con chi pensava di evadere il fisco. Il punto comunque è di correggerlo laddove non va bene».

Cosa propone?
«Il fisco è una questione delicata che colpisce tutti: io sono favorevole a riformarlo perché non va bene com’è congegnato e la prima conseguenza di ciò è il dilagare del nero».

Cosa dovrebbe fare il Governo?
«La questione principale è il cuneo fiscale, su questo bisogna intervenire. E’ una situazione molto pesante per le imprese e per i lavoratori basti pensare che il 40-50 per cento di uno stipendio è pagato dalle aziende».

Da un sondaggio di Mi-Tomorrow emerge che i contenuti del decreto sono poco chiari. E’ d’accordo?
«Questo è un problema che non riguarda solo la pace fiscale, ad esempio ancora non è chiaro l’altro importante progetto sul fisco, la flat tax: non si capisce se sarà applicabile sugli utili o sul fatturato. Altra cosa, l’Iva resterà inalterata oppure aumenterà? Aspettiamo che dalla politica arrivino le giuste indicazioni».

Come categoria avete qualcosa da rimproverarvi?
«Ciò che ha cambiato davvero le cose è stata la globalizzazione, bisognava saperla gestire, seguirla. Non è andata così, dopo la prima repubblica, dopo che la Dc è stata alla guida del paese, è iniziato il periodo negativo».

«Condono va incontro a chi non ce la fa più»
Giovanni Barzaghi (Confartigianato): «Il vero problema è incassare i crediti»

E’ prudente Giovanni Barzaghi, prima di dare giudizi vorrebbe vedere quale sarà la versione definitiva del decreto sulla pace fiscale. Per il presidente della Confartigianato Milano-Monza e Brianza le misure predisposte dal governo devono essere solo un anticipo di quanto è necessario per sostenere una categoria che conosce grandi difficoltà.

Gli imprenditori milanesi sono poco informati del decreto. La sorprende?
«Non mi sorprende, bisognerebbe che le associazioni di categoria facessero informazione, noi siamo impegnati su questo campo: sono reduce da una serata sulla fatturazione elettronica».

Sono anche poco entusiasti…
«Si spiega col fatto che tutte le situazioni in cui è protagonista la politica non suscitano entusiasmo presso gli imprenditori».

Ritiene che ci sia anche qualche perplessità verso il Governo?
«Misure come il reddito di cittadinanza crediamo che siano poco utili, giusto per fare un esempio. Comunque noi facciamo la nostra parte».

Cosa pensa delle pace fiscale?
«E’ un provvedimento atteso, può sostenere tante imprese che in questi anni si sono trovate nella difficile scelta se pagare i dipendenti o lo Stato: le cartelle sono state una cosa indicibile».

Bene quindi anche il condono?
«Si perché va incontro in modo particolare verso coloro che non ce la fanno più. Detto questo sono tanti altri gli aspetti su cui bisogna intervenire per ridare fiato all’artigianato».

Quali?
«Intanto i tempi, è necessario fare chiarezza, si deve avere un rapporto chiaro con lo Stato: non è possibile, faccio un esempio che conosco bene, aspettare 14 anni e sei mesi per chiudere col fisco una procedura di fallimento».

Altri cose da correggere?
«Sono tante, i costi sono assorbenti, i premi dell’Inail sono impossibili, l’Inps è gravosa, in queste condizioni è difficile mantenere l’attività ma chi è arrivato a una certa va avanti lo stesso perché non riesce più a cambiare mestiere».

Quanti artigiani milanesi si avvarranno della pace fiscale?
«Credo che in questo momento il vero problema sia incassare i crediti più che non pagare i debiti, noi siamo una categoria che risponde sempre di persona: è necessario che vengano pagate le fatture».

Vi aspettate molto dal Governo?
«Intanto ci aspettiamo che le cose che stiamo leggendo in questi giorni si traducano in realtà, poi che arrivino altre misure per fare ripartire il mercato».

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