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19. 04. 2024 20:15

Incognita derby, ecco il primo Inter-Milan dell’era Covid

Conte e Pioli costretti dalle nazionali a rivedere gran parte del gruppo solo a poche ore dalla sfida

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Un derby per mille. Pochi spettatori il 17 ottobre alle 18.00, tante preoccupazioni per la pandemia e le rose di Inter e Milan ridotte dalle positività.

Incognita derby, ecco il primo Inter-Milan dell’era Covid

Sei per i nerazzurri, due per i rossoneri, con l’impossibilità di allenarsi in gruppo con tutti gli effettivi arruolabili fino alla vigilia della partita. Antonio Conte ha vissuto due settimane in apnea, dopo la prima positività di Bastoni riscontrata il 7 ottobre. Con il passare dei giorni ha perso per lo stesso motivo Skriniar, Nainggolan, Gagliardini, Radu e Young.

Le buone notizie riguardanti gli impegni con le nazionali sono arrivate guardando i tabellini, infarciti da gol nerazzurri, ma bisognerà dribblare il presumibile acido lattico nei muscoli prima di un tour de force da sette gare in ventitré giorni. Punti fermi saranno Handanovic in porta e la “LuLa” in attacco.

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D’Ambrosio e Kolarov sostituiranno Skriniar e Bastoni, Hakimi e Perisic presidieranno le fasce e in mezzo Vidal, Brozovic, Barella ed Eriksen si giocheranno tre posti per completare lo schieramento. L’escluso di lusso nel quartetto farà da arma a gara in corso insieme a Sanchez. Il cileno ha segnato due gol in due partite con il Cile, ma ha anche preso un colpo nella battaglia contro la Colombia.

Chi sta meglio?

Il Milan, anche solo per numero di disponibili, sta meglio degli avversari. Se da un lato infatti Pioli deve rinunciare a Duarte e Gabbia (positivi al coronavirus) e a Rebic per problemi a un gomito, dall’altro ritrova dopo più di tre mesi di stop capitan Romagnoli al fianco di Kjaer, ma soprattutto il totem Zlatan Ibrahimovic.

Sarà compito del confermatissimo tecnico milanista, uno che con i derby di Milano però non ha mai avuto grande dimestichezza (0 vittorie in 7 gare), non sottovalutare un’Inter che si lecca sì le ferite, ma che lo scorso anno ha vinto due volte su due di cui una chiudendo il primo tempo in doppio svantaggio.

Pioli, ex di turno, ha la possibilità di consacrarsi definitivamente e di mettere fine al tabù nerazzurro che nelle stracittadine dura per il Milan da quasi cinque anni. In termini di classifica, ipotizzando già da ora una lunga rincorsa per la zona Champions, può allungare non solo sull’Inter ma anche sulle due romane e su una tra Napoli e Atalanta, che si affronteranno tre ore prima al San Paolo nello scontro diretto.

I positivi al Covid

INTER

  • Bastoni
  • Skriniar
  • Nainggolan
  • Gagliardini
  • Radu
  • Young

MILAN

  • Duarte
  • Gabbia
probabili formazioni
probabili formazioni

E poi c’è il derby femminile

Appuntamento domenica 18 ottobre alle 12.30 al Vismara anche con la stracittadina rosa: questa volta sarà il Milan a fare gli onori di casa. Le ragazze di Ganz, galvanizzate dalla buona prova contro l’Empoli, punteranno ad ottenere altri 3 punti in ottica Champions (sono ora terze in classifica con 12 punti). Le nerazzurre vengono da un buon pareggio esterno (1-1 contro la Roma), caratterizzato da una grande prova di squadra e proveranno a risalire la classifica: attualmente sono ferme a 7.

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«L’Inter sarà l’anti-Juve»

Francesco Coco
Francesco Coco

Sono giorni particolari per via dei tanti contagi tra le fila dell’Inter, che derby dobbiamo aspettarci?
«I derby sono partite uniche perché può sempre succedere qualcosa, non sempre vince la più forte. Certamente l’Inter è la squadra che più si è rinforzata e che contenderà lo scudetto alla Juventus. Sarà un derby divertente e aperto a tutto anche perché il Milan è la squadra più in forma post lockdown. Lo è da mesi, ormai».

Si vuole sbilanciare con un pronostico?
«I pronostici sono sempre carini, ma non ci si prende mai (ride, ndr). La partita è aperta. C’è grande aspettativa per vari motivi, anche perché se l’Inter vince sorpassa il Milan e se vincono i rossoneri vanno già a più cinque. Sarà un derby caldo, nonostante la quasi assenza di pubblico».

Il pubblico, appunto.
«Penso si debba approfittare di questa situazione per un’iniziativa: dare la possibilità alle curve di esporre le loro coreografie e lasciarle lì in qualche modo per tutta la durata dell’incontro, non solo ad inizio gara come è sempre avvenuto in condizioni “normali”. È sempre stata la parte più bella del derby di Milano».

Di derby giocati, quali ricorda con più e meno piacere?
«In positivo senza ombra di dubbio il 6-0 quando vestivo la maglia del Milan. In negativo quelli di Champions con i due pareggi, che ci estromisero dalla finale».

Più Inter o più Milan?
«Ho tanto rispetto per l’Inter, mi sono trovato bene, ma io sono cresciuto al Milan. Il club mi ha fatto studiare, crescere e diventare uomo. Ho fatto la trafila nel settore giovanile, ho esordito in prima squadra, mi sono fatto conoscere al grande calcio. Il Milan è il club che più mi è rimasto nel cuore e lo sarà sempre».

Dell’esperienza in nerazzurro cosa ricorda?
«Vi arrivai nell’estate del 2002 dopo il Mondiale di Corea e Giappone. In quella campagna acquisti arrivarono con me anche Crespo e Cannavaro. Facemmo un’ottima stagione, uscendo in semifinale di Champions. E comunque l’ombra del 5 maggio non si era ancora assorbita. L’ambiente era depresso».

Cosa cambierebbe della sua carriera?
«Non mi sarei infortunato così spesso (ride, ndr). Non ho rimpianti anche perché tutte le scelte negli anni le ho fatte sempre per tentare di migliorare. Poi nella vita tutto può cambiare in un attimo. Basta avere la serenità interiore di aver fatto la scelta giusta in quel mentre. Mi sono rotto due volte il crociato, ma mi hanno condizionato di più i miei continui infortuni alla schiena».

Cosa può fare il nostro calcio per arrivare al termine della stagione? Crede sia percorribile il modello “bolla” dell’Nba?
«La bolla costi elevatissimi. E poi ci mancano le strutture. Queste sono cose più grosse di me, non ho le competenze. Ma penso anche che la vita non possa fermarsi e che il calcio debba dare un segnale importante».

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«Ibra è un fenomeno vero»

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Thomas Helveg

Conte e Pioli: chi è più in forma, ora?
«I derby di Milano di solito non rispecchiano al 100% lo stato della classifica e, se quest’anno pensiamo che c’è anche di mezzo il coronavirus, tutto diventa ancora più enigmatico. Il Milan sta provando a tornare grande, l’Inter ha già un ottimo livello di partenza: credo sarà un grande derby, molto equilibrato».

Quanto peserà l’assenza di tifo?
«L’ambiente fa il 50% di questa partita. Ricordo il mio primo derby, con la gente che veniva a Milanello già settimane prima per dirci che bisognava vincerlo. Ho capito fin da subito che questa non è una partita come le altre: mi è sempre piaciuto vedere come la gente esprimesse qui bei sentimenti per il calcio».

Ha giocato tanti derby, quale le è rimasto più impresso?
«Ovviamente la vittoria del Milan per 6-0 rimane per me il derby della vita: in quella partita niente andò storto e riuscimmo in una grande impresa. Penso anche alla doppia sfida di Champions League. Non capita spesso di giocare un derby in una fase così avanzata di questa competizione: io posso dire di aver avuto la fortuna di giocarlo e di vincerlo».

Per chi tiferà domani?
«Penso sia normale sentirmi più rossonero che nerazzurro, ma mi auguro che entrambe le milanesi tornino ad essere competitive perché insieme alla Juventus devono dominare in Italia e in Europa, come in passato. Poi ci sono altre buone squadre come Napoli, Roma, Lazio e Atalanta, ma per il bene del calcio italiano mi auguro che Inter e Milan tornino in alto il prima possibile».

Con chi ha legato di più nella sua esperienza al Milan?
«Mi sono trovato benissimo con tutti quanti, anche perché il gruppo era forte. Ero molto legato a Bierhoff, vivevamo nello stesso condominio a Milano e arrivammo insieme dall’Udinese».

Ibrahimovic è l’icona del Milan di Pioli. Dove può arrivare questa squadra?
«Zlatan è un fenomeno vero e lo sta dimostrando ancora una volta. La sua importanza nel Milan si vede non tanto per i gol quanto per quello che ha portato a livello di carattere, di esperienza e mentalità vincente. Il Milan mi piace tanto e sta facendo bene, penso che possa togliersi diverse soddisfazioni in questa stagione».

Ha avuto anche il privilegio di vestire la maglia dell’Inter, seppur per una sola stagione.
«È stata un’esperienza positiva. Ero curioso di conoscere come funzionassero le cose dall’altra parte del Naviglio e ho avuto la possibilità di scoprirlo. Prima ci fu Cuper, poi ritrovai Zaccheroni. C’era un bel gruppo che veniva da anni difficili, ma che centrò la qualificazione in Champions League. Era l’obiettivo stagionale».

C’è un suo connazionale che sta faticando ad imporsi in Serie A: Christian Eriksen. Che idea si è fatto?
«Da noi Christian è un considerato un fuoriclasse. Tutti conosciamo le sue qualità in Danimarca. Forse qualcuno si aspettava un giocatore capace di segnare 25 gol in stagione e di risolvere sempre le partite da solo, ma non può essere così. Penso che Conte possa ancora riuscire a valorizzare le sue grandi qualità».

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