Secondo giorno a Milano: nuovo giro per la città alla ricerca della normalità

Milano si risveglia nel secondo giorno della fase 2: siamo pronti a convivere con il virus?

Dopo tanto attesa è finalmente arrivata. I tecnici la chiamano “fase 2”, ma per i più è un piccolo passo verso la riappropriazione di una quotidianità perduta. Milano si sveglia per il secondo giorno dal torpore del lockdown: specchiandosi nel suo skyline si ritrova diversa, una città a “ritmo lento”.

Regole. L’interrogativo più grande prima del 4 maggio era: «la città reggerà l’urto della ripartenza?». I milanesi si sono ritrovati catapultati in una “nuova normalità” fatta di regole ferree e con le giornate scandite da quella che gli epidemiologi chiamano “convivenza col virus”. Si temeva per i loro comportamenti: in fondo tutti noi siamo spesso spinti a credere nello stereotipo dell’italiano “ribelle”. Invece da ieri mattina un piccolo esercito di persone disciplinate si è ritrovato ad attendere con pazienza il proprio turno davanti i tornelli delle stazioni metropolitane e ferroviarie. Pareva di essere in una  metropoli orientale, ed invece era semplicemente ed orgogliosamente la città della Madonnina.

Voglia di ripartire. Cosa prospetterà il futuro non è ancora dato saperlo. Milano è alla ricerca della sua normalità, e non sa di quanto tempo necessiterà per riottenerla. I primi due giorni di riapertura però stanno dimostrando probabilmente quanto i milanesi siano compatti verso l’obbiettivo comune. Hanno fatto proprio un nuovo vocabolario composto da termini fino a poco tempo fa pressoché inutilizzati: “mascherine”, “distanziamento sociale”, “pandemia”. Le voci fuori dal coro ci saranno sempre, è inutile negarlo: così come non mancheranno nuovi casi di deejay improvvisati al grido di “libertà”. Tuttavia al secondo giorno di fase 2, la gran parte di milanesi ha scelta una via verso la “libertà” alternativa, fatta di rispetto delle prescrizioni e forse di un pizzico di senso di comunità.