Futuro San Siro: rifunzionalizzazione o compromesso?

In medio stat virtus, come al solito: arriverà il nuovo, senza abbattere il vecchio. Ma cosa pensano i milanesi (e le società sportive) di un San Siro a mezzo servizio?

Da un lato Milan e Inter. Dall’altro il Comune. In mezzo la fortezza da conquistare: lo stadio. Nel futuro di San Siro, il progetto per il nuovo stadio acquisisce sempre più le sembianze di una logorante guerra di posizione dove nessuno degli attori sembra disposto a cedere di un passo.

 

Il futuro di San Siro, la trattativa tra club e Comune di Milano

Eppure un timido spiraglio sembra essersi aperto con l’ultimo Consiglio comunale. All’OdG, la valutazione del masterplan presentato dalle due società di calcio nello scorso luglio contenente i prototipi elaborati dagli studi di architettura Manica Sport e Populous.

Un “sì” condizionato. Con 28 voti favorevoli su 37, il Consiglio ha dato il via libera alla considerazione del progetto per il nuovo stadio, finanziato completamente dalle due società pronte a mettere sul piatto una cifra attorno ad 1,2 milardi di euro. Per passare dalle ipotesi ai fatti bisognerà aspettare che la si pronunci attraverso una dichiarazione di pubblico interesse.

Peraltro quello di Palazzo Marino non è stato un “sì” gridato proprio a gran voce, ma circondato da ferrei paletti, primo tra tutti il futuro del vecchio Meazza. A margine della seduta il sindaco Sala non ha esitato a ribadire il suo vecchio pensiero: «Così com’è, il progetto è inaccettabile».

Futuro San Siro incerto. Quale sarà il futuro, dunque? Abbandonata totalmente l’ipotesi della ristrutturazione, la parola “rifunzionalizzazione” sta conquistando i nuovi trend. A molti sembrerà sinonimo di compromesso.

Ed effettivamente come dar loro torto? Tra la volontà dei due club di avere un nuovo stadio e la fermezza del Comune sul non abbatterlo, la nuova idea vede la trasformazione di San Siro in una cittadella dello sport aperta gratuitamente alla cittadinanza.

Saranno costruiti campi da calcetto, da basket ed una pista d’atletica. Un modo alternativo per far rivivere l’area. La vecchia struttura verrà in parte abbattuta, ma alcune parti resteranno in vita come memoria presente e futura della Scala del Calcio.

«Salvarlo non significa solo tenere un monumento, ma anche farlo funzionare», ha precisato il sindaco. Un’ipotesi, tuttavia, che non sembra scaldare particolarmente il cuore dei milanesi. I monumenti sono, in fondo, la testimonianza di un passato glorioso in cui ci si identifica e ci si sente parte di una comunità. E quella del calcio, lo sappiamo, non ha troppa voglia di snaturarsi.

 

Come vedono uno sport district il basket, l’atletica e l’arrampicata?

1 – È favorevole all’idea di uno sport district a San Siro?
2 – Qual è il problema specifico nel vostro settore?
3 – Futuro di San Siro: come si può valorizzare lo spazio destinato alla vostra disciplina?

geas basket - futuro San Siro
geas basket – futuro San Siro

Cinzia Zanotti (Geas Basket)

1 -«Qualsiasi spazio dedicato allo sport per Milano è essenziale. Siamo tantissime società, incontriamo grandi difficoltà negli impianti. Alla base di tutto c’è una mancanza in questo senso».

2 – «Noi lavoriamo su Sesto, ma abbiamo una palestra che dividiamo con il maschile per il minibasket. Se la città di Milano dovesse decidere di fare uno spazio, ben venga. San Siro, al di fuori dello stadio, non ha servizi per altri sport. E personalmente non vedo lo stadio come un’opera d’arte o un museo».

3 – «Bisogna ovviamente capire dove e come vengono destinati questi spazi, ma se diventa qualcosa al servizio di tutti è meraviglioso».

Atletica Riccardi
Atletica Riccardi

Sergio Tammaro (Atletica Riccardi)

1 – «Sarei assolutamente favorevole. L’atletica non e il calcio. Le risorse sono scarsissime. Se quello spazio dovesse essere realmente concesso per un utilizzo continuativo, ben venga».

2 – «Oltre alla questione delle risorse, per correre e saltare sono fondamentali gli istruttori. Sulla pista sarebbe meglio andassero persone qualificate per affiancare chi vuole cimentarsi».

3 – «Sarebbe meglio utilizzare come tramite le società sportive per evitare il caos. Ma credo che siamo ancora all’inizio e dovremo aspettare un bel po’ per avere novità su cui ragionare seriamente».

urban wall
urban wall

Mario Invernizzi (Urban Wall)

1 – «È una cosa positiva perché significa che anche il movimento della scalata si sta evolvendo. Lo dimostra la partecipazione alle Olimpiadi, che ha fatto diventare l’arrampicata assimilabile ad un normale sport di massa».

2 – «Noi investiamo molto per la manutenzione e per una figura professionale che si chiama tracciatore, incaricato di acquistare le prese e cambiarle con una certa frequenza. Altrimenti è come fare una partita di tennis, ma sempre la stessa».

3 – «Eviterei qualcosa completamente all’aperto, meglio costruire una struttura. La più famosa in Italia, ad Arco di Trento, dà in un giardino ma è coperta da un tetto perché le intemperie rovinano le prese e le pareti».

Nuovo San Siro, cosa ne pensano i milanesi?