L’anno sta per terminare ed è arrivato il momento di tirare le somme. Purtroppo i dati riguardanti le attività economiche a Milano non sono rincuoranti: da gennaio fino alla fine di novembre hanno chiuso i battenti ben 1.800 attività.
Dati. A delineare il quadro della “crisi nera” milanese è Confcommercio. In un solo anno la spesa complessiva è passata da 3,4 miliardi di euro a solo 2,7 miliardi di euro. Le conseguenze del Covid comportano crescenti difficoltà nell’occupazione — massiccio ricorso alla cassa integrazione, mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato, drastica riduzione del reddito degli autonomi — difficoltà che hanno acuito la flessione dei consumi.
Allo stesso tempo è aumentata la propensione dei milanesi al risparmio. «È tempo di bilanci con una fine dell’anno molto difficile — commenta Marco Barbieri segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza — L’emergenza sanitaria peggiora una situazione economica gravissima, in particolare per le imprese ancora in lockdown come bar e ristoranti».
Più colpiti. Proprio bar, ristoranti e agenzie di viaggio sono le categorie più colpite dalla crisi. Subiscono rispetto all’anno precedente un crollo del 62,6%, dato che verrà purtroppo confermate con le chiusure di Capodanno.
Le stime indicano che se Milano fosse stata “gialla” il calo si sarebbe potuto contenere fino al 50%. Ma c’è chi ha patito ancora di più dei ristoranti, ovvero il tour operator. Il crollo del loro giro d’affari è stato addirittura dell’80%.
Controtendenza. Le uniche attività che mostrano segnali positivi sono quelle legate al commercio online. A Milano si è registato un aumento numerico del 18,5%, cifre da record spinte proprio delle restrizioni della pandemia. «In ogni caso il 2o2o si chiude con un bilancio drammatico per il nostro sistema produttivo — dice il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli — oltre all’indispensabile vaccino sanitario, c’è bisogno del vaccino economico, cioè di indennizzi adeguati al crollo dei fatturati».