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20. 04. 2024 05:35

Siamo sempre più in silenzio. La musica milanese continua a perdere pezzi: storie di una tradizione che rischia l’oblio

Mi-Tomorrow ha raccolto le storie dei locali live che non ce l’hanno fatta e di chi ci prova ma navigando a vista

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Ormai è un triste dato di fatto: la musica milanese sta perdendo pezzi. Nelle ultime settimane i locali live che hanno annunciato la chiusura sono stati diversi. Dal Serraglio all’Ohibò, fino alla Blues House: tutte realtà storiche che hanno dovuto arrendersi a causa dei troppi mesi di stop e di fronte alle nuove regole anticontagio da dover rispettare.

La musica milanese continua a perdere pezzi: storie di una tradizione che rischia l’oblio

Alcuni lasciano piccoli spiragli per il futuro facendo sottintendere che più avanti potrebbero tornare in altre location, ma sembra più un modo per rendere meno doloroso il distacco dal proprio pubblico, che non ha fatto mancare il suo affetto con messaggi di solidarietà. C’è anche chi ha deciso di non mollare, come il Nidaba o La Scighera, che hanno lanciato raccolte fondi per provare a riaprire in autunno. Senza queste realtà ci sarà sempre meno spazio per scoprire nuova musica, per bersi una birra, per fare due chiacchiere senza dover spendere un capitale. Altri locali hanno riaperto in queste settimane, ma con nuove formule.

Come si cambia. Succede per esempio al Magnolia, che all’Idroscalo cercherà di proporre un formato sostenibile fatto di musica live, ristorazione e arricchito da un centro estivo per ragazzi; il Santeria Toscana 31 propone piccoli concerti nel suo cortile; il Bachelite riparte con dj set all’interno e con pubblico nel dehor, ma per ora deve rinunciare ai live veri e propri. Molti dei club medio-grandi come i Magazzini Generali, l’Alcatraz e il Fabrique hanno annunciato le nuove date dei concerti annullati: quasi tutti slittati alla primavera del 2021.

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Piano Cultura. Intanto il Comune di Milano ha lanciato il Piano Cultura: dal Fondo di Mutuo Soccorso ha destinato due milioni di euro per le realtà che svolgono una funzione culturale. Il punto, però, è che gli spazi dove si fa musica dal vivo rientrano spesso nelle categorie “discoteche” o “bar” e non sono considerati come luoghi di cultura, rimanendo così privi di tutele ed agevolazioni fiscali. È un vuoto normativo che anche l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno ha chiesto a gran voce che venga colmato.

350 milioni

l’ingente somma in euro che il settore della musica perderà in Italia per i mancati introiti dai concerti estivi

600 milioni

la somma in euro di perdite dell’indotto

96

la percentuale di italiani che dichiara di aver sentito la mancanza di eventi dal vivo in questi mesi. Lo dice una ricerca di Assomusica realizzata in collaborazione con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Agis e la società inglese Indigo

30,5

la percentuale di italiani che sta già comprando o comprerà biglietti per spettacoli futuri

Fonte: Assomusica

5 addii

BLUES HOUSE

Nato nel 1992 nella periferia Nord di Milano. «Il Naviglio Martesana, che taglia viale Monza, non è il Mississippi, che scava nel cuore di New Orleans. Ma il blues, anche a Milano, ha una casa». Questa è la presentazione del locale che negli anni ha poi aperto le porte a diversi generi musicali, rock in primis, ospitando più di 5mila concerti, dai Creedence Clearwater Revived a diverse tribute band.

Blues House
Blues House

SERRAGLIO

Gestito da chi prima organizzava i concerti a La Casa 139 di via Ripamonti, dal 2015 in zona Ortica ha lanciato artisti della scena “alternativa” italiana e internazionale prima che venissero conosciuti da una fetta più ampia di pubblico, come Gazzelle e i Canova, ma anche cantautori già affermati che lì hanno fatto le prove per i loro tour, come Daniele Silvestri e i Baustelle.

serraglio
serraglio

OHIBÒ

Affiliato all’Arci, per otto anni in zona Brenta ha ospitato diversi artisti emergenti italiani e internazionali. Ma l’Ohibò non era solo un locale dove si faceva musica. Era un centro di aggregazione, dove si poteva partecipare a corsi di teatro, italiano per stranieri, musica. La programmazione prevedeva anche spettacoli teatrali. Alla notizia della chiusura, il sindaco Giuseppe Sala ha chiamato gli organizzatori.

ohibò
ohibò

SVOLTA

La programmazione musicale, specialmente degli ultimi anni, era incentrata soprattutto sul metal. Ma Il Circolo Svolta è un’associazione nata nel 2009 e che dal 2011 si era stabilita nella sede di via Franchi Maggi a Rozzano. Qui si potevano fare corsi e laboratori per bambini e adulti. Gli spazi erano progettati per essere accessibili anche ai disabili, con il bancone e il bar con differenti altezze d’appoggio e con scivolo.

Svolta
Svolta

BOBINO

Aperitivi e dj set erano gli ingredienti principali del locale di Alzaia Naviglio Grande. A fine gennaio aveva compiuto 10 anni di vita. Citando la frase di Stephen King «Casa è dove puoi ballare con qualcuno e la danza è vita!», il 9 giugno gli organizzatori hanno annunciato la chiusura perché da quattro mesi avevano «smesso di danzare». Non si esclude una riapertura futura in un’altra location.

bobino
bobino

5 speranze

SCIGHERA

Nata nel 2006 in zona Bovisa, fa parte del circuito Arci. È un bar, sala da ballo e concerti, ludoteca per grandi e piccini. Non ha ancora riaperto dopo la fine del lockdown, ma sta facendo di tutto per tornare a settembre: partecipa a bandi per ottenere finanziamenti, sta trattando con la proprietà per l’affitto e ha lanciato una raccolta fondi. A fine giugno erano già stati donati quasi 7mila euro.

Scighera
Scighera

NIDABA

Nel 2021 compirà 25 anni. In questo quarto di secolo il locale di via Gola ha offerto gratuitamente musica blues, rock, folk, soul e country di gruppi italiani e stranieri che si sono succeduti sul suo micro palco. L’atmosfera intima ha fatto il resto. Per poter portare avanti nuovi progetti a settembre i proprietari hanno chiesto aiuto ai clienti, che hanno fatto le loro donazioni attraverso gofundme.

Nidaba
Nidaba

BLOOM

Il locale brianzolo di Mezzago è un vero e proprio mito della musica live. Di qui sono passati, in tempi non sospetti (1989-1990), addirittura i Nirvana. La sua inaugurazione risale al 1987. Questa estate organizza una rassegna di cinema e un festival delle arti a Palazzo Archinti. Nella sua sede ha aperto la pizzeria. Per ora niente musica live. Così ha aperto la campagna di sostegno #salvaBloom.

Bloom
Bloom

CORTE DEI MIRACOLI

La loro campagna di crowdfunding con Produzioni dal basso per uscire dal momento di crisi si chiama Stringiamoci a Corte. Intanto il circolo culturale di via Mortara, gestito dall’associazione La Taiga, da metà giugno ha ripreso la sua attività con concerti, spettacoli di improvvisazione teatrale, presentazioni letterarie e proiezioni di film. Qui c’è anche la sede della casa editrice La Tigre di Carta.

Corte Dei Miracoli
Corte Dei Miracoli

GOGANGA

Dal 2004 in corso Lodi si balla e si ascoltano concerti in un’atmosfera che vuole ricordare i club underground di New York, Londra o Berlino. L’entrata è quasi sempre libera. Per la riapertura in autunno i proprietari stanno aspettando direttive precise, perché ancora non si sa se, quando e come ci si potrà scatenare di nuovo in pista al chiuso. Il locale può contenere 300 persone a ballare e 180 per i concerti.

Goganga
Goganga

Massimo Ricciardo, Nidaba: «Resistiamo per fare cultura»

Da quasi 25 anni il Nidaba è un po’ una mosca bianca nel panorama dei locali che fanno musica dal vivo. Nel suo piccolo spazio in zona Navigli ogni sera propone gruppi blues e rock spesso molto conosciuti all’estero, ma poco in Italia, tutti gratuitamente. Il fondatore Massimo Ricciardo resiste nella speranza di ripartire ad ottobre.

Massimo Ricciardo Nidaba
Massimo Ricciardo Nidaba

Perché non riaprite ora?
«Le regole attuali ci permetterebbero di accogliere poche persone e visto che la nostra capienza massima è di 70 non sarebbe conveniente. Inoltre per me non è concepibile proporre un concerto in queste condizioni, distanti e con le mascherine: la musica è condivisione».

Avete problemi con l’affitto?
«Sono fortunato perché con il proprietario abbiamo trovato un accordo. Anche prima della pandemia comunque la situazione dei locali che fanno musica dal vivo tutti i giorni non era buona: negli anni ho visto sparire tanti luoghi storici. Ai miei colleghi dico di non mollare perché più offerta musicale c’è a Milano e meglio è».

Come è andata la raccolta fondi che avete aperto durante il lockdown?
«Abbiamo pensato di lanciarla perché ho dei progetti per l’autunno legati allo streaming on demand. Al di là dei soldi raccolti, la cosa più bella sono stati i messaggi di affetto che abbiamo ricevuto in quel periodo. Ci hanno dato ulteriore forza per continuare».

Come avete fatto in questi anni a offrire sempre concerti gratuiti?
«Facendo sacrifici: la questione economica va messa da parte. Piano piano negli anni siamo riusciti a farci conoscere anche all’estero e credo fortemente nel nostro ruolo di servizio culturale per la città».

Stefano Fierro, Blues House: «Quella volta con Sagi Rei»

Per dodici anni è stato il proprietario della Blues House, trentennale realtà milanese. Stefano Fierro, a giugno, ha deciso di chiudere definitivamente le porte con il dispiacere di tanti che hanno frequentato il locale di via Sant’Uguzzone.

Stefano Fierro Blues House
Stefano Fierro Blues House

Qual è il motivo principale della chiusura?
«Le sale da concerto come la mia hanno dovuto chiudere già il 22 febbraio, diversi giorni prima rispetto a bar e ristoranti. A giugno era in scadenza il contratto d’affitto dopo 12 anni. Il proprietario lo avrebbe rinnovato, ma dopo tanti mesi senza incassi avevo chiesto una riduzione che non c’è stata. Inoltre devo sostenere le spese per i fornitori, per le utenze e per le tasse. Così sono stato costretto a chiudere».

Non ha pensato di attendere l’autunno?
«Riaprendo, mi sarei trovato comunque un debito di 30mila euro e bisogna aggiungere anche le spese per la sanificazione. Inoltre non è detto che avrei potuto ospitare 200 persone come prima: con le norme attuali, posso arrivare solo fino a 60».

Pensa di dedicarsi a un altro locale in futuro?
«Al momento sono concentrato sulla chiusura del Blues House. Comunque non mi vedrei più come imprenditore in prima linea da solo, al massimo come consulente».

Quali sono i concerti che le sono rimasti di più nella memoria?
«Mi ricordo quando portai Sagi Rei. Anche se aveva venduto 150mila copie, fino a quel momento nessuno gli aveva dato la possibilità di esibirsi dal vivo. Con una delle due date abbiamo fatto il tutto esaurito. Da noi sono passati anche Tullio De Piscopo, Maurizio Solieri, Edoardo Bennato e tanti altri».

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