I milanesi si riprendono la città. Ma così si può?

Nelle FAQ del Governo si legge che si può uscire dal proprio domicilio solo per andare al lavoro, per motivi di salute, per necessità o per svolgere attività sportiva o motoria all’aperto. Come si stanno comportando i milanesi?

Ripartiamo dall’ultimatum diffuso via social venerdì scorso: «O le cose cambiano o sono costretto a chiudere», tuonò il sindaco Beppe Sala, a poche ore dalle immagini che ritraevano i milanesi riversati in massa sui Navigli poche ore prima. Una dura reprimenda ascoltata per metà purtroppo. Perché come è vero che dall’indomani i controlli da parte delle forze dell’ordine si possono considerare quintuplicati, lo stesso non si può per l’affluenza nelle aree circostanti ai celebri canali meneghini e alla Darsena: meno affollate sì (rispetto alle immagini circolate giovedì), ma non proprio deserte e “sicure”.

Il racconto dai Navigli

Venerdì. Dopo le dure parole di Sala, l’aspettativa era quella di trovare le vie vuote, o quasi. Ma così non è stato: a partire dalle prime ore del venerdì pomeriggio non si sono fatti attendere i runner, i ciclisti e i gruppetti di amici che hanno scelto proprio i Navigli per praticare sport o passeggiare all’aria aperta. Allo stesso modo è doveroso registrare che la maggior parte è dotata di mascherina e prova – un po’ “alla carlona”, a dirla tutta – a rispettare le misure di distanziamento sociale, anche se non con il massimo successo: capita di vedere infatti ragazzi seduti sulla stessa panchina a pochi centimetri di distanza, passarsi e bere dalla stessa bottiglia di birra, nonché clienti molto vicini ai banconi del bar, con il resto della fila accalcata dietro e poco ordinata.

coronavirus, fase 2: darsena navigli- movida con presidio della polizia locale
coronavirus, fase 2: darsena navigli- movida con presidio della polizia locale

Locali aperti. A proposito di bar, in zona Navigli sono praticamente gli unici locali aperti insieme alle gelaterie e ai chioschetti, che offrono birra e spritz per favorire il tradizionale aperitivo milanese. Non a caso più ci si avvicina all’orario dell’happy hour, più aumentano le persone. E di conseguenza il lavoro della polizia locale che in maniera piuttosto ligia e costante presidia la zona e invita i cittadini a non stazionare sui muretti o comunque nei pressi dell’uscio dei vari locali, consigliando la circolazione verso aree più spaziose e aperte. Non mancano le proteste da parte dei passanti, «stanchi di stare a casa e di rispettare queste regole ferree, che hanno tutto il diritto di bere qualcosa con gli amici senza continuamente essere disturbati». Insomma, il monito del sindaco – in visita tra le altre cose intorno alle 18.30 e soddisfatto per il miglioramento della situazione – non è ha sortito l’effetto drastico immaginato.

Sabato. L’indomani la solfa sui Navigli non cambia (mentre la Darsena risulta praticamente sgombra, molto probabilmente a causa della presenza fissa di una pattuglia della Polizia Locale). Del resto è sabato, e se da una parte è svanita l’atmosfera di inizio weekend tipica del venerdì pomeriggio, dall’altra si va incontro all’esigenza di relax e di passeggiata all’aria aperta del fine settimana. Atleti da strada, famiglie, coppiette, gruppi di giovani: insomma, ci sono un po’ tutti. Già dalle ore 17 sui Navigli si registra un movimento consistente: piuttosto ordinato e rispettoso delle misure di sicurezza, ma ad ogni modo consistente. Piuttosto, perché capita di trovare i soliti assembramenti nei pressi del bar, così come ragazzi sprovvisti di protezione prontamente fermati e sanzionati dalle forze dell’ordine, ancora più numerose del giorno precedente. E la massiccia presenza di controlli ci consegna di fatto la misura della preoccupazione e dell’impegno da parte del Comune milanese, ma anche della perseveranza da parte dei cittadini.

Opinioni. Interrogando esercenti e milanesi, le impressioni e gli stati d’animo sono contrastanti. Se da un lato si incontrano tanti milanesi insofferenti, stanchi di rimanere rinchiusi nel proprio quartiere dopo i due mesi ininterrotti di lockdown, dall’altro non sono pochi i lavoratori di passaggio o i residenti preoccupati per questo via-vai non irrilevante: «Ha ragione il sindaco, questi sono pazzi. Perché devono venire qui per fare la passeggiata? Stessero sotto casa», ci risponde una signora scesa per portare giù il proprio cane. E poi ci sono i titolari dei locali che – è il gioco delle parti – provano a tirare acqua al loro mulino: «I mass media hanno raccontato falsità, giovedì non c’era la gente di cui si è parlato. Era la stessa di questi ultimi due giorni. Ma è giusto riprendere, con le misure idonee di sicurezza, ma dobbiamo riprendere. Altrimenti moriamo di fame».

coronavirus, fase 2: darsena navigli- movida con presidio della polizia locale
coronavirus, fase 2: darsena navigli- movida con presidio della polizia locale

Il racconto dai parchi

di Marta Mereghetti

Non solo Navigli, anche i parchi ripartono in quarta. Dopo mesi di lockdown, tornano a popolarsi anche le aree verdi della nostra città: mascherine, tanti bambini, sportivi nonché le prime biciclette che aprono le porte all’estate. Una stagione però, questa volta diversa, con i milanesi che hanno compiuto i primi timidi passi verso una normalità che riporta alla memoria la nostra città prima dell’emergenza sanitaria. Le regole sono chiare: mascherina obbligatoria anche durante l’attività fisica, nessun limite sugli spostamenti, distanze di almeno un metro, vietati gli sport di squadra, con le sole pratiche sportive individuali concesse. La fase due ha regalato all’Italia la possibilità di tornare al parco e frequentare spazi aperti, con un appello essenziale al buonsenso di tutti i cittadini. Ma come si stanno comportando i milanesi nei parchi?

coronavirus, fase 2: tanta gente al giardino della guastalla
coronavirus, fase 2: tanta gente al giardino della guastalla

Regole. Il racconto della Milano di questi primi giorni della fase due ritrae una città dalla doppia personalità: il cittadino rispettoso e rigoroso per il bene e la salute collettiva e il milanese che ha mal interpretato questo assaggio di libertà. Anche nei parchi non mancano le mascherine sul mento, i nasi non correttamente coperti o addirittura il volto completamente scoperto. Al bilancio dobbiamo anche aggiungere i primi ritrovi dei più giovani, vogliosi di recuperare le partite di pallone il cui cronometro si è fermato più di cinquanta giorni fa. Oltre ad un ritorno all’attività sportiva per gli atleti dopo settimane di stop, con l’aggravante della mascherina anche durante gli sforzi fisici. Nei parchi sono tuttavia vietati gli assembramenti, difficili da evitare per i più piccoli.

Bambini. Questi ultimi, sotto i sei anni d’età, non hanno l’obbligo dell’utilizzo della mascherina. Ciò permette un movimento più agevole, con la possibilità di respirare una “normalità” che anche a loro sembra lontana e sbiadita. Durante le attività dei più piccoli, però, risulta complicato per i genitori mantenere le distanze con il rischio di creare così assembramenti pericolosi per la diffusione del virus.

Polizia. Nel nostro viaggio nei parchi milanesi nel primo weekend della Fase 2, non è passato inosservato l’operato degli agenti di Polizia Locale. Diverse pattuglie distribuite nelle zone principali dei parchi, agenti in moto o in bicicletta per raggiungere con facilità ogni punto. Qualche sirena per le situazioni più critiche: una sorveglianza costante e vigile, con un’attenzione particolare al rispetto delle distanze e l’utilizzo della mascherina. Diversi agenti hanno inoltre intimato alcuni cittadini ad evitare l’utilizzo delle panchine, in quanto è consentita unicamente l’attività fisica nelle aree adibite. Un monitoraggio fondamentale che sposa il rispetto delle disposizioni, essenziali per il costante e necessario contenimento del diffondersi del virus. Presenze e autorità fondamentali per una città che riparte in punta di piedi.

Paura. Alla paura, che ha contraddistinto la vita dei milanesi nei primi mesi della fase uno e del relativo lockdown, si sono alternati nuovi e diversi sentimenti. La speranza, la necessità di normalità e libertà hanno archiviato una prima fase critica. Ora c’è spazio per qualche sorriso costretto sotto la mascherina senza però dimenticare i timori passati. Gruppi – a distanza – ritrovati, qualche gomito-gomito che ha sostituito i “cinque” tra gli amici, le corse dei bambini, una boccata d’aria per i più anziani. Tutto ciò, con prudenza, attenzione, senso civico, rispetto.

Sicurezza. Ma, senza paura. Le disposizioni dettate garantiscono la sicurezza dei cittadini, obiettivo primario e unica costante: il milanese lo sa e abbraccia con speranza queste direttive. Se è vero che la normalità ha un valore, il prezzo è variabile: dipende dal buonsenso. La precauzione non è sinonimo di paura, Milano si risveglia sotto un cielo azzurro: si riparte da qui.

coronavirus, fase 2 : tanta gente al parco sempione e castello sforzesco
coronavirus, fase 2 : tanta gente al parco sempione e castello sforzesco

Che cosa dicono le FAQ del Governo?

Si può uscire per fare una passeggiata?
Si può uscire dal proprio domicilio solo per andare al lavoro, per motivi di salute, per necessità o per svolgere attività sportiva o motoria all’aperto. Pertanto, le passeggiate sono ammesse solo se strettamente necessarie a realizzare uno spostamento giustificato da uno dei motivi appena indicati. Ad esempio, è giustificato da ragioni di necessità spostarsi per fare la spesa, per acquistare giornali, per andare in farmacia, o comunque per acquistare beni necessari per la vita quotidiana, ovvero per recarsi presso uno qualsiasi degli esercizi commerciali aperti.

Inoltre, è giustificata ogni uscita dal domicilio per l’attività sportiva o motoria all’aperto. Resta inteso che la giustificazione di tutti gli spostamenti ammessi, in caso di eventuali controlli, può essere fornita nelle forme e con le modalità consentite. La giustificazione del motivo di lavoro può essere comprovata anche esibendo adeguata documentazione fornita dal datore di lavoro (tesserini o simili) idonea a dimostrare la condizione dichiarata. In ogni caso, tutti gli spostamenti sono soggetti al divieto generale di assembramento, e quindi all’obbligo di rispettare la distanza di sicurezza minima di un metro fra le persone.

L’accesso a parchi e giardini pubblici è consentito?
Sì. L’accesso del pubblico ai parchi, alle ville e ai giardini pubblici è consentito, condizionato però al rigoroso rispetto del divieto di ogni forma di assembramento nonché della distanza di sicurezza interpersonale di un metro. Non possono essere utilizzate le aree attrezzate per il gioco dei bambini che, ai sensi del nuovo D.P.C.M. restano chiuse. Il sindaco può disporre la temporanea chiusura di specifiche aree in cui non sia possibile assicurare altrimenti il rispetto di quanto previsto.

Posso utilizzare la bicicletta?
L’uso della bicicletta è consentito per raggiungere la sede di lavoro, il luogo di residenza o i negozi che proseguono l’attività di vendita. È inoltre consentito utilizzare la bicicletta per svolgere attività motoria all’aperto. In ogni circostanza deve comunque essere osservata la prescritta distanza di sicurezza interpersonale.

Come devono svolgersi i servizi di asporto di cibi pronti effettuati dalle attività di ristorazione o somministrazione?
Coni gelato, cappuccini e tranci di pizza, etc. non potranno essere consumati nell’esercizio né in prossimità dello stesso, per evitare assembramenti. Per tali ragioni, e per fare rispettare la distanza interpersonale di un metro, è possibile per i rivenditori dotarsi di un bancone per la consegna della merce all’ingresso dell’esercizio, o altrimenti contingentare l’accesso nell’esercizio, anche attraverso dispositivi “eliminacode” o prenotazioni, al fine di far rispettare la predetta distanza interpersonale di sicurezza.

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E’ l’ordinanza della Regione Lombardia che ribadisce l’obbligatorietà dell’uso delle mascherine, o indumenti utili a coprire naso e bocca e alcune disposizioni per i mercati all’aperto, per il commercio al dettaglio e per altre attività economiche.

Renato Saccone, Prefetto di Milano
Renato Saccone, Prefetto di Milano

«Nei controlli viene dedicata particolare attenzione soprattutto a due elementi: l’obbligo di indossare la mascherina vigente in Lombardia e il divieto di assembramento. Ma quello che serve è più consapevolezza»
Renato Saccone, Prefetto di Milano