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29. 03. 2024 02:44

Caro Sindaco, ti scrivo: la penna agli studenti del “Donatelli-Pascal”

Nuovo appuntamento con il liceo “Donatelli-Pascal” di viale Campania: gli studenti diventano giornalisti per un giorno

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Nuovo appuntamento in collaborazione con il liceo “Donatelli-Pascal” di viale Campania: Mi-Tomorrow offre le sue pagine ad una redazione di diciassettenni tra paure del presente e speranze per il futuro. Con richieste precise al sindaco di Milano

Si faccia sentire

di Giacomo Grillo

Le tre parole di oggi? Scoprile in newsletter!

Buongiorno sindaco,

Personalmente trovo errato colpevolizzarla per gli ultimi avvenimenti accaduti, ho letto molti accanirsi contro di lei per le decisioni prese. Penso che lei abbia fatto degli errori da quando è al comando di Milano, a partire dall’Area B (che obbliga le persone che magari non se lo possono permettere a cambiare macchina) e da tutte le nuove piste ciclabili costruite in mezzo alla strada, ma in questo caso non penso Le si possano imputare colpe.

Sappiamo bene come anche lei abbia espresso la sua contrarietà a queste disposizioni, anche confrontando le diverse situazioni tra regioni. Ovviamente potremmo arrabbiarci per la gestione dei mezzi di trasporto pubblici che ritengo superficiale, ma io non mi sento di farlo: dovremmo prendercela molto di più e contestare più vigorosamente i vertici del nostro governo.

Detto questo, penso che Milano e l’intera Italia non si possano permettere un altro lockdown e che bisognerebbe trovare la giusta formula per riuscire a contenere i contagi non obbligando a chiudere realtà a rischio come bar e ristoranti, con un decreto ambiguo, incompleto e incoerente.

Da ragazzo di 18 anni, Le chiedo come sia possibile far chiudere attività di ristoro lasciando aperti parrucchieri, profumerie e negozi di intimo: se un locale rispetta le norme, è giusto che rimanga aperto, sia che venda profumi o altro. Spero ardentemente che là in cima aprano gli occhi evitando ulteriori restrizioni che, al posto di fare del bene, stanno solo facendo peggio.

La ringrazio in anticipo e le chiedo di aiutarci a farci sentire dalle persone che sembrano fare di tutto per ignorarci.

Ci servono maggiori tutele

di Zakarias Lombardo

Caro sindaco Sala,

L’attuale situazione generale è decisamente grave, tutto sommato si poteva anche evitare di arrivare a questo punto se solo lo Stato non si fosse limitato ad affidarsi alla buona volontà delle persone.

Il dado è tratto e ormai non serve stare a rimuginare sugli errori commessi da tutti, in primis da noi cittadini. Tutti abbiamo sottovalutato questo virus, lavandocene le mani delle indicazioni che ci sono arrivate mese dopo mese. Ci sarà chi critica o meno le istituzioni per la decisione di imporre nuove limitazioni, ma mi sento di dire che un lockdown totale non sia la scelta da prendere in considerazione, soprattutto se non si è in grado di risanare le perdite di coloro a cui viene tolto il diritto di lavorare.

Certo è che una libertà sfrenata, considerando il momento che stiamo attraversando, non è accettabile se non si vuole arrivare a un punto di non ritorno. Il coprifuoco è la decisione più saggia, ma non si può pensare che basti questo per fermare una pandemia. Dovrebbero essere tutelati anche i lavoratori e gli studenti come noi, aumentando realmente il numero di mezzi di trasporto in circolazione o, per lo meno, contribuendo a distribuire il flusso delle persone in una determinata fascia oraria diluendo orari di entrata e uscita.

Le scuole non devono mai essere chiuse, assolutamente. I ragazzi hanno bisogno di un’interazione sociale costante, in un ambiente che, peraltro, diventa veicolo di virus solo per chi lo porta da fuori. Non possiamo essere abbandonati a noi stessi in didattica a distanza, sebbene oggi sia inevitabile che accada. Servono regole forti, efficaci e che ci tutelino. Ad ogni livello.

Qui, tra paura e sfiducia

di Niccolò Freri

Niccolò Freri
Niccolò Freri

Caro sindaco,

L’inevitabile è ormai accaduto, suscitando in questo momento – forse più che mai – dubbi, smarrimento e pessimismo. Milano si riconferma nell’occhio del ciclone della pandemia, epicentro di paura e sfiducia, condannata all’indecisione di un’amministrazione abbandonata dal governo a contrastare l’impatto travolgente di un mostro invisibile, rispetto al quale il nostro Paese è apparso cieco nei pronostici, sebbene assolutamente prevedibili.

Si è cercato di rimediare con immediata prontezza, forse evitando il baratro del “troppo tardi”, anche se oramai i problemi alla radice appaiono chiari: sono il qualunquismo e l’indifferenza della gente, che ancora dopo quasi un anno dall’inizio della pandemia, continua a negare la più totale evidenza dei fatti.

Solo pochi giorni fa negazionisti, complottisti ed estrema destra hanno sfilato sostenendo tesi infondate, disinformazione violenta e figlia di una profonda insoddisfazione rispetto al sistema: perché il governo non si schiera? Perché non agisce almeno per limitare questa vera e propria violenza al buon senso umano che, nonostante morti e disperazioni, continua ad avere sempre più peso? Si dovrebbe intervenire, ovviamente non agendo contro la libertà di espressione, ma per la preservazione del buon senso.

Il profondo disagio provato dagli studenti nello stare, forzatamente, in trasporti affollati senza alternative era già noto già dalle prime settimane di settembre, eppure ancora non si è trovato un piano efficace: dei possibili incastri con gli ingressi scolastici, degli investimenti sull’ottimizzazione dei mezzi di trasporto, dell’incentivazione ad utilizzare trasporti alternativi, si è parlato molto ma messo in pratica solo in minima parte.

Un nuovo lockdown appare per certi aspetti necessario quanto desolante: mi aspetto solo che la più buia delle ipotesi sia almeno organizzata con efficienza e solidarietà, in modo tale da non lasciare sole migliaia di persone.

È un tira e molla da incubo

di Miriam Papetti

Miriam Papetti
Miriam Papetti

Gentile sindaco Sala,

Sono una studentessa di diciassette anni del liceo scientifico Donatelli-Pascal, le sto scrivendo questa lettera perché mi piacerebbe condividere con lei le mie idee sul momento che sta vivendo il nostro Paese.

Reputo il parere di noi ragazzi molto importante in quanto rappresentiamo uno degli anelli sociali più deboli: la scuola. Con il nuovo decreto si è tornati alla didattica a distanza per gli alunni dalla seconda media fino alla quinta superiore, anche se le scuole secondarie di secondo grado stavano già svolgendo la didattica mista dal 26 ottobre.

Sentirsi privati in questo modo di alcuni diritti base distrugge molte speranze. La ringrazio per lo sforzo che ha fatto per tenere le scuole aperte, ma capisco che la chiusura sarebbe stata imminente. Questo tira e molla tra la didattica in presenza e quella a distanza ha solo creato tra noi studenti tanta illusione, un sogno che si è trasformato in un nuovo incubo.

Un incubo che per molti inizia sui mezzi di trasporto pubblici, prima dell’entrata a scuola: sempre affollati, sempre troppo pochi. Ora come ora capisco la necessità di questo nuovo confinamento, ma allo stesso tempo mi chiedo come mai non siamo riusciti ad evitarlo.

Mi addolorano le accuse formulate dai “più grandi”, secondo cui noi ragazzi saremmo incoscienti. Ebbene, noi siamo i primi a volere la fine di questo periodo terribile perché, come detto, ci sentiamo privati della nostra libertà. Sentire queste accuse è davvero pesante, anche perché alle volte sono proprio i “più grandi” ad essere irresponsabili: pensiamo ai negazionisti, a quella categoria di persone – spesso formata da adulti – che pensa che il coronavirus non esista e crea assembramenti in piazza con proteste contro lo Stato. Tutti abbiamo le nostre colpe e lo stesso obiettivo: ritrovare la “normalità”.

Un po’ come nel calcio…

di Giacomo Gazzaniga

Giacomo Gazzaniga
Giacomo Gazzaniga

Egregio sindaco,

Sono estremamente felice di avere la possibilità di scriverLe, un’opportunità non da tutti. A malincuore, ritengo che la DAD sia inevitabile, l’afflusso di studenti alle scuole è troppo grande rispetto alle possibilità di cui dispone il sistema dei trasporti milanese e diventa impossibile mantenere il distanziamento.

Lo dico, ripeto, a malincuore poiché ritengo che una delle cose più belle per ogni studente sia costruire e mantenere un buon gruppo-classe, Le assicuro che a questa sensazione ci ho fatto caso solo dopo essere stato davanti al mio computer, assistendo alle prime lezioni a distanza. Credo sia corretta la decisione di applicare la DAD solo per i ragazzi più grandi, visto che riescono a badare a se stessi da soli senza che i genitori debbano stare a casa dal lavoro per controllarli. Un nuovo lockdown totale, come quello verificatosi a marzo-aprile, è insostenibile, ma anche la chiusura totale della sola Milano sarebbe insostenibile perché la nostra economia è troppo importante anche per tutto il Paese.

L’attenzione e la responsabilità di ognuno di noi, caro sindaco, fanno la differenza: la consapevolezza di essere parte di una comunità dev’essere chiara in ognuno dei 1.396.059 milanesi (dati aggiornati al 31/12/2019) perché uno vale uno e fa la differenza. Rivolgo questo discorso a Lei, signor sindaco, perché ritengo che il suo ruolo è sì fondamentale per evitare il tracollo sanitario, ma purtroppo l’attenzione, la consapevolezza, la responsabilità non sono trascrivibili sotto forma di decreto e non si può dare la multa a chi ancora oggi non ne è dotato.

Questo per dire che, a mio parere, le decisioni da Lei prese non sono state così sbagliate, ma purtroppo è un po’ come nel calcio: se i giocatori sono scarsi, ci può essere anche l’allenatore migliore al mondo, ma la squadra spesso fatica a vincere. E ovviamente il capro espiatorio è sempre l’allenatore. Questo è il mio pensiero, spero di non averLa annoiata.

Con immenso piacere.

Cosa cambierebbe?

di Eleonora Galbiati

Egregio sindaco,

Le scrivo questa lettera per poter esprimere una mia personale opinione riguardo ai provvedimenti presi per combattere la pandemia. Innanzitutto, siamo sicuri di aver fatto il possibile perché un nuovo lockdown non stravolgesse di nuovo la Lombardia e soprattutto la nostra Milano?

Premetto che credo non sia stata messa mano alla mobilità come si sarebbe dovuto, soprattutto nei mesi dopo il primo lockdown. Mi chiedo, ad esempio, perché siano stati temporaneamente rimossi i cosiddetti “bollini” che garantivano il rispetto delle regole del distanziamento. Sarebbe servito avere a disposizione più autobus e più tram o, per lo meno, aumentare la frequenza delle corse, dimezzando le attese e azzerando gli assembramenti.

Durante l’estate abbiamo sentito parlare spesso delle ingenti somme spese per garantirci le lezioni in presenza completamente in sicurezza. Eppure, nonostante questi sforzi, le scuole sono state tra le prime a chiudere. Nei mesi scorsi, ammetto, ho visto anche radi controlli in città.

Si potevano contare sulle dita di una mano le attività che facevano rispettare davvero le regole igieniche e sanitarie, eppure di interventi se ne sono verificati ben pochi. Così come poche erano le mascherine. La sensazione? Questa seconda ondata ce la siamo voluta. Tornasse indietro, cosa cambierebbe?

In breve

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