«Le chiusure sono ormai insostenibili dal punto di vista economico: serve una road map per la riapertura di negozi, bar, ristoranti, mercati. E serve subito».
Così il vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia, Carlo Massoletti, che sottolinea come «le imprese del terziario lombardo non possono più sopportare chiusure indiscriminate e che, in alcuni casi, hanno dato vita a profonde distorsioni tra le stesse attività economiche a fronte di sostegni che, a tutti gli effetti, non sono stati né sufficienti né tempestivi. Dopo un anno e due mesi non è ammissibile che l’unica strada per contenere l’emergenza sanitaria sia, ancora, solo ed esclusivamente la chiusura delle imprese di commercio, servizi e turismo», afferma Massoletti che aggiunge «questo, peraltro, a fronte anche di una comprensibile esasperazione dei cittadini che hanno voglia di superare blocchi e restrizioni, indipendentemente dalla chiusura delle attività economiche».
Bilancio. «Le imprese lombarde, solo dal primo gennaio, hanno dovuto sopportare 65 giorni di fortissime restrizioni: in dettaglio 35 giorni di zona rossa e 30 in arancione – ha aggiunto -. Di fatto, un blocco pesantissimo per due giorni su tre. Senza dimenticare che anche la zona gialla incide pesantemente sui fatturati: pensiamo ad esempio alla ristorazione chiusa la sera, o a tutte quelle che attività, come ad esempio le palestre, di fatto mai riaperte. Il conto? Anche per difetto, parliamo di non meno di 4 miliardi e mezzo bruciati dal terziario lombardo solo in questa parte del 2021».
«A ciò bisogna aggiungere il crollo verticale di tutto il comparto dell’accoglienza, con la maggior parte degli alberghi chiusi e fatturati crollati del 90% e la seconda Pasqua trascorsa in lockdown. Il sistema, così, non regge».
Manifestazione. Intanto da oggi Fiva Confcommercio Lombardia ha proclamato lo stato d’agitazione dell’intera categoria degli ambulanti e a Milano nei mercati Crema/Piacenza e Largo V Alpini, gli ambulanti non alimentari, senza effettuare l’attività di vendita, allestiranno i loro posteggi per dimostrare che i mercati all’aperto sono sicuri.
«Non possiamo sperare solo che si passi dalla zona rossa a quella arancione – spiega Giacomo Errico, presidente di Apeca e Fiva Confcommercio -. Dobbiamo lavorare, vogliamo lavorare e abbiamo già dimostrato di poterlo comunque fare in totale sicurezza. Riaprire pienamente i mercati e le fiere si può e si deve».