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28. 03. 2024 09:19

World radio day: allacciate gli auricolari

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In radio stat virtus: Aristotele ci perdonerà la presa in prestito di una delle sue massime più celebri, che, un po’ modificata, ben si presta a introdurre il World radio day (diamundialradio.org), in programma domani.

Istituita dall’Unesco nel 2012, la giornata è un’occasione per celebrare il contributo della radio al dibattito democratico attraverso l’informazione, l’intrattenimento e l’interazione con gli ascoltatori, ma anche per sostenere la collaborazione internazionale tra le varie emittenti, incoraggiando la creazione di reti e comunità per promuovere l’accesso alle informazioni, la libertà di espressione e l’uguaglianza di genere; tutte cose di cui oggi c’è gran bisogno.

Perché proprio il 13 febbraio? Perché è il giorno in cui, nel 1946, fu fondata la radio delle Nazioni Unite. Dopo aver riflettuto l’anno scorso sul rapporto tra radio e sport, il World radio day 2019 si concentra su dialogo, tolleranza e pace, evidenziando il potere della radio nel promuovere la comprensione e la costruzione di comunità solide, rafforzando la diversità; un alleato per contrastare gli appelli alla violenza e la diffusione dei conflitti, specialmente nelle regioni potenzialmente più esposte a tali rischi.

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È vero, la mente va subito a Paesi lontani, ma il tema è di assoluto rilievo anche alle nostre latitudini e la radio, con oltre un secolo di vita alle spalle e quella sua innata capacità di raggiungere tutti, è il mezzo migliore per promuovere dialogo e tolleranza. Un’attrice protagonista e in splendida forma (vedasi alle voci credibilità e introiti pubblicitari), nonostante molti negli anni l’abbiano data per spacciata.

Certo, non è tutto rose e fiori, anche in Italia: sul tavolo ci sono, tra l’altro, la sfida del digitale (e di nuovi competitor come Spotify), le diverse modalità di fruizione e il sempiterno nodo delle concessioni per le frequenze.

Mentre all’orizzonte s’intravedono le celebrazioni per il primo secolo di trasmissioni nel nostro Paese (nel 2024), il World radio day diventa occasione anche per riflettere sulle tante criticità che portano le radio, piccole e non, a chiudere; problemi di soldi, certo, ma anche, spesso, di mancanza di una visione strategica. Un peccato, anzi un crimine, perché una voce zittita, una luce che si spegne contribuisce ad alimentare quel silenzio, quel buio, quella stanca omologazione che tanto fanno male.

L’anticipazione
Radiocity Milano dal 31 maggio

Dal 31 maggio al 2 giugno tornerà in piazza del Cannone Radiocity Milano (radiocitymilano.it), il festival mondiale delle radio ideato da Filippo Solibello e prodotto da Punk for Business, giunto alla quinta edizione, che porta a Milano i programmi, deejay, conduttori e giornalisti più amati della radiofonia italiana e internazionale. Anche Mi-Tomorrow, attraverso “Falla Girare” con Radio Reporter, dirà la sua.

Il mezzo più credibile
Più affidabile di tv e web

La radio, col 69,7 per cento delle preferenze, è ritenuta il più affidabile tra i mezzi d’informazione: precede televisione, giornali, siti web e social network. Emerge dal 52° rapporto Censis sulla comunicazione. Sono soprattutto gli over 65 (72,5%) e le persone con un livello d’istruzione più elevato, diplomati e laureati (71,2%), a riconoscere alla radio questo primato di credibilità. I radioascoltatori sono il 79,3% degli italiani. AR

La radio? Rende
Pubblicità in crescita del 5,5%

Fatturati pubblicitari sopra quota 363 milioni di euro, in crescita del 5,5% sul 2017: il 2018 è stato un anno positivo per la radio, secondo la fotografia scattata dall’Osservatorio Fcp-Assoradio. Bene, anche se in misura minore, la pubblicità online, che ha archiviato lo scorso anno con un progresso del 4,3%. Il mobile, per la prima volta, ha acquisito una quota rilevante nel settore, oltre un quarto del totale.

A noi le orecchie
RTL 102.5, RDS e Radio Italia al top

Nell’indagine Radio Ter relativa al secondo semestre 2018, il totale degli ascoltatori del mezzo radiofonico ha raggiunto quota 34.856.000 unità nel giorno medio (44 milioni nei sette giorni, 6,5 milioni nel quarto d’ora medio), in linea con il trend annuale misurato dal Tavolo editori radio. Pochi scossoni ai vertici della classifica delle emittenti, con il podio – sia nel secondo semestre del 2018, sia nel totale anno – composto da Rtl 102.5 (7.933.000 nel II semestre 2018), Rds (5.490.000) e Radio Italia (5.308.000).

«In Africa per dare voce a chi non ce l’ha»
Marco Camozzi (Radio Marconi): «Per sopravvivere serve identità»

A tu per tu con Marco Camozzi, responsabile di produzione a Radio Marconi, l’emittente della Diocesi di Milano, e dal 2001 “inviato speciale” di varie realtà per installare emittenti radiofoniche cattoliche in terre di missione, soprattutto in Africa.

Come è nato il tutto?
«Dalla richiesta di padre Renato Kizito Sesana, missionario comboniano, che voleva aprire la prima radio cattolica a Nairobi, in Kenya. Ci sono voluti due anni prima di ottenere l’autorizzazione, ma alla fine l’impresa è riuscita, anche grazie all’associazione milanese Amani».

Ci sono stati, poi, tra gli altri, Guinea-Bissau e Sudan: quanti viaggi hai fatto?
«Solo in Kenya otto. Ci sono stati, poi, i viaggi per l’organizzazione di nove emittenti in Sud Sudan e quelli in Guinea-Bissau, dove ho contribuito a realizzare tre stazioni, collaborando, tra gli altri, con i missionari comboniani e il Pime. L’anno scorso sono stato in Uganda, Nigeria e Sudan».

Non sono mancati momenti critici…
«Nel 2008 in Sudan l’esercito si mise a sparare sulla popolazione, uccidendo 150 persone: io stavo lavorando sulla torre, sul campanile della cattedrale, e mi dovetti nascondere. Continuammo a lavorare con il coprifuoco e grazie al personale dell’Onu».

Quale il lascito più bello di queste esperienze?
«Sicuramente il calore della gente: la voglia delle persone di imparare e di far conoscere al mondo le proprie condizioni sociali e di vita».

In questo la radio ha ancora un ruolo rilevante…
«In questi contesti africani la radio fa quello che dovrebbe fare e che faceva in Italia agli albori, con un valore aggiunto: dà voce a villaggi e comunità che, altrimenti, non potrebbero farsi sentire da nessuno. C’è, poi, un grande valore educativo: ci è capitato di organizzare programmi con consigli su come gestire le gravidanze delle giovani donne, come affrontare le malattie, cosa fare in caso di bombardamenti aerei».

Nell’Italia di oggi, invece, com’è messo il settore?
«Ci sono centinaia di realtà, dalla più piccola alla più grande, alcune in salute, altre meno: dominano i grandi network, ma resistono realtà locali che in certi contesti sono molto forti, specie laddove i colossi nazionali non arrivano bene. È un quadro piuttosto variegato: sono cambiate le modalità di fruizione, ma il panorama non è messo male. Ci sarà, a mio avviso, un’ulteriore scrematura quando il Dab e le nuove tecnologie faranno la differenza: chi riuscirà a innovare sopravvivrà».

I competitor digitali, Spotify su tutti, sono nemici della radio o una convivenza è possibile?
«C’è un’evoluzione in atto: quando sono arrivati, tutti ci siamo spaventati perché, in effetti, la possibilità di creare playlist gratuite e fare dell’ascoltare un deejay ha cambiato le carte in tavola, generando un po’ di disamore nei confronti delle radio tradizionali. Gli ascoltatori, tuttavia, ci sono e sono tanti, perché la radio dà quello che Spotify ancora non riesce a offrire, in primis le parole, sempre più importanti. Credo che il settore si settorializzerà sempre più con la nascita di radio all news, radio sportive, eccetera. Per sopravvivere, bisogna avere una propria identità e riconoscibilità». AR

Da sette anni on-air
Pradelli e Di Rienzo ogni domenica su Radio Reporter

Anche Mi-Tomorrow è un po’ radiofonico. Il quotidiano della Milano di domani è sempre on-air ogni domenica su Radio Reporter (fm. 103.7) su Falla Girare, varietà in onda dalle 15.00 alle 18.00. Dai rinnovati studi di Mazzo di Rho il direttore responsabile di Mi-Tomorrow, Christian Pradelli, e il condirettore, Piermaurizio Di Rienzo, insieme a Manuela Sicuro, tengono compagnia agli ascoltatori divagando tra attualità, sport, cultura e tanta musica. Ogni domenica le segnalazioni per il tempo libero a Milano sono targate Mi-Tomorrow, anche con il coinvolgimento diretto dei collaboratori del giornale.


www.mitomorrow.it

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