Dialogo con Andrea Pinna: «La vita perfetta lasciamola a Barbie»

Dialogo con Pinna, reduce dal suo primo romanzo I panni degli altri: «Vedo in giro tanta finta positività: non abbiamo paura a mostrarci veri»

Andrea Pinna. I panni degli altri narra la storia di Eugenio: giovane diplomato di Cagliari, con una forte passione per la moda, decide di andare contro la volontà dei suoi genitori e della società di provincia che lo circonda per inseguire i suoi sogni.

«È un messaggio importante, in un mondo di ipocrisia». Parola di Andrea Pinna, punto di riferimento sui social con le sue “perle” e ora all’esordio da romanziere.

 

Dialogo con Andrea Pinna: «La vita perfetta lasciamola a Barbie»

Che traguardo rappresenta questo libro?
«È stato pensato tanto tempo fa, scritto in un momento difficile: lo percepisco come una rinascita. Mettiamola così, è stato un fulmine a ciel sereno in senso positivo».

Come si supera un momento negativo?
«Bisogna chiedere e accettare un aiuto, prima di tutto. È una cosa che non va così di moda quanto dovrebbe. Bisogna anche lavorare sulla propria persona, apprezzando ogni sfumatura. Sui social si sbaglia qualcosa».

In che senso?
«C’è una finta positività. Non facciamoci problemi a dire che qualcosa non va. La vita è bellissima, ma ci sono dei momenti in cui non ti fa impazzire. È una cosa che va detta, ognuno ha problemi proporzionali alla propria vita».

Oggi come ti senti?
«Molto bene, sto leggendo molto. Mi spaventa l’arrivo dell’estate. È debilitante. Quando fa caldo, la temperatura non è gestibile. A Milano soffro particolarmente, essendo sardo sono abituato al vento. E qui non c’è…».

La tua Sardegna è protagonista del romanzo. Cosa puoi anticipare?
«Il messaggio del mio libro riguarda un momento molto delicato della vita di ognuno di noi che, secondo me, non ha abbastanza rilievo. Si tratta della fine delle scuole superiori, momento in cui non si ha idea di cosa fare nel futuro».

In che senso?
«Ho voluto raccontare il patema di una persona che vive nel dubbio, mentre gli altri sanno tutto e hanno tutte le risposte. I nostri genitori sono di un’altra generazione, le cose sono cambiate completamente. Bisogna un po’ lasciarli perdere».

Quanto c’è di te in Eugenio?
«Non tantissimo. È della mia città, ci sono delle cose che mi ricordano. Ma lui ha una vita più piena ed energetica».

La vita avvincente resta un mito, ma è una cosa che realmente vogliamo?
«Secondo me c’è una via di mezzo. Io sono molto pigro ad esempio, ho poca voglia di fare. Ma nella mia pigrizia ho viaggiato tantissimo e mi sono trovato molto bene. Ci sono cose che bisogna tentare, non tutto ciò che è avvincente ci piace».

Quando è nata l’idea del libro?
«È nata quando mi sono confrontato proprio con una mia compagna di banco del liceo, che è una scrittrice. Mi ha spronato perché per me è un salto nel vuoto, non ero abituato. Ho avuto un ottimo supporto per un’esperienza così difficile».

Quanto ha influito il tuo stato d’animo su quello che hai scritto?
«Quando sei depresso non scrivi nulla, quindi quando ho iniziato stavo abbastanza bene. Il mio stato d’animo ha influito sul tempo che ci ho messo».

A chi consiglieresti di leggerlo?
«È un romanzo leggero, una lettura estiva. Lo consiglio a tutti, non ha la pretesa di essere un libro pesante».

Le “ochette” (così Pinna chiama i suoi follower, ndr) sembrano gradire.
«Ero convinto di essere fortunato, ma ho scoperto di essere super fortunato. Per motivi miei di salute ho mollato un po’ il colpo, purtroppo non sono un attore e non riesco a fingere. Ho passato dei mesi in cui ho trascurato chi mi segue sui social. Ebbene, mi sono stati ancora più vicino in quel periodo difficile: è stato splendido scoprirlo. Pensavo di aver perso il mondo, ora sono molto grato».

Come hai vissuto Milano in questo periodo?
«Milano è la mia seconda casa, la mia vita è qui. Ho scelto questa città e ne sono molto contento. È una conferma quotidiana, voglio vivere qui: la mia base è qui. Una città molto pratica e dinamica, super europea. È incredibile».

Cosa ti colpisce, ad esempio?
«In corso Vittorio Emanuele ti capita di vedere negozi in cui festeggiano. Mi è capitato da Zara e mi sono chiesto: cosa festeggiano? Era il negozio che aveva fatturato di più in tutto il mondo. Milano ha questi primati, spesso dimenticati».

E ora com’è la tua Fase 2?
«Strana. La nostra una generazione non ha certezze e quindi mi sto adattando a questa seconda fase. Con tutte le precauzioni, preferisco rispettare gli altri. Non sono uno di quelli che è uscito fin da subito».

Si tornerà a quella velocità di prima?
«Sono arrivato a Milano sei mesi prima dell’Expo, l’ho vista crescere e migliorare. Chi abita a Milano non si farà fermare dal virus, ma dovremo avere più pazienza. Non sono un catastrofista».

Abiti in zona Buenos Aires: ti sei fatto un pensiero su questa tanto chiacchierata nuova ciclabile?
«Mi fa ridere questa cosa, perché a Cagliari hanno fatto una ciclabile del genere cinque o sei anni fa. Stessi scandali e stesse lamentele. Spesso ci usano come campione, siamo stati i primi a fare tante cose. Di sicuro mi è venuta voglia di prendere la bici, anche se ho ancora paura».

Di cosa?
«Soprattutto dei monopattini elettrici. Super eco, ma creano confusione».

Come vedi il tuo domani?
«Con alti e bassi, se cadrò mi rialzerò. Non vedo la perfezione, non ci crede nessuno e non esiste. Anzi: lancio l’hashtag #lavitaperfettalalasciamolaabarbie».

A. ANDREA PINNA
I panni degli altri
Mondadori
192 pagine, 18 euro