Intervista ad Attilio Fontana: «Sfideremo Sala con un programma forte»

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Il prossimo 22 ottobre saranno passati esattamente due anni dal referendum che portò la Lombardia oggi guidata da Attilio Fontana (ma anche il Veneto) alle urne per chiedere più autonomia su alcune materie al Governo.

 

A poco più di un mese da questa ricorrenza, la trattativa tra la Regione e l’esecutivo ripartirà quasi da zero, viste le ultime vicende che hanno portato all’insediamento di una nuova maggioranza a Palazzo Chigi, oltre che un nuovo ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia (Pd). «Sono in attesa di risposte», spiega a Mi-Tomorrow il governatore lombardo.

Presidente, che aspettative ha sul fronte dell’autonomia?
«Fra meno di un mese scatterà l’anno da quando consegnammo il documento con le nostre richieste. Sono in attesa di ascoltare ancora una risposta a quella proposta».

Che cosa le ha detto Giuseppe Conte?
«Il Presidente del Consiglio, non più tardi di due mesi fa, venne nel mio ufficio, discutemmo i dettagli della nostra proposta, compresi i punti sui quali ci trovavamo in disaccordo. S’impegnò per darci risposte in tempi brevi».

Si è mai illuso di essere arrivato alla fine di questo percorso?
«Accadde quando completammo il lavoro tecnico con i Ministeri, perché avevamo trovato la strada».

Poi cosa si inceppò?
«Iniziammo i confronti con I singoli ministri, qualcuno scelse di sparare a palle incatenate per bloccare tutto usando metodologia deleteria: contrapporre Nord e Sud, una pratica pericolosa anche dal punto di vista sociale».

Veniamo ad oggi, ha sentito Boccia?
«Il ministro Boccia ha fatto dichiarazioni confortanti. Aspettiamo».

Più autonomia in materia scolastica, ad esempio, che cosa vorrebbe dire?
«Ci sono tredicimila classi senza insegnanti ed è così da quando la scuola è stata concepita secondo questi principi. Mi sembra urgente pensare ad un sistema per far rimanere gli insegnanti sul territorio e incentivare le stabilizzazioni».

Farete da soli?
«Se andremo avanti con autonomia, bene. Sennò faremo nuova legge in materia: con più autonomia invoglieremo gli insegnanti con risorse a loro favore. Ed è qualcosa di doveroso nei confronti della categoria più maltrattata in Italia».

Teme una disattenzione del Governo verso il Nord?
«Io sono un laico, nel senso che non credo che esista una questione di appartenenza territoriale dei ministri, ma è importante che si affrontino i problemi: se anche il Nord si troverà ad affrontare un momento di difficoltà, la sofferenza si rifletterà su tutto il Paese».

Ha condiviso la scelta agostana del suo segretario Matteo Salvini?
«Sono assolutamente convinto che quanto fatto da Salvini non sia stata una scelta, ma una necessità. Non c’era più la possibilità di fare qualcosa di diverso visto il consolidamento dei rapporti tra Pd, Cinque Stelle, l’Europa, la Merkel e via dicendo».

Però puntava alle elezioni anticipate…
«C’era da scegliere: farsi bruciare a fuoco lento o uscire violentemente dal Governo, sperando che il Capo dello Stato seguisse il sentimento popolare».

Non è andata come si sperava.
«Costantino Mortati, uno dei padri costituenti, spiegò bene la natura parlamentare della nostra Repubblica, a patto, però, che gli accordi parlamentari non vadano contro un chiaro sentimento popolare».

E’ convinto che oggi Salvini trionferebbe?
«Mi limito a registrare che le recenti elezioni europee hanno fatto emergere una tendenza non certo a favore del Pd e dei Cinque Stelle».

Con il Governo dovrete parlare anche di Olimpiadi 2026, è sereno su questo fronte?
«Sì, abbastanza. Spero che il Governo dimostri intelligenza: abbiamo comunque risorse per procedere per conto nostro, ma auspico una legge olimpica per rendere più semplice tutto l’iter».

Si era preso l’impegno di migliorare la vita dei pendolari: pensa che le cose stiano andando meglio?
«L’impegno me lo sono assunto entro due anni dall’inizio del mio mandato (marzo 2018, ndr). Oggi la situazione è leggermente migliore, ma non va ancora bene: abbiamo ridotto i ritardi e ci sono meno soppressioni. Il vero cambiamento ci sarà tra novembre, con l’arrivo di quindici nuovi treni, e la prossima primavera, quando ci consegneranno da due a quattro mezzi nuovi ogni mese. Anche qui abbiamo una richiesta per il Governo».

Quale?
«Occorrerà confermare gli impegni Rete Ferroviaria Italiana che ha promesso 17 miliardi di euro di investimenti su ferro in Lombardia nei prossimi sette anni».

Nei prossimi mesi diventerà d’attualità la scelta di un candidato sindaco di Milano della Lega o comunque del centrodestra: ha qualche idea?
«La candidatura di Sala è forte, a Milano è stato dimostrato in tutte le elezioni che si sono succedute dal 2016 in poi. Per sconfiggerlo occorrerà una forte coesione e programma altrettanto robusto, che consenta di dimostrare le tante cose dimenticate in città».

Meazza ancora in piedi o nuovo stadio per Milano?
«C’è già tanta polemica, non voglio schierarmi. Credo, però, che uno stadio nuovo sia necessario, perché è l’unico modo per far crescere i bilanci delle due squadre. Su come realizzarlo è una delle poche responsabilità che non mi competono e che lascio volentieri ad altri».

Magari il Milan diventerà più competitivo…
«La squadra non mi piace granché, ma diamo tempo a Giampaolo. Sapevo che non ci sarebbero stati grandi acquisti, ma resto scettico su quelli che sono arrivati».

Ad esempio?
«Perché non lanciare Gabbia invece di andare a comprare Duarte?».


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