Girolamo Sirchia sulla legge antifumo: «Sala vada oltre l’annuncio»

Dall'applicazione della legge del 2005 non c'è stata più nessuna iniziativa anti-fumo. Girolamo Sirchia plaude all’iniziativa annunciata dal sindaco

girolamo sirchia
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Dall’applicazione della legge del 2005 non c’è stata più nessuna iniziativa anti-fumo. Girolamo Sirchia plaude all’iniziativa annunciata dal sindaco, Giuseppe Sala, che intende vietare le sigarette anche all’aperto, a partire dalle fermate dei mezzi pubblici in superficie e alle code di fronte agli uffici pubblici.

 

Girolamo Sirchia, l’intervista

Già ministro della Salute, dal 2001 al 2005 con Silvio Berlusconi premier, il professor Girolamo Sirchia oggi si occupa dell’associazione Amici del Policlinico per le donazioni di sangue. «Sono felice delle parole di Sala, a patto che non siano solo un annuncio, spiega a Mi-Tomorrow.

Girolamo Sirchia
Girolamo Sirchia

Professore, sono maturi i tempi per rimettere mano alla sua legge?
«E’ doveroso allargare l’orizzonte. Partirei proprio dai luoghi assembrati, come le fermate del tram, lo stadio, i gazebo davanti ai bar, tutti posti dove il fumo passivo è molto fastidioso. Non sono ambienti “aperti”, dove il fumo riesce a disperdersi facilmente: chi sta vicino ad un tifoso che si accende la sigaretta in tribuna respira purtroppo quel fumo».

Si è fatto poco dal 2005?
«Nulla, siamo proprio fermi a quella legge. Vede, non è un ambito dove ci fa degli amici».

Ovvero?
«Ci sono grandi interessi organizzati perché c’è chi guadagna tanto sul fumo».

Ci sono esperienze replicabili qui?
«In molti Paesi si è cominciato dai luoghi chiusi per poi passare ai parchi e progressivamente a tutti i posti all’aperto. Alcuni Stati americani vietano persino il fumo sui marciapiedi. Credo, in generale, che occorra liberarci dalla maledizione del tabacco».

Ci vorrebbero tanti “sindaci sceriffi”?
«Il fumo è qualcosa che grida vendetta. Mi auguro che si imponga l’attenzione e che si faccia qualcosa, perché il vero scandalo è considerare zero la salute pubblica. Al contrario, la salute pubblica è un valore immenso, un motore economico di sviluppo. Se la popolazione è sana, senza derive, anche alimentari, costa meno e rende di più, se proprio vogliamo metterla dal punto di vista brutale del denaro».

La legge

Lei non ebbe timore di scontrarsi contro “interessi organizzati”.
«Se uno non vuole disturbare gli interessi, non fa il ministro della Salute. Se hai quel mandato, il primo dovere è quello di tutelare la salute».

Eppure oggi molti riconoscono il valore sociale della sua legge…
«La popolazione ha recepito bene il concetto che il fumo è un attentato alla salute e in grande misura nei locali chiusi si rispetta il divieto».

Ritiene adeguati i controlli?
«E’ un tasto dolente. Se avessi dovuto contare sulle Asl, che hanno il dovere di controllare il rispetto della legge nei luoghi di lavoro, non avremmo visto risultati. Anche i Nas, che sono bravissimi, hanno mille adempimenti e sono pochi. Di fatto, i controlli sono numericamente irrilevanti ed è il male italiano».

Oggi c’è un’emergenza fumo in Italia?
«Stiamo assistendo ad una ripresa del fumo tra i ragazzi, pericolosa e disdicevole sotto ogni profilo. Ecco perché non possiamo stare a guardare».

Quindi è un allarme soprattutto sui giovani
«C’è la tendenza diffusa di avvicinarsi al fumo con la sigaretta elettronica, ritenendo che questa cosa, non essendo dannosa come il tabacco combusto, sia leggera. Ma, poiché all’interno c’è comunque nicotina, si diventa assuefatti ed è più facile passare al tabacco combusto della sigaretta. Ecco, questo è un fenomeno pericoloso che merita attenzione».

divieto di fumo
divieto di fumo

Un milione di fumatori in meno in 15 anni

Con il divieto del fumo nei locali pubblici chiusi, il 10 gennaio 2005, entrava in vigore la cosiddetta Legge Sirchia, dal nome del ministro della Salute che la propose.

Da allora i fumatori in Italia sono diminuiti di circa un milione ed è cresciuta la consapevolezza rispetto ai danni dell’uso del tabacco, come mostrano le richieste di aiuto al Telefono Verde che, in questi quindici anni si sono quintuplicate.

Oggi, il rispetto del divieto di fumo nei luoghi chiusi è diventato un comportamento adottato in tutta Italia: secondo i dati Passi relativi al 2018, infatti, è totalmente rispettato in circa il 73% dei casi.