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25. 04. 2024 21:16

IGLTA Global Convention, Albiani (Commissione Sicurezza): «Qui molto più gay-friendly che a Roma»

Parla l'attivista milanese per i diritti LGBTQIA+

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Consigliere comunale, presidente della commissione Sicurezza, Michele Albiani è anche attivista per i diritti LGBTQIA+ ed esprime la sua soddisfazione per un’iniziativa che «per la prima volta che si svolge in Italia: lo considero un fatto importante».

IGLTA Global Convention, intervista a Michele Albiani

Non c’è il rischio di creare separazioni tra turisti e turisti?

«Guardi che oggi il turismo si basa sulle esigenze delle persone, che sono diverse. Basti pensare ai proprietari dei cani: devono sapere quando si muovono se possono portarlo con loro, ad esempio in spiaggia. Oppure c’è stato il caso, questa estate, dei turisti russi che richiedevano un’attenzione particolare».

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Quali sono le attenzioni da riservare alle persone LGBTQIA+?

«Capita che le famiglie arcobaleno debbano subire più controlli del dovuto oppure può succedere che una donna transgender non abbia ancora i documenti che indicano il nuovo sesso: sono situazioni in cui a volte neppure le forze dell’ordine sanno bene come comportarsi».

I titolari di alberghi e ristoranti sono più attenti?

«Non sempre, è successo che una coppia gay abbia trovato letti distinti in una stanza d’albergo prenotata: appena hanno appreso che si trattava di due uomini, hanno dato loro quella sistemazione. Ciò significa che bisogna ancora lavorare sulla mentalità».

Milano è una città accogliente sui diversi orientamenti sessuali?

«Sì, lo è per cultura, esperienza, sensibilità. Cito un bell’esempio».

Prego.

«A San Valentino le coppie gay sono trattate come quelle etero».

Forse è così perché è accogliente con tutti.

«Milano è attrattiva, ma per la nostra comunità lo è in modo particolare. Non a caso è la più grande d’Italia».

Più di Roma?

«A Roma la gay street, peraltro bellissima, è una strada che sbuca sul Colosseo. Niente di paragonabile con Milano. Un’altra differenza è che qui non ci sono problemi a dichiararsi».

A Roma ci sono?

«È meno facile che a Milano».

Quali sono le zone predilette in città della comunità arcobaleno?

«A parte via Sammartini, un luogo storico, ci sono Porta Venezia e Nolo: sono decine i locali che espongono la bandiera arcobaleno».

Quante persone fanno parte della comunità?

«Le statistiche classiche indicano una persona su dieci, ma a Milano la situazione è diversa perché è la meta di tante persone che arrivano da altre città d’Italia in cui non si trovano bene».

Il turismo è un business: non c’è il rischio che le aziende siano mosse verso un mood gay-friendly solo da ragioni commerciali?

«Il rischio c’è, è vero. Magari ci si accosta a questo settore solo perché si vogliono fare soldi. Detto questo, ci sono aspetti positivi: le persone LGBTQIA+ che lavorano in quelle aziende sanno che saranno rispettati, che si troveranno meglio».

Insomma, non c’è nulla da scandalizzarsi sul business?

«Fino a un certo punto… È evidente che per noi è inaccettabile una società che sponsorizza le iniziative LGBTQIA+ e, al tempo stesso, non rispetta i diritti dei lavoratori. O, ancora, che proviene da Paesi che perseguitano gli omosessuali».

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