Libera lancia l’allarme: «Se il coronavirus può essere terreno mafioso»

Lorenzo Frigerio, Libera: «Col legale in difficoltà, si moltiplica l’illegale»

Milano e mafia sono tornate a “parlarsi” dopo la chiusura della pizzeria Da Michele di piazza Repubblica a seguito all’interdittiva antimafia adottata dal Prefetto di Milano. Una goccia nel mare della criminalità organizzata che, a Milano, lavora sempre più spesso ramificando sotto traccia. «La mafia cerca di insediarsi nell’economia percorrendo anche le strade del business legale», spiega Lorenzo Frigerio, responsabile di “Libera informazione”, associazione nata da un’idea di Don Ciotti e in prima linea nella lotta alle forme mafiose.

 

Libera lancia l’allarme, parla Lorenzo Frigerio

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Lorenzo Frigerio

Come s’interpreta la chiusura della pizzeria Da Michele?
«Non è altro che un’ulteriore conferma della presenza della criminalità organizzata a Milano: la mafia si infiltra ovunque ci sia la possibilità di far soldi: ristorazione, edilizia, appalti pubblici ed imprese private».

Da dove ricavano i capitali per investire in certe attività?
«La fonte principale di guadagno è ovviamente il narcotraffico».

A Milano la presenza della mafia è un fenomeno relativamente nuovo?
«No. Stiamo parlando di una storia lunga almeno 50 anni fatta di alti e bassi. La forza della criminalità organizzata è sempre stata quella di infiltrarsi e stringere rapporti con i soggetti della politica e della finanza».

In che senso?
«Parlare di mafia non vuol dire parlare semplicemente di criminali, ma di personaggi che generazione dopo generazione hanno saputo intrecciare rapporti e sedersi ai tavoli del potere. Perché la ‘ndrangheta è la principale organizzazione internazionale nel narcotraffico? Si sa muovere su più livelli».

Se parlassimo in cifre?
«Le do un dato su cui riflettere. Dagli anni ’90 ad oggi sono stati condannati 3mila soggetti in via definitiva per mafia solo in Lombardia».

Expo 2015 ha influito sull’aumento del fenomeno?
«Ripeto, il fenomeno è radicato da decenni. Expo 2015 è stata un’occasione per fare nuovi affari».

Libera e la criminalità ai tempi del coronavirus

Crede che anche il coronavirus possa diventare un’opportunità?
«Non ci sono dati al riguardo al momento. Ma è possibile che la criminalità organizzata possa controllare in futuro centri di distribuzione relativi a tutti quei beni introvabili sul mercato a causa della psicosi».

Quindi mascherine e disinfettanti sono il business del futuro?
«Non ne ho la certezza. Una cosa è ovvia: quando il canale legale va in difficoltà, si moltiplica il canale illegale».