Locali pubblici, appello al governo: «Crollo dei consumi, servono aiuti economici»

I locali pubblici si appellano al Governo per sopperire alla “gelata” dei consumi. Zini (Epam): «Alcuni ristoranti hanno già perso il cento per cento del fatturato»

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Le misure prese in questi giorni contro il Coronavirus, a Milano rischiano di avere importanti ripercussioni a livello commerciale sui locali pubblici. «Alcuni ristoranti hanno perso il 100% del fatturato», spiega a Mi-Tomorrow, Alfredo Zini, vicepresidente vicario di Epam (Associazione pubblici esercizi di Confcommercio Milano).

 

Locali pubblici, intervista ad Alfredo Zini

Zini, quali ricadute si rischiano?
«Per le ricadute forse è ancora presto o già tardi. In questo weekend abbiamo registrato numeri negativi per le imprese. Alcuni ristoranti hanno perso il 100% del fatturato, perché hanno avuto disdette dopo gli annunci e le raccomandazioni. Anche la settimana della moda ne ha risentito.

Con il mancato arrivo dei cinesi e del mondo asiatico in generale, si è registrato un notevole calo negli alberghi e nella ristorazione. Il sentimento di paura era già nell’aria. Per ora, in media, abbiamo avuto un calo del 30-40% per le imprese, in questo weekend».

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Alfredo Zini

E ora cosa si prevede?
«È difficile da dire cosa succederà adesso. Personalmente, io ho un ristorante e per ora abbiamo aperto. Ma vista la situazione, tra scuole chiuse e smart working tra i lavoratori, sicuramente in pochi faranno la pausa pranzo. Perciò ogni attività dovrà valutare cosa fare».

Si tratta di un calo che riguarda un po’ tutti i settori?
«Sì. Discoteche e pub sono stati sottoposti a chiusura obbligata. In generale, sono pochi i cittadini che si intrattengono fuori casa e svolgono le normali attività, e questo si ripercuote su ogni settore commerciale. Perfino la zona di Isola era semi deserta».

Cosa ne pensa dei supermercati presi d’assalto dai milanesi?
«Questo la dice lunga sul tipo di attività che hanno in mente i cittadini nel prossimo periodo. È già scattato il coprifuoco. Inoltre, svuotare i centri commerciali con questo acquisto compulsivo può avere un impatto devastante a medio e lungo termine».

Condivide queste misure?
«Sì, penso che serva a circoscrivere l’emergenza ed è un modo per stare più tranquilli. Il bene della salute pubblica è la cosa principale. Il rischio sarebbe di protrarla nel tempo e le ricadute e le responsabilità sarebbero maggiori.

Noi come imprenditori conosciamo benissimo l’importanza di queste misure sulla salute, e sappiamo anche quanto è importante essere considerati dagli amministratori come partner da chiamare a raccolta in caso di necessità. Si spera quindi che siano previsti provvedimenti anche economici, che possano andare incontro agli imprenditori».

Quali provvedimenti si sentirebbe di suggerire agli amministratori?
«Ad esempio, il 28 febbraio scade la seconda rata della rottamazione. In più ci sono i contribuiti da pagare. Poter posticipare queste scadenze, magari diluire i contributi nei mesi successivi, potrebbe servire a venire incontro agli imprenditori che in questo momento si trovano in difficoltà per il calo del fatturato».

Che scenario commerciale si prospetta?
«Ora il rischio di contagio per chi frequenta locali dovrebbe essersi ridotto, perché in giro ci sono pochissime persone. Bisogna dire che aprire un’attività ha costi già in partenza, dal momento in cui tiri su la claire, come si dice a Milano. Quindi si dovrà vedere se ne varrà la pena. Ognuno dovrà fare le sue valutazioni e decidere se lasciare aperto o meno. In Chinatown diversi negozi stanno chiudendo».

Come pensa che uscirà Milano da questa situazione commerciale?
«Sono certo che Milano saprà rispondere in maniera seria, con responsabilità. I cittadini sono un passo avanti agli altri. Siamo la capitale economica del Paese e facciamo da traino. Perciò, seppur presentando le dovute attenzioni, non si può certo pensare di chiudere Milano».

Locali pubblici, cosa dice l’ordinanza della Regione

L’ordinanza firmata dal presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e dal ministro alla Salute Roberto Speranza prevede che le attività commerciali lombarde, i bar, locali notturni e qualsiasi altro esercizio di intrattenimento vengano chiusi dalle 18.00 alle 6.00.

Per gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati è disposta la chiusura nelle giornate di sabato e domenica, con eccezione dei punti di vendita di generi alimentari. Chiuse anche tutte le fiere.

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