11.7 C
Milano
25. 04. 2024 23:12

Lupo Daturi, 9 anni: «Ho “sconfitto” il Covid… con un videogame»

il milanese Lupo Daturi ha inventato un piccolo capolavoro

Più letti

Si chiama Lupo Daturi, ha nove anni e vive a Binasco, in provincia di Milano. Ma soprattutto ha inventato un videogioco dove sconfigge il coronavirus. La pandemia colpisce tutti, indistintamente. Eppure permette anche di sviluppare la creatività, nelle tante giornate in cui siamo costretti a rimanere a casa.

 

Lupo Daturi: «A 9 anni, con un videogame, ho sconfitto il Covid»

Lupo, cos’hai combinato?
«Niente, ho programmato solo un gioco».

Le tre parole di oggi? Scoprile in newsletter!

E dici poco, hai nove anni…
«Ma a me piace programmare, seguo le community da cinque anni ed è bello».

La CoderDojo, giusto?
«Esatto».

Com’è stato il percorso?
«Per questo gioco ho usato la piattaforma Scratch, che già ho utilizzato per altri giochi. Volendo creare un gioco di combattimento tra astronavi, mi sono lasciato ispirare da quella che è la situazione che viviamo oggi».

Cosa succede in questo videogioco?
«Un astronave sconfigge il Covid-19, tra razzi e saette».

Come te lo sei immaginato il Covid-19?
«Mantiene la classica immagine che tutti conosciamo: l’anello del virus. L’astronave si chiama Cerba, come l’azienda dove lavora mio papà».

Ma come si fa a sconfiggere il virus?
«Spari con il laser, rilasci delle mine dietro di te che si ingrandiscono, hai un razzo e anche lo scudi per difenderti. Ma devi stare attento, perché dura poco».

Quindi il “tuo” Covid-19 si vede, non è come nella vita reale.
«Ma il nemico deve vedersi, sennò come fai a sconfiggerlo? Possiamo tirare dei laser contro il Covid, ma possiamo anche farlo esplodere con delle mine che si ingrandiscono sempre di più. Ci sono a disposizione anche razzi che inseguono il nemico e uno scudo per proteggersi. Qui il coronavirus non ha scampo».

Quanto ci hai messo a realizzarlo?
«Avevo già l’idea, mi è bastata mezz’ora».

Nove anni e mezz’ora per creare un videogioco da capo.
«Ho imparato seguendo i programmi di coding, non a scuola. Mi piace il mondo degli sviluppatori e mi diverte creare i giochi».

Sei un po’ “secchione”?
«Ho una passione e la coltivo, tutto qua. C’è a chi piace leggere e a chi piace guardare la televisione, io amo sviluppare videogiochi».

Come vedi il tuo futuro?
«Ci devo ancora pensare, non lo so. Però mi piace programmare, tanto».

Lo farai per sempre?
«Perché no?».

E la scuola come va?
«Va bene, mi diverto anche lì. Ora un po’ mi mancano i miei compagni di classe».

La materia che ti piace di più?
«Matematica, sicuramente».

Quella che ti piace meno?
«La scrittura, italiano non mi appassiona così tanto».

I tuoi compagni hanno potuto vedere il videogioco?
«Non durante la realizzazione, ma ora è pubblico su YouTube».

Si può giocare anche in coppia?
«Ci si sfida tra amici oppure si gioca contro il computer».

Starete giocano molto, in questo periodo.
«Diciamo che ultimamente con i miei compagni passiamo molto tempo davanti al pc. Ma le videoconferenze non sono come vedersi e raccontarsi le cose di persona».

Cosa fai nella vita per divertirti?
«Mi piacciono tante cose. Oltre ai videogiochi, adoro la subacquea, sciare, suonare la chitarra. Pratico il karate».

E da grande credi seguirai una di queste passioni?
«Mi piacerebbe fare lo sciatore, ora c’è papà che mi sta insegnando. Ma per fortuna, per decidere, ho ancora tanto tempo davanti a me».

Lupo Daturi, chi è

Lupo Daturi è figlio di Marco, managing partner dell’agenzia di marketing digitale Zero Pixel: «Io è mia moglie siamo molto orgogliosi di lui soprattutto perché nessuno di noi due ha mai voluto spingerlo a fare qualcosa per forza. È tutta farina del suo sacco».

E la stima non si limita al nucleo familiare: «Riceve richieste anche dai suoi insegnanti per programmare qualcosa di utile, non solo giochi», precisa ancora papà Marco, prima di lasciare la parola a mamma Francesca: «Non sono preoccupata perché mio figlio non è un “secchione”. Di certo, il fatto che si sia appassionato a qualcosa lo sta aiutando a sopportare al meglio questo lungo periodo di quarantena. E il fatto che abbia inventato un gioco diventato virale mi rende orgogliosa, perché lo motiva a fare ancora di più».

La community

CoderDojo è un movimento globale senza scopo di lucro che si occupa di istituire dei club e organizzare incontri gratuiti per insegnare ai giovani a programmare. Nato in Irlanda nel 2011, si rivolge a bambini e adolescenti e si sta espandendo a livello globale.

CoderDojo promuove l’utilizzo del software open source e gratuito e dispone di una forte rete di soci e volontari a livello globale.

Il lavoro dei mentor si basa su sette regole auree: essere curiosi e attenti a ciò che il bambino desidera realizzare; il bambino è competente e ha le risorse per realizzare ciò in cui crede; intervenire solo su richiesta del bambino, standogli accanto e non davanti; incoraggiare il piccolo senza che abbia paura di sbagliare; mostrarsi soddisfatti di vedere che agiscono in autonomia; evitare di utilizzare “non” nelle frasi, cercando di ribaltare lo stesso concetto; divertirsi, perché il gioco è una cosa molto seria. Info: coderdojomilano.it.

In breve

FantaMunicipio #27: quanto ci fa bene l’associazionismo cittadino

Pranzi, musica, poesia, arte, intrattenimento, questionari, flash mob e murales: tutto all'insegna dell'associazionismo cittadino e delle comunità che popolano...