Disabilità e lavoro, Giovanni Cafaro del Movimento Disabili Articolo 14: «Cambiamo la legge»

movimento disabili
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«Di disabilità si parla solo per le difficoltà oggettive quotidiane. Non si dice mai nulla sui problemi che questa condizione comporta sul lavoro». Mi-Tomorrow parte da queste parole di , presidente del Movimento Disabili Articolo 14, con l’obiettivo di affrontare il tema in più “puntate” accompagnando la sua evoluzione. Iniziamo dall’associazione creata un anno fa, proprio a Milano.

Come nasce il Movimento?
«Sono rimasto colpito dalle storie di alcune persone disabili che avevano difficoltà nel trovare lavoro e ho deciso di fondare questo Movimento concentrandomi in particolare su una proposta che intendo fare alle istituzioni».

Di cosa si tratta?
«Penso che si possano creare un milione di posti di lavoro per disabili e disoccupati a costo zero per i contribuenti. Può sembrare uno slogan, ma è una cosa molto concreta. La legge Biagi 68/99 obbliga le imprese e gli enti pubblici al di sopra dei 15 dipendenti ad assumere persone disabili, pena una sanzione di 153 euro per ogni giorno lavorativo. Abbiamo stimato che ogni anno le multe ammontano a 20 miliardi di euro».

Come vengono usati ora questi soldi?
«La legge dice che devono essere investiti in politiche per l’assunzione di persone diversamente abili. La nostra soluzione prevede l’inserimento di disabili all’interno di cooperative sociali, come è previsto dall’articolo 14 D.LGS 276/03, che consente all’azienda di di far lavorare queste persone senza assumerle direttamente, ma attraverso una cooperativa sociale. Quest’ultima è da sempre un luogo di lavoro protetto, dove sono presenti educatori e psicologi, un contesto favorevole sia per i disabili fisici che per quelli psichici.

Penso che non si possano mandare allo sbaraglio persone in un’azienda che non è attrezzata per accoglierle. Anche le barriere architettoniche molte volte non permettono l’accesso al luogo di lavoro. Ho stimato che con questa cifra si possono creare 500mila posti di lavoro per disabili e 500mila per normodotati disoccupati».

L’articolo 14 non basta?
«No, perché l’assunzione tramite cooperative è facoltativa. Noi vogliamo renderla obbligatoria e applicabile anche per gli enti pubblici».

Vorrebbe, quindi, eliminare le sanzioni…
«Vogliamo modificare la legge del ‘99 perché si è visto che costringere le aziende ad assumere direttamente i disabili non ha funzionato. In Italia ci sono circa 600mila aziende con più di 15 dipendenti. Un domani sarebbero obbligate ad assicurare almeno 600mila assunzioni all’interno delle cooperative, soddisfacendo il bisogno lavorativo e di dignità delle persone. In più i servizi offerti dalle cooperative possono essere svolti anche da persone normodotate e questo aiuterebbe l’occupazione in generale».

Che riscontri ha avuto dalle figure istituzionali che ha interpellato?
«Il presidente della Repubblica ha mostrato interesse per il mio progetto in una lettera. Mi sono rivolto anche agli ex ministri Luigi Di Maio e Matteo Salvini, all’ex ministro alla Disabilità Lorenzo Fontana e al presidente del consiglio Giuseppe Conte, ma senza risultati. Ho incontrato il presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi e il direttore dell’ispettorato del Lavoro Leonardo Alestra che mi hanno dato il loro supporto. Però non si può attendere troppo per modificare questa legge perché in Italia ci sono 5 milioni di disabili che aspettano».

Come intende procedere?
«Voglio far conoscere questo progetto per sensibilizzare la politica, l’opinione pubblica e i media, con l’obiettivo di entrare nelle istituzioni, insieme alle persone disabili e modificare questa legge (il Movimento Disabili Articolo 14 si è presentato alle scorse elezioni europee, ndr)».

A Milano com’è la situazione?
«A Milano e in Lombardia credo che le aziende siano più attente al tema dell’inclusione e dell’inserimento lavorativo rispetto al resto d’Italia. Ci sono casi virtuosi, però anche qui bisogna far capire che la persona diversamente abile è una risorsa, che può dare un valore aggiunto, rendendo più accessibili i contesti di lavoro. Il problema è complesso, ci sono persone che non vengono chiamate dalle liste di collocamento, altre che nemmeno si iscrivono. Dobbiamo fare un lavoro di sensibilizzazione sul tema».

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Uno sportello ad hoc

Secondo l’ISTAT in Lombardia ci sono 450.000 disabili. Il Comune di Milano ha istituito il Centro di Mediazione al Lavoro (CELAV) che si occupa dell’accompagnamento per l’avvio al lavoro di persone disabili, di chi appartiene a minoranze etniche e linguistiche o vive in condizioni di svantaggio. Inoltre lo sportello favorisce l’inserimento lavorativo attraverso esperienze di tirocinio con Borse lavoro.

Chi desidera essere selezionato deve prima essere iscritto alle liste di collocamento e può presentarsi per un colloquio informativo e di orientamento, senza appuntamento, allo sportello di via San Tomaso 3, dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 16.00. Per info: 02.884.45.910, 02.884.45.911 e PSS.AdultiForlav@comune.milano.it.


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