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19. 04. 2024 22:31

Regole per il Pos…come va a Milano? Barbieri, Confcommercio: «Qui un tema obsoleto»

Prima settimana per le nuove norme sui pagamenti cashless: proviamo a capire come sta andando dalla voce dei diretti interessati

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Dal 30 giugno sono entrate in vigore le sanzioni per tutti i commercianti e i professionisti che non si sono ancora dotati del Pos obbligatorio o che negano ai clienti i pagamenti cashless, con carte di credito e bancomat. Con queste ultime, insomma, è possibile pagare anche un caffè al bar, l’unico caso in cui gli esercenti sono dispensati è se c’è un’oggettiva impossibilità tecnica. Cos’è cambiato dopo la prima settimana? Con Marco Barbieri, segretario generale di Unione Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza, proviamo a fare un primo punto.

Prima settimana per le nuove regole sul Pos, il punto a Milano

Qual è il bilancio di questa prima settimana?
«In sé è positivo se consideriamo gli adempimenti degli operatori: tutti erano già in possesso del Pos».

Proprio tutti?
«Sì, a Milano questo è un tema ormai obsoleto. Il vero problema è un altro».

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Quale?
«Le commissioni elevate che si pagano con le transazioni di minima entità. Faccio un esempio: con un caffè che può costare 1 euro o 1,50 si possono pagare commissioni di 15-20 centesimi».

In questi casi bisognerebbe usare le monetine?
«Direi che è inevitabile».

I milanesi utilizzano ancora il denaro cartaceo?
«Sempre di meno, ormai l’80% dei pagamenti avviene con la carta di credito».

E i turisti?
«Dipende, ci sono i russi e i cinesi che preferiscono l’uso del contante».

Anche per acquisti importanti?
«Certo: la loro media di spesa è 2mila euro, dispongono di un’enorme liquidità e pagano in contanti perché fa parte della loro cultura. In passato era così anche per noi. Il guaio è che quest’anno questi turisti, per ragioni diverse, non ci sono».

E i giovani come si comportano?
«Per loro i soldi cartacei non esistono, usano di tutto, dalle prepagate alle app fino a satispay».

Torniamo alle commissioni eccessive per le piccole spese.
«È una vecchia questione su cui non si è riusciti a trovare una soluzione nonostante un confronto con il governo e l’Abi, l’autorità bancaria».

È una questione che va avanti da tempo.
«Noi abbiamo convenzioni con istituti di credito, ma certo è necessario trovare una soluzione per tutti».

 

Pollice su per i tassisti:

«Noi provvisti da tempo»

Anche i tassisti sono obbligati ad utilizzare il Pos, senza se e senza ma. La categoria sembra affrontare con serenità questa novità, come racconta un’autista di Radio Taxi: «Non siamo contrari a priori al Pos come strumento di pagamento, perché comprendiamo che non sempre si hanno a portata di mano contanti. Sappiamo bene che per il cliente rappresenta una comodità, ma per noi spesso è un problema. Quello che ci rende indisponenti sono le commissioni spropositate perché sono davvero troppo alte». Un altro tassista, che chiede l’anonimato, spiega che «abbiamo sempre avuto l’obbligo: infatti sono pochi i colleghi che sono restii a far utilizzare le carte. Tra l’altro le linee i primi giorni hanno avuto diversi problemi perché probabilmente c’è stato un maggiore utilizzo del Pos fin da subito».

 

SECONDO LORO

 

«Commissioni troppo alte»

Stefano Monti

57 anni, proprietario di un bar

posLe commissioni che siamo costretti a pagare sono troppo alte, perché vanno a percentuale a seconda della tipologia di bancomat. Il problema è che tutti questi costi aggiuntivi mi hanno obbligato a far aumentare il prezzo del caffè passando da 1,10 a 1,20 euro. Non sarà granché, ma di questo sono molto dispiaciuto perché per me era un motivo di vanto far pagare così poco un caffè, soprattutto considerando che il mio locale si trova proprio in centro città.

 

«In questo modo si evita il nero»

Riccardo Corbetta

33 anni, titolare di attività

posSono dell’idea che chi non sia d’accordo è perché pensa di guadagnare bene con il “nero”, quindi ben venga quest’obbligo. Io ho cambiato appositamente la mia banca per poter essere agevolato e per non sentire il peso di questa novità, che per me, lo ripeto, novità non è mai stata: ho sempre fatto pagare anche cinquanta centesimi con la carta. Io stesso sono un fruitore dei pagamenti digitali, di conseguenza non comprendo il perché di inutili polemiche.

 

«Sempre usato, ma non mi piace»

Simonetta Panciroli

65 anni, titolare di una tintoria

posA guadagnarci sono solamente le banche. Le commissioni sono molto alte e non possiamo nemmeno mettere dei minimi d’acquisto. Io l’ho sempre usato perché sono una persona rispettosa della legge, ma non ne sono affatto felice. Credo che si debba essere pur sempre delle persone di buon senso, con la legge che definisce i confini e l’intelligenza che completa. Quando i clienti pagano il conto per una camicia, che di solito si aggira sui cinque euro, con la carta, mi ribolle il sangue.

 

«Sul caffè un guadagno nullo»

Michele Caiazzo

43 anni, barista

posIl Pos può essere uno strumento molto funzionale quando, ad esempio, non si hanno contanti nel portafoglio. Ma il problema resta quello delle commissioni. Le banche dovrebbero venire incontro alle nostre possibilità e alle nostre esigenze. Quando i clienti pagano un caffè o una bottiglietta d’acqua con la carta, mi domando se le persone siano a conoscenza del fatto che a noi crea non pochi disagi: così il guadagno diventa praticamente nullo.

 

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