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24. 04. 2024 20:51

Rosa Fanti Cracco: «In Galleria siamo l’isola felice»

I progetti avviati con la Fase 2: «Il delivery è esploso, ma non è un sostituto del ristorante»

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Mamma, pr, moglie del più noto chef italiano. Rosa Fanti Cracco è un motore che non si è mai spento durante il lockdown.

E mai come ora la Fase 2 la vede in pista, accanto al marito, per le attività che in Galleria Vittorio Emanuele, ad esempio, si sono riattivate con i servizi di asporto e delivery. «Siamo l’isola felice, la gente ci guarda come un’oasi in questo deserto», ha raccontato nel corso di una livestory Instagram su Mi-Tomorrow.

 

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Rosa Fanti Cracco: «In Galleria siamo l’isola felice»

Che effetto fa la Galleria oggi?
«Da una parte fa un effetto strano perché siamo abituati a vedere la Galleria come il centro di Milano, mentre ora è completamente deserta. Noi volevamo dare un messaggio forte a tutti».

In che modo?
«Non è facile aprire in questo periodo, con la metà dei clienti. Da qualche parte si deve iniziare. Bisogna ricominciare con tutti i limiti e le possibilità che abbiamo. Stiamo costruendo qualcosa, abbiamo deciso sin da subito di aprire e ci stiamo organizzando come possiamo. Vogliamo dare questo servizio alle persone».

Una sorta di supporto anche per la ripartenza…
«Anche per chi è rientrato al lavoro, trovare un caffè o un pranzo potrebbe far piacere».

Vedi milanesi disciplinati?
«A me sembra di sì, quando ci sono le belle giornate è anche difficile stare a casa. È normale e comprensibile, però ho notato molto rispetto e disciplina. Lo vedo anche da noi, abbiamo organizzato tutto alla perfezione e vedo che le persone lo rispettano. I milanesi hanno imparato ad attendere senza lamentarsi».

Un grande passo avanti.
«C’è autoregolazione, ci sono dei casi diversi ovviamente. In generale, stiamo rispettando le regole anche per le piccole cose. Questo fa ben sperare, serve per il nostro futuro».

Siete sbarcati online: come vi trovate?
«L’avevamo attivato a Natale, ma ora è esploso. Le persone avevano voglie di regalare qualcosa agli affetti che erano lontani, come segno di vicinanza. C’è stata la rincorsa per spedire una colomba o un pensiero per Pasqua. Ci siamo riscoperti anche noi, Carlo è diventato bravissimo anche con i pacchi».

Come vi siete organizzati con il delivery?
«Ci siamo attivati subito con la Segheria e sta funzionando molto bene. Il delivery non è un sostituto del ristorante, per noi non è semplice fare questo tipo di servizi: non è la nostra tipologia. Quindi ci siamo inventati una formula diversa per il pranzo della domenica».

Un pranzo diverso…
«Le persone, di domenica, vogliono trovarsi a tavola con un pranzo un po’ speciale. È un menù fisso che cambia tutte le settimane, siamo operativi anche con il delivery del caffè. C’è un po’ di tutto, con i nostri ragazzi che consegnano direttamente».

Come sono stati i primi giorno dopo la ripartenza?
«È stato emozionante, anche per i clienti. Ci sono persone che venivano tutti i giorni, era un’abitudine. Il fatto di riprendere è stato bellissimo, il primo giorno è stato come un’inaugurazione. Due mesi di chiusura sono tanti e non siamo abituati, è stata una bella sensazione. Una vera e propria ripresa della vita».

Rosa Fanti Cracco: «A casa cucina sempre Carlo»

Chi cucina a casa?
«Sempre Carlo, io ho imparato a fare qualcosa, ma niente di speciale. La cucina è il suo regno, non si fiderebbe di quello che cucino io. Abbiamo riscoperto anche il piacere di cenare in orari normali, durante l’anno mangiamo alle 18.30 perché lui lavora. Ora alle 19.00 facciamo un aperitivo prima di cena».

La didattica a distanza: come ti stai trovando con i compiti dei bambini?
«L’esperienza scolastica è insostituibile. Per i bambini piccoli, il rapporto con i coetanei è fondamentale. Sono contenta di come si sia organizzata la scuola, è una grande opportunità. I bambini continuano a seguire il programma, si sono resi molto più indipendenti. Serve anche a dare una scansione delle giornate, per loro altrimenti sarebbe difficile da gestire».

Che futuro vedi per la ristorazione?
«Ripartiremo a bomba, sono ottimista di natura. È difficile ritornare all’inizio di tutto, ci siamo fermati mentre andavamo a duecento all’ora. Ci vorrà un po’ di tempo, sempre nel rispetto delle regole. Questo vorrà dire meno clienti, ma la voglia delle persone di ritrovarsi attorno ad una tavola vincerà su tutto, rimarrà per sempre».

In una scala da uno a dieci, quanto supporto avete sentito dalle istituzioni?
«Potrei dare in generale l’insufficienza, un cinque di stima. L’unica speranza è stato il sindaco di Milano che comunque ha provato a starci vicino a modo suo, ha sempre avuto una parola di sostegno. Fa ben sperare. Ascoltare chi lavora potrebbe essere la soluzione, l’importante è che ci sia un sostegno».

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