Servizi sociali, avanti con difficoltà: «Siamo diversamente attivi»

Durante l’emergenza i servizi sociali diventano presidio per la cittadinanza. Elena Giudice: «Prevediamo più conflitti, ma meno denunce: ecco perché»

servizi sociali
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Così come è stato ribadito nell’ultimo decreto governativo, i servizi sociali rientrano nella lunga lista delle attività definite di prima necessità. Ma le restrizioni imposte dal “Cura Italia” hanno imposto una modifica anche nell’elargizione di questi servizi.

 

Servizi sociali a Milano, parla Elena Giudice

Elena Giudice
Elena Giudice

Cosa è cambiato? E quali sono le nuove problematiche sociali che emergono ai tempi del coronavirus? Elena Giudice, assistente sociale di lungo corso ed esperta nel campo della coordinazione genitoriale, ha tracciato un quadro generale a Milano e nell’hinterland.

Come cambiano i servizi sociali in questo periodo?
«Alcune attività non necessarie sono state sospese. Faccio riferimento, ad esempio, ad alcuni interventi domiciliari come le comunità educative per i minori, oppure la chiusura dei centri diurni. Sono centri di aggregazione e credo, data l’emergenza sanitaria, fosse doveroso questo genere di provvedimento».

E oltre all’area minori?
«Per quanto riguarda disabili e anziani, anche qui le attività non fondamentali sono state sospese. Sono stati mantenuti, invece, altri servizi di prima necessità come l’assistenza dentro casa per i non autonomi».

Si sta ragionando su qualche nuova strategia operativa?
«Con il dpcm governativo sono stati istituiti i COC».

Di cosa si tratta?
«Sono i centri operativi comunali. Vengono attivati direttamente dal sindaco, che si coordina con la Protezione Civile e gli assistenti sociali per gestire al meglio situazioni particolari».

Sono già attivi?
«Sì, in molti comuni dell’hinterland sono stati attivati. Ma spesso i servizi sociali sono rappresentati solo dalla responsabile di servizio».

E non è un bene?
«Nel nostro campo la responsabile di servizio è colei che si occupa della parte amministrativa, come ad esempio sottoscrivere le relazioni da inviare al tribunale. La sua presenza è importante, ma sarebbe opportuna anche quella dell’assistente sociale con il suo carico d’esperienza diretta sul campo».

Come cambia il ruolo dell’assistente sociale con il virus?
«Siamo diventati più smart. Le varie piattaforme attive ci permettono di svolgere gran parte delle nostre attività online. Anche noi dobbiamo stare al passo con i tempi».

Se dovesse indicare un’attività più rilevante al momento?
«Credo che il servizio sociale rimanga un presidio importante per la cittadinanza. Noto, però, che stiamo espletando più del solito una funzione di supporto psicologico. Sono moltissimi gli anziani che si rivolgono al servizio semplicemente per scambiare quattro chiacchiere ed avere un po’ di compagnia».

Ci sono nuove emergenze sociali?
«Restano le stesse, anche se i conflitti rischiano di enfatizzarsi in questa fase».

Cosa cambia in ambito familiare?
«Occupandomi di coordinazione genitoriale, invito i miei clienti a riorganizzare la propria vita familiare. Penso ai genitori divorziati: i numeri di passaggi dei bambini da una casa all’altra vanno limitati sfruttando periodi di permanenza più lunghi, pur senza perdere di vista le esigenze dei più piccoli. La presenza di entrambi i genitori nella vita del bambino resta importante anche durante l’emergenza».

Questi passaggi sono permessi dal decreto?
«Sì. Consiglio ai genitori di portare sempre con loro l’ordinanza del tribunale in maniera tale da poter giustificare lo spostamento».

Le restrizioni, invece, creano maggiori preoccupazioni per le violenze domestiche?
«Non ci sono dati al momento, ma si corre il rischio di minori denunce. In una situazione di costrizione come quella attuale il pensiero più frequente è “se faccio denuncia e non mi ascoltano?”».

Si prevedono nuove modalità d’intervento?
«Non servono interventi diversi dal solito. I numeri dei centri violenza restano attivi ed alcune comunità continuano ad accogliere anche durante l’emergenza coronavirus. Il problema resta a livello di azione personale».

In che senso?
«La violenza domestica ha tante sfaccettature. La denuncia rappresenta l’ultimo step di un iter a cui si arriva attraverso alcune tappe. Questo solitamente parte dalla chiamata al centro violenza e passa per l’acquisizione di una serie di informazioni. Le restrizioni limitano l’accesso a questa finestra di libertà per molte donne».

Servizi sociali, Milano aiuta allo 02.02.02

Nell’emergenza coronavirus l’aiuto passa anche dal telefono. Dal 12 marzo è attivo il contact center 02.02.02 del Comune di Milano dedicato agli anziani e alle persone più fragili. Gli operatori del centralino rappresentano un primo filtro per ottenere informazioni che vanno dalla consegna dei pasti a domicilio alle iniziative del settore farmaceutico.

Qualora l’operatore riscontrasse la necessità di un ascolto più approfondito, apre direttamente un ticket che verrà gestito in back office da un gruppo coordinato direttamente dall’assessorato alle Politiche Sociali.

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