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19. 04. 2024 05:41

L’arte ti dà il bentornato in città con… un tram. Un’opera d’arte che parla di rinascita

Un tram zeppo di emoticon verbali, ma anche un’opera d’arte in movimento. Lorenzo Marini: «Quale occasione migliore se non la riapertura per dare il bentornato a tutti?»

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In molti l’avranno visto sfrecciare per le vie della città nell’ultima settimana. Un tram, uno dei simboli per eccellenza di Milano, rivestito di lettere colorate che dà il bentornato, durante i primi giorni di debutto della Fase 2. Si tratta dell’opera pubblica sociale e, senza fini di lucro, di Lorenzo Marini, pubblicitario, scrittore e artista, intitolata L’arte ti dà il bentornato in città.

 

L’arte ti dà il bentornato in città con… un tram

Curata da Sabino Maria Frassà, l’opera si è avvalsa della partnership con l’ente non profit Cramum e IGPDecaux, azienda leader della comunicazione esterna. «Marini ha voluto celebrare le città che ricominciano a vivere dopo il coronavirus e la bellezza, la gioia e la felicità del ritrovarsi nuovamente insieme – dice a Mi-Tomorrow, Sabino Maria Frassà – L’artista ha infatti trasformato la vitalità della città in procinto di ripartire in un’opera d’arte sociale e corale sparsa su tutto il territorio nazionale». «È tempo di far rivivere l’arte portandola vicino alle persone – dice Marini, padre fra gli altri del famosissimo slogan “Silenzio parla Agnesi” – Sono partito da Milano, dagli storici tram 1 e 12, per poi andare lungo tutto lo stivale, da Torino a Roma».

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l’opera pubblica sociale e, senza fini di lucro, di Lorenzo Marini
l’opera pubblica sociale e, senza fini di lucro, di Lorenzo Marini

A che cosa si è ispirato per la creazione di quest’opera?
«Dal silenzio e da una Milano avvolta in una strana assenza di rumori. Ho pensato che nella Fase 2 sarebbe stato bello che tutti i mezzi addetti alla pubblicità si vestissero a festa per l’occasione e lanciassero un messaggio forte e chiaro ai milanesi: “Ci siete mancati”. Mi sono sempre chiesto perché gli americani quando tornano in patria vengono accolti dagli addetti degli aeroporti con un: “Welcome home” e noi italiani, invece, con un asettico: “Passaporto, prego”. Ho immaginato Milano come la prima e più colpita, di tante case che riapriva le sue porte per accogliere nuovamente i suoi abitanti».

Perché proprio il tram come mezzo per diffondere questo messaggio?
«Abito in centro e l’unica eco che ho sentito in due mesi di lockdown era quella dei tram che passavano vuoti e privi di pubblicità: niente di più triste. Il tram è un po’ il simbolo di Milano e quale occasione migliore se non la riapertura per dare il bentornato a tutti, riempiendolo di lettere e colori, invece che di immagini di wafer e supposte».

Un segnale positivo…
«L’eccesso di paura porta alla malinconia, alla tristezza, all’insonnia, all’insicurezza e alla mancanza di progettualità. Il colore, il coraggio, l’entusiasmo e l’energia sono stimoli a ricominciare. E per far questo ho utilizzato le mie lettere».

Le “sue” lettere?
«Nel mio progetto artistico ho liberato le lettere dalla schiavitù: non sono segni funzionali ma tratti poetici. Del resto, la calligrafia in Oriente è considerata arte da millenni. Si tratta di emoticon verbali, veri e propri geroglifici contemporanei che, in questo caso, simboleggiano il nome delle persone che si ritrovano in città portando vita, colore, movimento, piacere e felicità».

Proprio il manifesto è stato al centro della performance Tell me your name, nella metropolitana rossa di Milano
«Il manifesto con le mie lettere è stata la naturale prosecuzione del progetto tram e sarà visibile per una decina di giorni, prima di essere coperto da un nuovo manifesto. Siccome ogni lettera rappresenta un nome, durante la performance ho chiesto ai passanti di dirmi il proprio (sempre munito di mascherina e rispettando la distanza di sicurezza ndr). Io poi lo scrivevo accanto all’iniziale. Mi piace l’idea che decine di lettere rappresentino ora migliaia di persone».

Come ha vissuto questa esperienza?
«È stato scelto un orario non di punta, viste le restrizioni dovute al Covid e questo è stato singolare per una dimostrazione performativa che, per sua natura, presuppone la presenza di una folla. Ho realizzato che d’ora in avanti, le performance avverranno sempre più sotto sguardi digitali, rispetto a quelli fisici e raggiungeranno sempre più persone».

I milanesi cambieranno il loro modo di percepire l’arte?
«Assolutamente. La città è famosa per le sue inaugurazioni, le sue performance e i suoi eventi sociali che diventeranno qualitativamente migliori: il fatto di dover contingentare gli ingressi porterà non ad una sola, ma a varie aperture. Si tornerà agli anni Sessanta quando artisti come Manzoni e Fontana stazionavano ogni giorno davanti alle loro mostre in Galleria, trasformandola in un luogo di fermento culturale e di dibattito».

Le altre lettere di Marini: riaperta la mostra al Gaggenau

Le lettere sono le protagoniste anche delle opere di Out of Words, la mostra di Lorenzo Marini visitabile fino al 19 giugno da Gaggenau DesignElementi Hub, in corso Magenta 2. L’esposizione parte da alcuni lavori estratti dal ciclo AlphaType, che ha reso celebre l’artista: le opere rappresentano alfabeti in cui le singole lettere sono dei loghi.

Typemoticon. Per realizzarle Lorenzo Marini ha rinunciato alla vendita di 150 loghi da lui progettati per un valore complessivo (non realizzato) di oltre tre milioni di euro. Al fianco di tali opere sarà possibile vedere per la prima volta il nuovo ciclo di opere Typemoticon, in cui in cui l’alfabeto è composto da lettere trasformate in emoticon. Per visite su appuntamento gaggenau@designelementi.it.

gaggenau marini
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