Boeri: «La Triennale si sposta all’aperto. Pronto un palinsesto nel parco»

«Faremo un lavoro sul giardino della Triennale. È uno spazio che si può mettere in sicurezza»

Anche la Triennale si ripensa. Il palazzo dell’arte di viale Alemagna potrebbe riaprire il 18 maggio, come il resto di musei e sedi espositive. Ma per il presidente Stefano Boeri la riapertura è tutt’altro che scontata. Anzi, il progetto è quello di proporre un’estate di attività culturali all’aperto, negli spazi verdi del Parco Sempione proprio in prossimità del palazzo del design.

 

 

L’intervista a Stefano Boeri, presidente Triennale Milano

Presidente, cinque anni dopo Expo siamo di nuovo in mezzo ad un cambiamento per Milano: come ci dobbiamo approcciare?
«Il mondo è cambiato di nuovo, ci sono delle accelerazioni. Il mondo viene cambiato dai processi di lunga durata. Ci sono eventi inaspettati che cambiano la storia, questo è quello che è successo. Cinque anni fa, era un’altra Milano e un altro mondo. La città veniva da un momento molto difficile, di cupezza. Expo consentì una spinta, le tante eccellenze di questa città si misero d’accordo nel fare qualcosa insieme».

Ha cambiato la città…
«Questa cosa fu spettacolare, un lavoro collettivo che ha fatto crescere questa città. Si cominciò a sentire una spinta diversa. Questo grande evento ha cambiato la storia, abbiamo riscoperto tanti progetti anche in Darsena, come in tutta Milano. Fu un momento in cui si fecero tanto cose, in pochissimo tempo. Questo spettacolare ed intenso lavoro ha fatto scalpore nel mondo: siamo diventati un riferimento. Anche oggi siamo guardati con tanta attenzione».

In questi giorni ci stiamo imbattendo in date, decreti e regole: non bisognerebbe ritrovare la pluralità di Expo?
«Assolutamente sì, sono molto orgoglioso dell’Italia, del governo e di quello che è stato fatto a livello locale, anche per quest’emergenza che purtroppo stiamo vivendo. Ognuno ha fatto la sua parte, ora stiamo costruendo delle ottime basi per ripartire. La politica ha affrontato qualcosa di imprevisto ed incontrollabile. In Europa siamo diventati un modello di riferimento, io resto positivo. Bisognerebbe recuperare quel senso di orgoglio di Expo. Il ponte di Genova deve rappresentarci».

In che modo?
«Sta nascendo nuovamente dopo un crollo, guardiamo a quel ponte. È un segno verso il futuro».

Quali sono le opportunità per le città in un periodo come questo?
«Mi auguro di continuare su questa strada, abbiamo bisogno di cambiare qualche prospettiva. Non dobbiamo vivere con le cause di questo periodo duro, possiamo solo migliore nella qualità della vita e dei servizi. Abbiamo perso molti presidi locali, dobbiamo anche recuperare alcune articolazioni. Ci sono altre sfide pazzesche».

Come?
«Ad esempio quelle della mobilità, possiamo anche aumentare maggiormente l’intelligenza artificiale. Abbiamo una storica attenzione alla libertà individuale. Staremo anche attenti ai nostri spazi pubblici, abbiamo anche la possibilità di rispettare tempi come non abbiamo mai fatto. Gli eventi collettivi subiranno delle modifiche, questo vuol dire rivedere tanti aspetti della nostra vita».

Come faremo?
«Un progetto per sostituire le caldaie a metano, che porti alle pompe di calore. È solo un’idea, ma anche il traffico dovrebbe prendere delle svolte. Dovrà aumentare la nostra responsabilità anche verso il nostro pianeta».

La data di riapertura per la Triennale potrebbe subire modifiche?
«Non abbiamo certezze. La cultura è molto importante e non deve andare contro la salute. Non deve trasmettere paura, deve mettere in chiaro i rischi: apriremo solo quando si potrà fare. Il 18 maggio mi sembra una data troppo vicina, ma resta un mio pensiero».

Avete qualche progetto per il futuro?
«Faremo un lavoro sul giardino della Triennale. È uno spazio che si può mettere in sicurezza, vorrei che quel luogo possa essere d’aiuto per tanti. Spazio aperto a tutti, ma anche senza tetto».

Il teatro sarà messo in fondo a qualsiasi lista di decreti, si può parlare di “Netflix di teatro”?
«Credo che sia un tema molto delicato, c’è un mondo di operatori invisibili. La cultura ha questo grande apparato di fabbrica, ma anche di dirigenti e tecnici. C’è dietro un lavoro enorme, ora siamo in grandissima difficoltà. Stiamo cercando di lavorare per capire cosa si potrà fare, anche con delle forme nuove».

Come si potrà fare?
«All’aperto, l’arte potrebbe produrre in questi luoghi. È un tema fondamentale, mi auguro che Milano possa ripartire».

Boeri Triennale
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