Il primo spettacolo di magia in strada di Daigoro, nome d’arte di Stefano Dalessandro è stato in corso Vittorio Emanuele, a Milano, nel 2017: «A 18 anni. Avevo appena finito la scuola. È stato un primo palcoscenico impegnativo, durante il periodo natalizio. Nella mia valigetta ci saranno state tre cose, ricordo di aver alzato la testa e mentre montavo il tutto, avendo visto una trentina di persone, che per me erano tantissime, pensai: “Ok, bene che vi siete fermati. Ma non so cosa fare adesso”. Così ho improvvisato. Allora stavo zitto mentre mi esibivo, mentre adesso il mio spettacolo si è evoluto, pensi che ora lo faccio in italiano, inglese e spagnolo».
Daigoro: «I parchi, dai giardini Montanelli al Sempione, sono i luoghi migliori per le mie esibizioni a Milano»
Cosa propone nello specifico?
«Faccio uno spettacolo di magia, ma mi piace definirmi un performer, perché la magia è solo un mezzo, conta comunicare con la gente. E credo sia bello e giusto provare a far divertire il pubblico. Io mi occupo soprattutto di magia comica, parlata. Porto diversi numeri, utilizzo corde, palline, qualcosa presa in prestito dalle persone».
Che differenza tra Milano e le altre città?
«Diciamo che a Milano non c’è la camminata estiva da gelato. Il mio poi è uno spettacolo di quaranta minuti, quindi ho adattato la performance a un quarto d’ora. Anche per questo adesso lavoro principalmente a Torino. Tanto che la durata attuale della mia esibizione da 40 minuti mi ha permesso di proporla in vari festival di strada in giro per l’Europa. Credo che i parchi, dai giardini Montanelli a quello Sempione, siano i luoghi migliori per le mie esibizioni a Milano».
Il suo nome d’arte è Daigoro.
«Mio papà voleva chiamarmi così, poi la mamma ha preferito Stefano (sorride, ndr). L’idea viene da un manga, Lone wolf and cub, dove il protagonista è un samurai che gira il Giappone insieme a un bambino, che si chiama appunto Daigoro».
Lei si sente un po’ un samurai?
«Assolutamente. L’artista di strada è un samurai dei tempi moderni. Nello specifico il termine più appropriato è ronin, cioè un samurai senza padrone. Io sono libero: non è più quello che faccio, ma quello che sono. È una filosofia di vita».
Per il suo spettacolo ora prepara tutto nei minimi particolari.
«Ho una scaletta definitiva, so bene cosa devo fare dall’inizio alla fine. L’improvvisazione c’è solo con le persone presenti. Uno spettacolo non è mai uguale, visto che il pubblico è sempre diverso».
Le è mai capitato che il suo trucco non riuscisse?
«Sì, succede. Ma devi andare avanti come un treno, la gente comunque non sa cosa sarebbe dovuto accadere. In strada poi se ti perdi nell’errore la gente si distrae o va via».
Quanto tempo ci ha impiegato per raggiungere un alto livello di professionalità?
«All’inizio mi esercitavo tutti i giorni. Però imparare a fare un trucco tra le persone è completamente diverso dal farlo da soli, senza nessuno che ti vede. Un numero è interessante per come è presentato, per il coinvolgimento della gente: non basta sapere una cosa che chi vede non sa».
Come hanno reagito i suoi genitori quando ha comunicato loro di voler diventare un mago?
«Mia madre forse era più dubbiosa, ma per fortuna nessuno mi ha mai messo i bastoni tra le ruote. Poi hanno iniziato a vedere che dopo una giornata di lavoro tornavo a casa soddisfatto economicamente. Infine, dopo un ingaggio a Gardaland, tutti, non solo mamma e papà, hanno sostanzialmente capito quello che io già sapevo: quello del mago è proprio il mio mestiere».
Si guadagna bene?
«Dipende da tante cose. Da dove sei, da cosa porti, dalle condizioni meteo, da quanto sei bravo. Ci sono più variabili».
Chi è
Stefano Dalessandro, rigorosamente senza l’apostrofo nel cognome, è un mago di 25 anni che si esibisce da quando è diventato maggiorenne. Il ragazzo ha iniziato a studiare magia all’incirca nel 2014, nel Club Magico Italiano di Milano. Qui ha conosciuto due maestri argentini, Julian De Rosa e Sergio Starman, fondamentali per far capire al giovane che la magia potesse essere la sua strada, oltre che la sua professione. Oggi Stefano opera come artista in strada e nei festival adibiti, dove porta il suo spettacolo: Voilà. Dalessandro ha portato il suo show sia in Italia, che all’estero, tanto che si è esibito anche in Polonia, Repubblica Ceca, Lettonia, Francia e Svizzera. In alcuni festival, oltre ovviamente a ricevere un rimborso spese, è stato pagato a cachet, in altri invece il guadagno è arrivato dalle offerte (a cappello) degli spettatori. Stefano sogna in futuro di portare in scena una rappresentazione teatrale su Daigoro, col protagonista del manga giapponese, poi serie tv trasmessa in Italia su una rete locale, che ha influito sulla sua vita.
Qual’ è la piattaforma
Tutti gli artisti di strada per mostrare le proprie capacità a Milano devono essere iscritti su Open Stage (theopenstage.it), una piattaforma a loro dedicata che permette di prenotare, anche attraverso l’app, postazioni e relativo orario di esibizione (ogni slot ha una durata fissa di due ore). Il totem di Open Stage, fisicamente, è disponibile in quattro modelli: Oasy Tower, Oasy Mask, Oasy e Custom (nel 2022, alla Darsena, era stato installato quello personalizzato della Tuborg, col coinvolgimento di cantanti emergenti e affermati). Nelle fermate di Loreto e Porta Garibaldi sono state create due postazioni fisse che negli ultimi mesi hanno coinvolto più di mille artisti.