Milano in quarantena, un nuovo modo di osservare la città

Niente clacson, nella città in quarantena la natura ha preso il nostro posto

milano in quarantena
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Abituati a girare per le strade di Milano, questi giorni di quarantena ci danno modo di pensare ad un nuovo modo di osservare la città.

 

Milano in quarantena, una giungla di città

Abbiamo sempre puntato la nostra attenzione ai tanti gioielli architettonici, ai pezzi di una storia millenaria che si nasconde tra un palazzo e l’altro e ci siamo dimenticati di altri dettagli, non meno significativi che Milano è in grado di regalare.

Chi ha il dovere di uscire anche in questi giorni per lavoro o anche per fare la spesa, avrà avuto modo di notare come la città sia diversa, non solo per la mancanza di persone e del consueto traffico. Per notare queste differenze bisogna usare anche gli altri sensi.

Primavera. Anche da sotto una mascherina infatti, il profumo della primavera è assolutamente più evidente. Così come i suoni: niente clacson ma, ambulanze a parte, anche qui la natura ha preso il nostro posto.

Fa una certa impressione notare (sul web ci sono tanti scatti al riguardo) come animali che fino a ieri si fotografavano come una simpatica eccezione, in questi giorni abbiano preso in parte il nostro posto e chi lo sa, forse si stanno domandando che fine abbiamo fatto.

E se ci si fermasse un attimo a riflettere, capiremmo che non arrivano da chissà quale luogo ameno, ma sono sempre stati qui vicino noi e le loro uscite non coincidevano con i nostri ritmi. Sono fenomeni questi che, lo abbiamo visto, si stanno verificando in tante grandi città, non solo italiane.

La promessa che facciamo a noi stessi va quindi oltre la rivisitazione di un itinerario: faremo tesoro di quest’esperienza così profonda e dolorosa, per cercare, appena sarà possibile, un modo nuovo non solo di conoscere la città, ma di viverla in una quotidianità differente, più attenta ad altri dettagli.

Milano in quarantena, ci vediamo in…

Palazzo Acerbi

Palazzo Acerbi, la casa del diavolo. Ebbene sì, Milano non si fa mancare proprio niente. Prima di prendere il nome con cui oggi tutti lo conosciamo, si chiamava Rossi, dai nobili conti Rossi di San Secondo che lo abitano fino al 1615, quando vendono la proprietà a Ludovico Acerbi. Mica uno spiantato s’intende, lui è Marchese di Cisterna.

Palazzo Acerbi si trova in Corso di Porta Romana, proprio nei secoli d’oro di questa via che vede affacciata la migliore nobiltà cittadina. E’ la via della passeggiata mondana ed è la via anche del carnevale ambrosiano. Milanese, Acerbi è funzionario del governo spagnolo, di ritorno in città dopo aver lavorato a Napoli.

Compra casa dai Rossi e la ristruttura secondo il gusto barocco, mai troppo di moda a Milano. Come da tradizione, la facciata, l’esterno del palazzo resta discreto, senza fronzoli. All’interno marmi, decori e stucchi e cortili erano degni della contrada dei nobili, per non parlare delle collezioni d’arte che ne arredavano i saloni.

Qui il marchese si diverte, spende e soprattutto organizza feste e ricevimenti. Nulla da eccepire se non che in strada regna la peste. Milano si indispettisce per le risa ed i brindisi che risuonano dalle finestre, suoni che stridono con la campana dei monatti al loro triste lavoro. Fosse solo questo.

Non solo il marchese si diverte, ma a quanto pare il palazzo è completamente immune al contagio della peste manzoniana. Il marchese sano come un pesce, se la ride insieme ad i suoi invitati. La città muore e lui se la ride. Non muore e ride.

E’ lui, è Satana. Milano muore sotto le finestre del palazzo di Satana che qui abitava, in Corso Porta Romana al numero 3. Quello stesso palazzo che viene colpito da una bombarda austriaca, rimasta incastrata nel marzo del 1848 ed ancora visibile dalla strada.

RETROBOTTEGA
Antica Farmacia di Brera

Dal 1812 in via Fiori Oscuri 13 troviamo l’Antica Farmacia di Brera, fondata nel lontano, lontanissimo 1591 dai Padri Gesuiti. Quando venne costruito il palazzo, ideato dal Richini, i Gesuiti vollero istituire anche una Spezieria: nel giro di poco tempo divenne molto famosa per i suoi rimedi a base di erbe medicinali.

Qui lavorò il chimico Padre Giovanni Cometti, che studiò e compose farmaci nuovi come le “Pillole di Brera” che dal 1699 iniziarono ad essere messe in vendita. Con la soppressione dei Gesuiti (1743), il palazzo venne confiscato, ma la farmacia forte della sua fama riuscì a salvarsi.

L’attività venne pazientemente seguita da Padre Panzi ed in seguito da un suo allievo, Andrea Castoldi: quest’ultimo diede inizio all’epoca aurea dell’Officina Farmaceutica. Fra i loro clienti anche la famiglia reale. Con la nascita dell’Accademia delle Belle Arti nel 1812 Castoldi venne sfrattato ma riuscì a trasferirsi in via Fiori Oscuri 11 / 13. Nello stesso periodo trasferì anche tutti i suoi segreti ad un farmacista di Vigevano, Carlo Erba.

Questi intuendo che l’erboristeria stava per essere superata dalla chimica, si dedicò alla preparazione di sali di ferro contro le anemie, di chinino, del purgante di magnesia e del noto tamarindo. Oggi entrando nell’Antica Farmacia di Brera troviamo mobili antichi, vasi e libri come testimonianza del passato.

SE PARLA MILANES
A fà nient se sta ben

Tradotto: «A non fare niente si sta bene». Non è nel dna dei milanesi non fare niente, ma si sa, ogni tanto è anche bello stare fermi. In questi giorni in cui per molti è obbligatorio non andare al lavoro, magari questo detto va un po’ stretto.

milano in quarantena
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