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25. 04. 2024 15:40

C’era una volta la Milano rinascimentale: una passeggiata nel ‘400

In via dei Bossi sorgeva il Banco Mediceo, simbolo del Rinascimento lombardo

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C’era una volta la Milano rinascimentale. Siamo intorno alla metà del 1440, Firenze e Milano hanno pessimi rapporti da un bel po’ di tempo e per gli affari non è il terreno migliore. L’hanno pensata proprio bene Cosimo de Medici e Francesco Sforza ricucendo i rapporti tra le due città e dando il via ad un gran bel sodalizio. Milano inizia una nuova era e con l’amicizia dei Medici si garantisce, tanto per cominciare, l’arrivo del Filarete. Subito al lavoro nel cantiere del nuovo castello, progetta forse anche la controparte fiorentina in città.

 

C’era una volta la Milano rinascimentale: una passeggiata nel ‘400

I medici sono banchieri e a Milano arriva la filiale del Banco Mediceo. Siamo nel 1455. A Cosimo vengono donati alcuni palazzi in via Bossi per istallare la nuova sede. Ad occuparsi direttamente di tutto incarica il suo direttore di filiale, un certo Pigello Portinari. In facciata il bugnato, tipico fiorentino, un portale monumentale, bifore ed una ricca decorazione. Una fusione perfetta tra il nuovo stile fiorentino e la tradizione lombarda.

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Rinascimento Lombardo. Nasce qui, con questo palazzo, il Rinascimento lombardo. Gli interni sono decorati interamente dal Foppa, il migliore in quel momento, mentre l’architettura fa da esempio ai nuovi palazzi in costruzione, come la Ca’ Granza e e Palazzo Fontana. Il palazzo è anche la residenza del Portinari, emanazione di Cosimo a Milano, per cui è semplice conseguenza che lo stesso Pigello incarichi di nuovo Foppa per la decorazione del proprio tempio funebre, in Sant’Eustorgio. La Cappella Portinari appunto, oggi splendidamente conservata.

Decorazioni. Non si può dire lo stesso del palazzo di via dei Bossi. Oggi al civico 4 non resta gran che, ma l’occhio curioso non viene deluso. L’androne conserva parte della decorazione quattrocentesca, così come il cortile interno svela l’antico splendore. Siamo in uno dei punti cardine della vita cittadina e chissà, magari lo stesso Filarete, o il Bramante e perché no anche Leonardo, attraversavano il maestoso portale che ne dava accesso.

Manomissioni. Il palazzo del Banco Mediceo nei secoli subisce naturalmente manomissioni varie, risparmiando il portale almeno fino al 1862, quando i Valtorta, proprietari del palazzo ne decido il completo rifacimento. Il portale viene staccato e venduto ad un mercante d’arte, così come viene strappata una porzione superstite di un affresco del Foppa. L’affresco Cicerone fanciullo che legge vola a Londra nella Wallace Collection mentre il portale, dopo un acceso dibattito, viene trattenuto in città. Dov’è oggi? Ai musei del Castello Sforzesco di Milano.

Non solo vie: chi erano i Missaglia?

Missaglia, una via ed un quartiere nella parte sud di Milano. Periferico potremmo dire e certamente nuovo: il quartiere è stato infatti realizzato tra la fine degli anni ’60 ed i primi ’70 del ‘900. Ben più antico è il nome, Missaglia. Chi era mai, o per meglio dire, chi erano? Precisiamo subito che Missaglia, ancora una volta, era un soprannome, dato alla famiglia dei Negroni: una famiglia che ha dato a Milano il primato, ancora una volta, per quel che concerne la costruzione di armi ed armature.

missaglia
missaglia

Soprannome. Sappiamo che dopo un tal Pietro, fu il figlio Tommaso il primo a prendere questo soprannome: un documento del 1430 recita «Tommaso detto Missaglia dei Negroni da Ello figlio del quondam Pietro». Antonio, figlio di Tommaso subentrò al padre ed iniziò a forgiare armi per l’esercito del Papa ed ovviamente per il ducato di Milano. Le armi milanesi erano le più richieste: tutti i principi italiani non solo le ordinavano da noi nostri armaioli ma volevano che questi si recassero presso le loro città per insegnare agli artigiani locali come si doveva lavorare.

Il Moro. Siamo nel periodo di governo di Ludovico il Moro: il Duca era talmente orgoglioso dei Missaglia e dei loro “prodotti” che non perdeva occasione di far visitare le officine ai suoi ospiti. Officine che si trovavano nel palazzo detto Casa dei Missaglia, indovinate un po’ in quale via? Ma via Spadari, ovviamente. La prossima volta che passate in via dei Missaglia, pensate a quanta storia c’è dietro ad un nome. E per dirla tutta, all’epoca c’era un’altra famiglia che si occupava di armi qui nel Ducato di Milano, ma questa è un’altra storia e guarda caso, un’altra via.

Ci vediamo in… San Marco

San Marco è una di quelle chiese che non ci si stanca mai di guardare a Milano. Avuta la fortuna di non essere eccessivamente intaccata dei restauri, è quasi intatta così come stata immaginata e realizzata. Ed il suo mix di stili dal gotico al barocco così come le pitture medievali che si intonano con le cappelle del Rinascimento, la rendono davvero unica. Non è un caso quindi che venga riconosciuta come una delle più affascinanti chiese milanesi proprio grazie alla sua mancanza di uno stile omogeneo.

Gli esterni. Se guardate San Marco con un po’ di attenzione noterete la facciata che useremo dire pseudo gotica mentre il portale è tardo medievale; sul fianco destro così come il transetto mostra ancora caratteristiche romaniche ma da qui sporgono cappelle di ogni epoca; l’abside è gotico ma la parte superiore è stata rifatto nel 800.

Gli interni. Ed anche l’interno ci meraviglia sotto questo punto di vista: le navate settecentesche convivono con il lungo presbiterio-abside gotico ricoperto a sua volta da decorazioni manieristiche e seicentesche. Per farla breve dal 1200 in poi troviamo ogni epoca qui rappresentata.  Un altro elemento che rende San Marco così affascinante è la capacità di regalare sempre qualche novità nonostante si pensi di conoscerla molto bene. Basta infatti fare qualche piccolo lavoro, spostare qualche quadro, qualche tomba o qualche altare e dietro si trovano pezzi di un passato meraviglioso rimasto celato per secoli ma ancora in grado di regalare tantissime emozioni.

Tesori. Andando indietro di qualche decennio nel 1956 restaurando il transetto destro è apparso sul muro un affresco del 300 lombardo, La Crocifissione. Nel 1972 vicino all’altare della navata sinistra in seguito alla caduta di un vecchio muro, è apparso, conservato in maniera eccezionale una pittura a chiaroscuro: la Madonna col bambino e San Giovannino. Immediatamente tutti si precipitarono in San Marco: le voci dicevano fosse un lavoro di Leonardo. Ed ancora, più o meno nella stessa posizione dietro un organo si trovò un altro affresco probabilmente del Luini. Questo affresco merita due parole in più visto e considerato che si può notare guardandolo bene, la figura del caro mostro del lago Gerundio ovvero Tarantasio, di cui abbiamo parlato in più di un’occasione anche per quel che riguarda la sua presenza sul Duomo.

Mozart. E tutto questo non bastasse qui abitò per tre mesi Mozart quand’era un bambino; nel ‘700 il grande Sammartini fu organista e il 22 maggio 1874 Verdi diresse il Requiem in memoria di Manzoni. Dal 1254 grazie a Beato Lanfranco Settala godiamo di un luogo unico ed incredibilmente affascinante.

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Va a giugà a la lippa

La traduzione, abbastanza semplice è: “Vai a giocare alla lippa”. La lippa era un gioco, oramai dimenticato, che si faceva nei cortili e nelle strade. Un gioco per i ragazzi ovviamente che li faceva divertire. Meno divertente era sentirsi dire “Va a giugà a la lippa”, in quanto era evidente che quanto stavamo facendo non andava bene ed era meglio che ci si dedicasse al gioco.

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