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25. 04. 2024 09:02

Una divisa vicina ai giovani, Revman: «La cultura della legalità si impara a colpi di rap»

Il rapper-poliziotto racconta il brano A Rozzano Legalità, realizzato insieme agli studenti dell’Istituto Beltrami

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Sebastiano Vitale, in arte Revman, combatte l’illegalità non solo sul campo con la divisa da Agente Scelto della polizia di Stato (Questura di Milano), ma anche a colpi di beat e barre. Questa volta lo ha fatto insieme agli studenti delle classi quinte dell’Istituto Elisa Barozzi Beltrami di Rozzano con cui ha scritto e registrato il singolo A Rozzano legalità, uscito proprio ieri. Revman parla la lingua dei più giovani: la sua è una battaglia culturale contro la criminalità e le discriminazioni.

A Rozzano Legalità è il brano realizzato dal rapper-poliziotto Revman insieme agli studenti dell’Istituto Beltrami

RevmanCom’è nato il progetto Laboratorio RAP?
«Grazie all’incontro con la Onlus Fare X Bene che, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Primo Levi di Milano, capofila di una rete, ha ottenuto il primo premio al bando regionale per la realizzazione di azioni volte a contrastare il fenomeno del cyberbullismo, educando le studentesse e gli studenti alla consapevolezza dei diritti e dei doveri connessi all’utilizzo delle tecnologie informatiche. L’obiettivo è quello di promuovere presso le nuove generazioni una cultura della legalità e dei diritti alla cittadinanza con percorsi di prevenzione e lotta a ogni forma di discriminazione e violenza di genere e tra pari».

Come hanno risposto i ragazzi al progetto e a questa iniziativa?
«Sono rimasto colpito dall’entusiasmo, dall’energia e dalla complicità che hanno dimostrato. Questo genere musicale li ha catturati completamente e, con leggerezza e tanto divertimento, siamo riusciti ad affrontare diversi temi promuovendo il rispetto reciproco e la protezione delle persone deboli e indifese. Sono convinto che stare vicino ai giovani sia la chiave per evitare che, da adulti, cadano nelle mani della criminalità».

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In che modo?
«Spesso la criminalità fa della sua sottocultura intrinseca un punto di forza per offrire una strada apparentemente ricca, ma in realtà povera di significato. Una strada fatta di sottomissione e scomodi compromessi che danneggiano la collettività».

Gli studenti hanno sentito l’importanza dei temi che avete trattato?
I ragazzi hanno una sensibilità unica, assorbono tutto ciò che vedono e ascoltano: nelle periferie, spesso, si cresce prima. I ragazzi con cui ho lavorato sono molto svegli e hanno subito capito l’importanza dell’uso delle parole e del rispetto verso il prossimo».

Il tema del bullismo è centrale nella canzone, durante le ore di laboratorio i ragazzi si sono confrontati su questa tematica?
«Sì, alcuni di loro hanno raccontato di aver subito episodi di bullismo. Nei loro racconti ho trovato, però, sempre il riscontro positivo: l’essere riusciti a superare il momento difficile grazie all’aiuto di figure di riferimento come genitori, insegnanti e compagni di classe».

Nel brano, insieme agli studenti, canta: «Vivere in alcuni quartieri è un’avventura». Qual è la sua?
«La mia avventura è quella di cercare di sensibilizzare le nuove generazioni a vedere la vita da una prospettiva diversa. Ripongo molta fiducia in loro».

Quanto è complicato conciliare la vita all’interno delle forze dell’ordine con quella di cantante e scrittore?
«Molto. Gli impegni lavorativi sono tanti e, così, anche quelli musicali. Penso però di essere riuscito a trovare il giusto equilibrio e sono contento dei risultati che sto ottenendo e delle tante soddisfazioni personali e professionali che sto raggiungendo».

C’è un sogno che vorrebbe realizzare nelle vesti di Revman?
«L’esperienza nelle scuole è stata una sorta di “chiamata”. Credo che questa sia la mia missione, la strada che devo seguire. Poter trasmettere i giusti valori attraverso la musica, magari con un progetto più articolato che comprenda diverse scuole d’Italia, sarebbe un vero e proprio sogno».

 

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