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Milano
19. 04. 2024 05:20

Quante storie sui Navigli, un itinerario insolito sulle sponde dei canali

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Partendo dalla stazione porta Genova ed incamminandosi lungo via Vigevano, si arriva in via Corsico: qui è possibile entrare sul retro di Santa Maria delle Grazie al Naviglio. E’ una chiesa relativamente recente: quello che oggi si vede è stato realizzato ad inizio ‘900, ma qui nel corso dei secoli hanno trovato spazio altre due chiese, a partire dal XVI secolo. La facciata è incompiuta.

Attraversando il Naviglio e facendo pochi passi sulla Ripa di porta Ticinese e girando subito a sinistra si entra in via Fusetti: un tempo neanche troppo lontano qui avremmo visto altra acqua scorrete a ridosso delle case. Pochi passi ancora e si arriva senza fatica in via Magolfa, una strada meravigliosa se non fosse vandalizzata da orribili scritte sui muri. Per quanto breve questa via racconta diversi momenti di storia milanese; qui infatti si trova la “Casa di Alda Merini” uno spazio dedicato alla poetessa che dà spazio anche ad eventi culturali e ai poeti.

Dall’altro lato della strada, poco più avanti ecco la chiesa degli spazzacamini. Questa minuscola chiesa, ha tanti nomi: Santa Maria del Sasso, Santa Maria del Sangue oppure, anche se ovviamente non è un nome ufficiale, la chiesa degli spazzacamini. Il motivo di quest’ultimo nome è facilmente intuibile: gli spazzacamini che lavoravano a Milano arrivavano prevalentemente dalla val Vigezzo e la sera si ritrovavano qui, all’oratorio di via Magolfa. Ma perchè proprio qui? Proprio per la presenza di questa chiesa, costruita nel 1500 e dedicata alla Madonna del Latte, una Madonna il cui dipinto era visitabile proprio in un paese chiamato Re, in val Vigezzo. Questa Madonna, ritratta mentre allatta al seno Gesù (da qui Madonna del latte) dopo essere stata colpita da un sasso (da qui l’altro nome) da un tizio, iniziò a sanguinare (ecco spiegato ultimo nome). Il miracolo di Re venne all’epoca documentato da notabili del posto e accertato dal Vescovo.

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CI VEDIAMO IN…
Palazzo Dal Verme

Palazzo Dal Verme è una di quelle tracce lasciate dallo splendore rinascimentale della corte sforzesca, di quei modelli bramanteschi che in una città come Milano non ci si aspetterebbe di trovare. Stretto nella morsa della modernità, in mezzo a due palazzoni che tentano di mortificarne la bellezza, rivela la sua identità conservando le sue proporzioni, con due soli piani, piano terra e piano nobile. Il portone ligneo originale si apre sul Quattrocento milanese. Qui costruisce Luigi Dal Verme nella prima metà del ‘400 lasciando ai figli il compito di completare l’opera. Dei fasti originali oggi possiamo ammirare solo il portico quadrato che cingeva il cortile principale.

Le volte decorate ancora con gli affreschi originali, i profili elegantissimi in cotto tipici del rinascimento lombardo sottolineano i tondi, ancora presenti, con i ritratti d’epoca sforzesca. Qui abitavano i Dal Verme ancora nella seconda metà dell’800 quando proprio di fronte al palazzo si accampava il Politeama Ciniselli, una sorta di teatro di strada, con spettacoli di vario genere ospitante anche compagnie itineranti: il suo posto verrà preso dal Teatro Dal Verme, proprio di fronte al palazzo rinascimentale dei suoi finanziatori.

RETROBOTTEGA
Non solo penne: La Stilografica

Solo a nominarla rievoca la voglia di scrivere a mano: la stilografica è uno di quegli oggetti non solo utili, ma anche meravigliosi da impugnare ed ammirare. In corso Buenos Aires 53, da oltre trent’anni, la famiglia Tamma vende proprio “loro”: le penne stilografiche. Partiti sul finire degli anni ’70 da Foro Bonaparte in una piccola cartoleria, si trasferiscono dove li troviamo ancora oggi in uno spazio più grande e consono allo sviluppo del loro progetto. Ma pensare solo ad un antico negozio di penne stilografiche è sbagliato: a fronte di un arredo unico, in legno simbolo del passato, il magazzino della bottega soddisfa anche le richieste, numerosissime, che arrivano dal mondo online. L’oggi che convive con ieri in perfetta armonia. Un piacere da vivere quotidianamente. A mano.

SE PARLA MILANES
Vèss el primm dòpo i alter

L’importante non è vincere, ma partecipare. Vero, certamente, ma quando si gareggia si cerca sempre di ottenere il risultato migliore. Un buon piazzamento insomma. Ed ecco che il milanese incoraggia anche chi proprio non ce la fa ed arriva ultimo. Già perché essere il primo dopo gli altri vuol dire proprio questo.

mitomorrow.it

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