«La strada è il palcoscenico più difficile. Devi convivere con tante realtà. Dai benestanti che passeggiano per uno shopping mirato, al proprietario del bar che non ti vuole vicino al suo locale, in antitesi con i i clienti che apprezzano quello che fai. Quello che resta non sono i soldi che ti porti a casa, ma l’emozione che ricevi e dai alle persone». La clarinettista Lidia Brischetto vive in modo viscerale la sua arte per le vie di Milano: «A volte basta uno sguardo e ti svolta la giornata, in bene, ma anche in male». Un do ut des: «Se passa uno arrabbiato e ti critica dal nulla, prendi la sua negatività. Ma ci sono anche i bambini che vogliono toccare il tuo strumento e si siedono davanti a te: questo mi fa impazzire in senso positivo: ogni volta che succede mi emoziono e mi viene da piangere».
Lidia Brischetto: «Suonare per strada ha rafforzato la mia autostima, mi ha aiutato pure con gli esami e per stare sul palcoscenico»
Che genere di musica suona?
«Swing, jazz e brani musicali della Disney, non quelli attualissimi, ma più del passato, tipo Il re Leone, La bella e la bestia e così via. Colpiscono i piccoli, ma anche i genitori, che sono i primi a fermarsi».
Dove predilige esibirsi a Milano?
«È stupendo suonare davanti alla Scala e in Brera. Per me sono i posti migliori. C’è un rispetto diverso. Non ho mai avuto una grande resa vicino al Duomo, è una zona troppo di passaggio, dove la gente non si gode la musica. Sono luoghi e situazioni completamente differenti, le stesse persone cambiano».
Ha avuto mai delle difficoltà nell’esibirsi per strada?
«Aprire la custodia dello strumento è la prima cosa che ti blocca. I passanti quando lo fai si fermano sempre, il cuore ti batte forte, vengono pensieri strani. È una paura che ho avuto per tanto tempo, ma averla superata mi ha portato altri risultati. Ho rafforzato l’autostima, mi ha aiutato pure con gli esami e per stare sul palcoscenico. Lì il pubblico è lontano da te, è semibuio. Per strada è tutto molto vicino. E si sente».
Perché ha iniziato a suonare il clarinetto?
«Non lo scoprirò mai (ride, ndr). Mia mamma mi portò davanti a un negozio di strumenti musicali e scelsi il clarinetto perché mi piaceva».
Proviene da una famiglia di musicisti.
«Una delle mie due sorelle suona il flauto traverso, l’altra l’oboe. Entrambi i miei fratelli sono dei trombettisti. Non ci siamo mai esibiti insieme per strada, ma ci vogliamo provare. Abbiamo ingaggiato un arrangiatore che ha scritto dei brani appositamente per noi: cinque fiati più la ritmica, il che significa un ottetto, un gruppo di otto persone, per swing e jazz. Il nome “Brischetto’s” c’è, ma non ne siamo sicuri. Ah, mia madre ha lavorato per più di 40 anni come mezzosoprano al teatro Bellini di Catania. L’unico che non c’entra con la musica è papà, di mestiere orafo».
Lei si è esibita per strada anche a Londra.
«Nel 2017 lavoravo in un locale che nel fine settimana faceva esibire dei gruppi di musica italiana degli anni ’30. Io stavo al bar, facevo i cocktail, ma portavo sempre con me lo strumento. Spesso mi ritrovavo da dietro al bancone, sul palcoscenico. Da lì ho iniziato una collaborazione con una band e su consiglio loro ho incominciato pure a suonare da sola per strada».
Che differenza c’è tra Londra e Milano?
«A Londra non c’è il Comune che gestisce le postazioni. Il primo che arriva, suona, per 50 minuti, è la regola della strada. C’è tanta competizione. Milano è più itinerante».
Si è innamorata di Milano.
«Per me è la città migliore d’Italia, per spostamenti e lavoro. Mi ha accolta benissimo e mi ha dato tante possibilità. Milano si fa volere bene. Peccato che manchi il mare. Pensi al lungomare di Milano…Addio a questa velocità d’ansia perenne (ride, ndr)».
Chi è
Lidia Brischetto è una musicista di 31 anni. Siciliana di Catania, si è trasferita a Milano nel 2012, quando aveva 19 anni, dopo essersi diplomata contemporaneamente a scuola e in conservatorio, in clarinetto classico. Appassionata e con la voglia di migliorarsi sempre, Lidia, appena arrivata nel capoluogo lombardo, ha subito seguito un master nel prestigioso conservatorio Giuseppe Verdi. Ha poi iniziato due anni fa, spinta dalla sete di conoscenza, un nuovo percorso per conseguire un’ulteriore laurea, questa volta però in clarinetto jazz. Nel frattempo, oltre ad esibirsi per strada, ha insegnato, grazie ad un’associazione di Gorgonzola, ai bambini di elementari e medie come suonare lo strumento che tanto ama. L’anno scorso ha vissuto un’esperienza inedita, da professoressa di italiano per studenti stranieri, a Pioltello. Lidia proviene da una famiglia composta interamente da musicisti, tanto che sogna di creare un giorno con i suoi due fratelli e le altre due sorelle una band: “I Brischetto’s”.
Qual è la piattaforma
Gli artisti che vogliono esibirsi a Milano devono prenotare il proprio slot di un paio d’ore e la relativa postazione su Open Stage (theopenstage.it). Seppur tecnicamente all’avanguardia, la piattaforma ha subito diverse critiche nel corso degli ultimi tempi. «Per alcuni rappresenta la svolta, non per me – spiega Brischetto -. Con Stradarte (la metodologia precedentemente utilizzata, ndr) potevi vedere chi avessi a fianco prima di confermare la tua postazione. Ora non è possibile. Se ci sono due musicisti, si possono sovrapporre e così si rovina il lavoro di entrambi. Non è nemmeno carino se stai vedendo uno spettacolino e rimbomba la musica di altri in sottofondo». L’opinione di Lidia – come raccontato a Mi-Tomorrow da svariati altri suoi colleghi interessati – coinvolge molti artisti. Parecchi si lamentano anche della difficoltà di trovare posto a stretto giro.